mercoledì 31 ottobre 2012

(L'Unità 27 ottobre)

Signore cercaci

Signore, cercaci con il Tuo occhio buono,
con il Tuo sguardo amico,
con la Tua voce invitante.

Signore, cercaci quando noi non cerchiamo Te,
quando Ti abbiamo allontanato dal cuore,
quando fuggiamo la Tua parola,
anziché cercarla.

Signore, bussa alla nostra porta con dolce insistenza
quando inseguiamo cose vuote e vane,
quando beviamo a sorgenti di acqua inquinata.

Signore, cercaci nei giorni della gioia
perché la riconosciamo come un dono Tuo
e possiamo benedire di cuore il Tuo nome.

Signore, attendiamo da Te il dono della gioia
per continuare a sorridere alla vita,
per vedere i fiori che nascono sui sentieri
e per scoprire le sorgenti di felicità e di speranza.

Signore, attendiamo da Te il dono della speranza
per saper camminare anche nelle notti più buie,
per assaporare l'alba che ci riporta il bacio del sole,
per credere che Tu ci vieni incontro dal futuro.

Signore, attendiamo da Te la mano amica e forte
che ci guidi sui sentieri dell'amore solidale,
che ci spinga a seminare sulla roccia e a spargere nel vento,
che ci dia tanta voglia di costruire pezzi di felicità.

O Signore, Tu sei l'acqua fresca e dissetante del pozzo,
sei Tu l'acqua profonda che cura le nostre superficialità,
sei l'acqua nutriente che guarisce i nostri vuoti.
Non sia il nostro cuore un deserto arido e secco,
ma una terra irrigata e seminata a piena mani da Te.
Non sia una casa vuota in cui si insediano gli idoli,
ma un laboratorio di idee, di progetti, di propositi.

O Dio, che semini nel vento sempre nuovi germi di vita
e spingi l'umanità ad abbattere i muri della divisione,
fa' che le nostre esistenze si mettano a servizio della pace
coltivando, vicino e lontano, la giustizia e la fraternità.

Franco Barbero
Pinerolo: accompagno nel mese di novembre due gruppi biblici nella mia città.
Ogni lunedì sera alle ore 21 al F.A.T. (vicolo Carceri 1) e ogni martedì alle ore 10 in Corso Torino 288 a Pinerolo nella sede della comunità cristiana di base. I gruppi sono aperti a chiunque sia interessato/a.
Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità.
Enrico Berlinguer
Gi uomini di tutte le razze e nazionalità sono oggi chiamati ad essere "prossimi" gli uni verso gli altri. L'appello ad una politica mondiale di buon vicinato è assai più che un'effimera parola d'ordine: è l'appello ad una forma di vita capace di trasformare la nostra imminente elegia cosmica in un salmo di pienezza creativa. Non possiamo più a lungo permetterci il lusso dì tirare diritto dall'altra parte:  una tale follia si chiamava una volta fallimento morale, oggi porterebbe al suicidio universale. Non possiamo sopravvivere a lungo separati spiritualmente in un mondo che è unito dal punto di vista geografico. Non devo ignorare l'uomo ferito sulla strada di Gerico della vita, perché egli è parte di me ed io sono parte di lui: la sua agonia mi diminuisce, la sua salvezza mi accresce.
MARTIN LUTHER KING

martedì 30 ottobre 2012

“ANIME COATTE”

L'ordine imposto alle coscienze potrà giustificarsi nell'ambito politico, mai nell'ambito ecclesiale, nel quale niente si impone alla coscienza. Perché è lo spirito del Signore la forza di convincimento. Che se uno dovesse stare nella Chiesa o nella vita ministeriale, o nella vita religiosa, coatto, per paura, egli sarebbe un controsenso del Regno di Dio. E troppe anime coatte abbiamo avuto e abbiamo allevato! Anzi abbiamo dato loro l'incarico di parlare di Gesù, di Colui che libera le coscienze. Parlare di Gesù con animo schiavo vuol dire farsi di Lui strumento per fare altri schiavi.

Ernesto Balducci

Il coraggio della parola

Dite la vostra. Non aspettate mai che altri parlino in nome vostro o per dire quello che voi avevate pensato o avreste voluto dire. Dite la vostra. Pensateci prima, riflettete, ma dite la vostra. Con coraggio e senza il calcolo della convenienza. Senza la bilancia falsata del compromesso e mai per compiacere il capo, il leader, il potente. Dite la vostra. Con la libertà che la vita stessa ha posto nella vostra coscienza e con la fierezza di chi sa di sbagliare. Con l'umiltà di chi sa di non avere sempre ragione, ma con la consapevolezza di chi non vorrà trovarsi domani a rimpiangere d'aver taciuto. Dite la vostra. Senza spararla grossa, ma senza indugiare sulle finali. Per difendere un sopruso, per non tirarsi indietro per un'ingiustizia che, non voi, ma altri hanno subito. Per fare chiarezza senza la presunzione di possedere la verità, ma solo per spostare un po' più avanti il carro pesante che la trasporta. Dite la vostra. Perché a nessuno sia concesso di calpestare la dignità di un altro e per farvi voce di chi non può parlare o non può più parlare. E senza attendere di ascoltare il fragore degli applausi. Mai solo per essere riconosciuti o gratificati. Anche se disturba il manovratore. Dite la vostra. Se non la dite resterà un posto vuoto che altri potrebbero riempire con qualcosa che è peggio del vuoto e si chiama ipocrisia, conformismo, omologazione, menzogna, disonestà.

Tonio Dell'Olio (Mosaico di pace ottobre 2012)

Fermatevi. Avete fretta? Ragionate di più per riprendervi! Avete da fare? Sospendete, senno farete la sciocchezza. Vi dovete occupare di qualcuno? Ragione di più per cominciare da voi stessi, per paura di fare del male agli altri. Or dunque, distendetevi; mezzo minuto fermatevi. Deponete l'arnese. Mettetevi in verticale. Respirate a pieni polmoni. Ritirate i vostri sensi all'interno. Restate sospesi davanti al buio e al vuoto interiore. E anche se non succede niente, avrete rotto la catena della precipitazione. Ripetete «Mi richiamo, mi riprendo» e basta. Ditelo a voi stessi, ma soprattutto fatelo.
LANZA DEL VASTO
(L'Unità 28 settembre)

Con la resistenza nonviolenta non vengono più difese tante singole proprietà private, bensì una proprietà comune. La "disobbedienza costruttiva" permette la continuazione di processi di interesse sociale generale pubblicamente programmati e delle istituzioni sociali ad essi preposte. Dato che non si tratta più di difendere un territorio, ma piuttosto le istituzioni sociali che su di esso si trovano, il concetto complessivo di una politica difensiva nonviolenta viene definito in tedesco "difesa sociale".
THFODOR EBERT

Indesit, piano per riassorbire gran parte dei dipendenti

C'è un piano per dare un futuro al sito industriale della Indesit di None e almeno a una parte dei dipendenti. L'azienda di elettrodomestici lo ha svelato ieri a sindacati e istituzioni durante un incontro al ministero dello Sviluppo. Prevede, nella prospettiva più rosea, di reimpiegare 294 lavoratori sui 359 dichiarati in esubero.
Da un lato la stessa Indesit manterrebbe a None la sua parte di ricerca e sviluppo (50 addetti) e vi aggiungerebbe un polo logistico in grado di impiegare 40 operai e 12 impiegati. Dall'altro ci sono tre manifestazioni d'interesse di altrettante aziende, che vorrebbero insediarsi nello stabilimento e dare lavoro rispettivamente a 120, 75 e 20 persone. Lo spazio però non basterebbe per tutti e occorrerebbe dunque valutare la combinazione più vantaggiosa. In più la Indesit ha trovato 8 imprese (cinque industriali e tre di servizi) intenzionate ad assumere 79 lavoratori. Il sindacato è cauto: «Siamo ancora - sottolinea Dario Basso della Uilm - alla fase delle enunciazioni, oggi sarà l'assemblea dei lavoratori a dirci se andare avanti nella trattativa».
(ste.p.)
(Repubblica 28 settembre)

lunedì 29 ottobre 2012

Mio male non è
l'orrendo drago
che pure mi addenta
e si avvinghia
su per il corpo come
il Serpente sull'albero
della vita.

Mio male è sapermi
impotente
a dire il tuo dramma,
mio Dio,
di fronte allo stesso
male:
il tuo partire
dalla nostra pena
di saperci
così infelici.

O di non cantare
con degni canti
la festa che fai
quando
un bimbo è felice
e un disperato
torna a sperare.

DAVID M. TUROLDO
(Repubblica 23 ottobre)

FRANKLIN D. ROOSEVELT

Ora sappiamo che il governo esercitato dalla finanza organizzata è altrettanto pericoloso del governo della malavita organizzata.

Preghiera

1. "Figlio mio, figlia mia:

non sopportare più i faraoni,

non erigere muri nel tuo cuore,

guardati dagli idoli e ama la vita.

 

2. Cammina al mio cospetto.

Ricordati della mia parola,

tienila  davanti ai tuoi occhi:

riponila con cura nel tuo cuore

e sia per te il cibo del cammino."

 

1 . O mio Dio, accompagnami nel cammino,

tienimi libero dagli idoli:

ho bisogno della tua mano.

Accompagna le persone che zoppicano,

che cadono, che non sanno dove aggrapparsi.

 

2. "Figlio mio, figlia mia:

ti darò la mia mano,

ma tu ricordati di porgere la tua

là dove si lotta, dove si prega,

là dove si costruisce fraternità.

Non sono il Dio soltanto tuo,

sono il Dio dell'Umanità e del mondo"

Melly Sachs

Cielo chiaro

Spandi l'amore a piene mani.

L'amore è l'unico tesoro che si

moltiplica per divisione;

è l'unico dono che aumenta

più ne sottrai;

è l'unica impresa nella quale

più si spende, più si guadagna!

Regalalo, buttalo via,

spargilo ai quattro venti,

vuota le tasche,

scuoti il cesto,

capovolgi il bicchiere,

e domani ne avrai più di prima!

(un anonimo)

Pari diritti per i nati fuori dalle nozze

Pari diritti per tutti i figli, i bambini delle coppie sposate come i nati dalle coppie di fatto. Questo principio potrebbe diventare legge entro poche settimane. La norma, già approvata al Senato, è nel calendario di novembre della Camera e, se fosse approvata senza modifiche, entrerebbe subito in vigore. L'obiettivo è di eliminare le residue distinzioni tra gli status di figlio legittimo e figlio naturale. Sarà, dunque, esteso ai bambini di coppie non sposate il vincolo di parentela, non solo con i genitori ma con tutti gli altri familiari. In questo modo, in caso di morte dei genitori, i bambini potranno essere affidati ai nonni e non dati in adozione. Anche dal punto di vista ereditario, ai figli naturali saranno assegnati pieni diritti.
(Repubblica 13 ottobre)

Il prefetto di Napoli umilia il prete anti-clan

Forse avrebbe dovuto chiamarla "eccellenza" nel rispetto del protocollo. Ma don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano alle porte di Napoli, territorio assediato dalle discariche abusive di materiali tossici, era lì  soprattutto per parlare di questioni spinose. Invece ha avuto il torto di rivolgersi al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola "signora". L'appellativo ha suscitato le ire del collega-prefetto, Andrea De Martino, che a giorni lascerà la sede di Napoli per la pensione.
E' accaduto a un incontro in prefettura con venti sindaci, i vertici delle forze dell'ordine e i rappresentanti delle altre istituzioni. Al momento dell'audizione, il parroco della "Terra dei fuochi" tormentata dai roghi tossici e dall'amianto, ha esordito: «Una mattina sono andato dalla signora (rivolto alla Pagano, prefetto di Caserta, ndr). La signora è stata così gentile da ricevermi». Evidentemente troppo per De Martino, che ha interrotto il sacerdote: «Ma quale signora, è un prefetto della Repubblica italiana, abbia più rispetto per le istituzioni».
Don Patriciello, alle spalle anni di impegno per la salute dei cittadini dell'area nord di Napoli, di fronte alla mortificazione del prefetto sui titoli onorifici, è rimasto sorpreso e confuso: «Non era mia intenzione offendere, se vuole posso anche andarmene». Ma sua eccellenza De Martino ha insistito: «Può anche andarsene, ma prima cerchi di capire cosa sto dicendo. Chiamandola signora l'ha offesa e ha offeso anche me».
In poche ore il video che documentava il diverbio ha fatto il giro del web e il dissenso si è diffuso su Facebook, dove si è formato un gruppo con 1.800 adesioni: tutti continuano a sollecitare le scuse del prefetto al parroco. Anche Roberto Saviano dice: «II prefetto si scusi o bisognerà chiedere le sue dimissioni. Da anni don Maurizio è presidio di legalità e umanità. E' lui lo Stato in quel territorio». E De Martino replica: «Al di là dei toni accesi, dei quali mi dolgo, non si è registrata alcuna distanza tra istituzioni e cittadini. Il parroco conosceva il prefetto Pagano e il suo ruolo. Ho ritenuto doveroso invitarlo a rivolgersi a lei con il  titolo di prefetto perché riconoscesse nel suo interlocutore il ruolo e le responsabilità. Se qualcuno si fosse rivolto a don Patriciello come "signore", avrei chiesto ugualmente il rispetto per l'istituzione che rappresenta».
Stella Cervasio
(Repubblica 21 ottobre)
Alla comunità internazionale dico che il Sahel ha bisogno della vostra attenzione Se abbandonate il Sahel presto ve ne pentirete.
Ban Ki Moon

Nella regione africana dei Sahel vivono 4,6 milioni di persone minacciate da una crisi alimentare senza precedenti.
(L'Unità 19 ottobre)

domenica 28 ottobre 2012

PREGHIERA

 

Come gli occhi del figlio

al proprio padre,

così i miei occhi, Signore,

in ogni tempo sono rivolti a te.

 

Poiché presso di te sono il mio cuore

e la mia gioia,

non allontanare da me le tue

tenerezze, Signore,

non prendermi la tua dolcezza.

 

Tendimi, mio Signore, in ogni tempo

la tua destra.

Sii la mia guida

fino alla fine,

secondo ciò che ti è gradito.

 

Che io sia gradito ai tuoi occhi,

a motivo della tua gloria;

per il tuo Nome,

che sia salvato dal Male.

La tua dolcezza, Signore,

sia presso di me,

e così i frutti del tuo amore.

MARTIN LUTHER KING


Se moderazione significa andarci piano nel procedere verso la giustizia e arrendersi alle manie dei guardiani di un mortifero "status quo", allora la moderazione è un tragico vizio che tutti gli uomini di buona volontà dovrebbero condannare.


DON LORENZO MILANI


Devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini cui ho fatto scuola.

Loro credevano di imparare da me mentre ero io a imparare da loro.

Io ho insegnato loro ad esprimersi, loro mi hanno insegnato a vivere.


Don Lorenzo Milani




SERGE LATOUCHE


La crisi dell'ordine "occidentale" è la condizione dello sviluppo eventuale di nuovi mondi, di una nuova civiltà, di una nuova era.

Le resistenze alla tentazione dell'Occidente, sono una fonte di speranza. Lasciano presagire che la morte dell'Occidente non sarà necessariamente la fine del mondo.






IL NASCONDIGLIO DI DIO

Dice un racconto che Dio era stanco del fatto che le persone gli chiedessero tante cose. Allora disse a sé stesso: mi nasconderò. Riunì i consiglieri e disse loro: “Qual è il posto migliore per nascondermi?. Alcuni gli dissero: “Nasconditi nella montagna più alta della terra”. Altri: “Nel profondo del mare; mai ti troveranno là”. Altri: “Nasconditi dall’altra parte della luna”. Allora Dio si diresse al suo angelo più intelligente e gli chiese: “Dove mi consigli di nascondermi?”. E l’angelo intelligente e burlone gli rispose: “Nasconditi nel cuore umano. Questo è l’unico posto dove nessuno ti andrà mai a cercare”.

 

 




UMILE RICHIESTA


Il mio cuore giovanile così pregava:

- Signore, concedimi di trasformare il mondo.

Poi, crescendo, chiedevo:

- Signore, dammi la grazia di cambiare quelli che mi circondano.

Quando imparai a conoscermi meglio dicevo:

- Signore, aiutami a cambiare me stesso.




UN NEO COVERTITO AL CATTOLICESIMO UFFICIALE


Magdi Apostata Allam.    

 

Lo avevo perso di vista, forse volutamente, considerandolo, culturalmente, un refuso, da correggere o da trascurare. Oggi lo ritrovo, pur senza averlo cercato, in un editoriale su Il Corriere,  che continua imperterrito a tenerlo tra i collaboratori, ben inserito sul libro-paga, nel quale sferra un’arringa in difesa della conferenza stampa di Berlusconi, sottolineando il coraggio di rivoltarsi contro i dictat della Germania, contro il governo delle tasse di Monti, contro l’IMU, contro la magistratura, contro la Costituzione, contro le colombe che nidificano dentro il suoi partito, contro i giornalisti che non hanno speso una riga in difesa dell’indifendibile.

Ci mancava solo la difesa d’ufficio del ciellino Magdi Apostata Allam (lui si fa chiamare Magdi Cristiano Allam, ma per me rimane un apostata senza conversione, non avendo capito nulla  del messaggio di Cristo, per cui il nome che si è dato non gli compete).

Siamo nell’ambito del “lavoro nero”, dove il termine preso dalla scala cromatica ha assunto il significato di lavoro nascosto, invisibile, mimetizzato nelle cantine delle evasioni fiscali; ma è nel lavoro nero che si verifica la maggior quantità  di “morti bianche”, attraversando l’intera gamma cromatica, dal nero, privo di colore, al bianco che i colori li contiene tutti.

Ma lavoro nero dobbiamo identificare anche un lavoro non chiaro, non identificabile nel suo realizzarsi; un lavoro poco onorevole e in quanto tale eseguito nascondendosi o elevando intorno a sé  una barriera protettiva; in questo caso, “lavoro nero” sarebbe, innanzitutto il non-lavoro dei politici di mestiere.

Chiamerei “lavoro nero”, in quest’ultimo senso, quello svolto da Magdi Apostata Allam nel maggior quotidiano italiano, per servirsi dell’autorevolezza del quotidiano per imbastire un comodo  monologo senza contraddittorio, in difesa di un contorto ragionamento di Berlusconi, che, contraddicendo se stesso nell’arco di 24 h. tende a creare lo sfacelo politico e istituzionale al solo scopo di punire gli italiani per essersi rifiutati di proseguire nella vergogna di averlo osannato.

Magdi Apostata Allam, egiziano, musulmano, si fece cattolico e cristiano e organizzatore di manifestazioni in difesa dei cattolici e del cattolicesimo, indicando la religione alla quale apparteneva, almeno sulla carta, come il pericolo maggiore per la sopravvivenza stessa del cristianesimo; incassò l’appoggio incondizionato del pontefice Ratzinger che lo ha battezzato in mondovisione, incassò anche il sostegno di quella nomenclatura vaticana osatile al Concilio, quindi incassò la candidatura al Parlamento europeo che gli offrì Casini e l’UDC con una valutazione errata che tale si è dimostrata in parecchie circostanze, ivi compresa quella attuale di attacco a Monti e a difesa del cavaliere disarcionato.

La strategia di Magdi Apostata Allam appare sempre più sconcertante; mentre l’intero pianeta tenta di scongiurare l’acuirsi delle guerre e la loro trasformazione in una reciproca “guerra santa”, il musulmano egiziano neo-cattolico con scorta,  autista, appannaggio parlamentare europeo e lauto stipendio del Corriere,  getta benzina sul fuoco al solo fine di inasprire gli animi.
C’è chi lo manovra per documentare le sue aberranti tesi ?

La concomitanza con la diarrea orale del cavaliere e l’immediato sostegno offerto chiarisce i termini della strategia.
C’è chi è interessato acchè le guerre preventive possano ricevere l’unzione della santità ?
Così si materializza il paradosso: la Chiesa viene difesa da un ex musulmano, il quale, proprio in tale veste accusa i suoi ex-confratelli nella fede di nutrire programmi di distruzione di massa del mondo cattolico e cristiano.
Sono ben pochi i lettori che hanno seguito le evoluzioni di Magdi, transitato dall’estrema sinistra radicale (quando scriveva per “La Repubblica”) ad una posizione opportunista.

Il governo Berlusconi lo dotò di scorta protettiva per una fatwa che sarebbe stata pronunciata contro di lui per le affermazioni contro l’Islam; così è diventato il più protetto nemico del mondo islamico, e non perde occasione per identificare nell’Islam il più grande pericolo per questo occidente, trascurando le aggressioni che l’Occidente organizza, ma esaltando l’efferatezza di quanti reagiscono alle aggressioni. Non l’ho mai sentito intervenire con toni di condanna, quando dalla stampa apprendiamo, con notizie veloci, da dimenticare, di bombardamenti nei quali centinaia di bambini perdono la vita. Ha avuto anche parole durissime contro il più grande teologo e storico dell’Islam Tariq Ramadan, colpevole di aver tracciato l’itinerario di integrazione della cultura e della religione islamica in Europa.
E’ stato Tariq Ramadan a chiarire che l’interpretazione della Jhiad come guerra santa è di tre o quattro secoli successiva al Profeta e alla nascita dell’Islam, con versetti che non fanno parte del Corano e che sono conosciuti più in Europa che nel mondo islamico; per queste ragioni il Magdi  Apostata  Allam, facendosi forte dell’autorità mediatica che gli viene concessa, stravolge anche l’evidenza per farsi portatore, sostenitore e difensore  di  ideologie aggressive, fornendo loro una motivazione difensiva.
L’ideale di pace, di solidarietà, di integrazione non appartiene al linguaggio di Allam, perché deve dare corpo alle esigenze violente, alle aggressioni, trovando motivazioni costruite a tavolino, ma propagandate con scientifica attenzione.
Tramite Magdi Apostata Allam il cattolicesimo e il cristianesimo, tornano nelle piazze per manifestare odio e propagandare l’esigenza di prosecuzione di quelle guerre che si vogliono far diventare nuove crociate; così un Magdi Apostata  Allam, egiziano e musulmano, esalta il Dio degli eserciti, che sconfigge il Dio dell’Amore predicato da Cristo.

Ora si fa avvocato difensore del cavaliere….  Su cosa ha messo gli occhi questa volta ?

 

Rosario Amico Roxas

 




sabato 27 ottobre 2012

LETTERA DELLA COMUNITA' CRISTIANA DI BASE DI PIOSSASCO


Carissime sorelle e fratelli 

sollecitati da quanto emerso nel corso degli ultimi incontri di coordinamento regionale e dalle riflessioni nate e proposte dalle diverse “voci” e sensibilità  presenti nel movimento, come comunità cristiana di base di Piossasco ci siamo più volte soffermati a riflettere su diversi aspetti della nostra vita di fede, di comunità, di movimento. Stiamo cercando di interrogare la nostra fede mettendo in gioco tanto il nostro vissuto comunitario quanto “l’immagine” che abbiamo del movimento nel suo complesso. Non siamo in grado di dare sufficiente organicità alla nostra riflessione, ma ci sembra di condividere alcune preoccupazioni di cui desideriamo mettervi al corrente nella speranza di provocare un dialogo costruttivo. Le riflessioni che seguono rappresentano, possiamo dire, un “pensiero condiviso” da parte della nostra comunità, anch’essa, per fortuna, attraversata da voci e sensibilità diverse, ma che sta tentando lo sforzo di capire su quali “fondamenta” riteniamo necessario costruire e vivere la nostra fede sia di donne e uomini che di comunità.

Per rendere il più chiaro possibile il nostro punto di vista cercheremo di esporre in modo schematico le riflessioni emerse al nostro interno. Il rischio è quello di presentare solo spunti di riflessione, poco “profondi”, ma desideriamo proseguire a più voci il lavoro di riflessione. Ci prendiamo l’impegno di approfondire i temi che vi proponiamo.
a)      Non ci interessa stabilire se il movimento delle comunità di base sia vivo, già morto o in procinto di esserlo. Ci sembra più importante cogliere quanto sembra emerge “de facto”:
·       Il numero delle comunità si è ridotto di molto e spesso è rappresentato da piccoli gruppi di donne e uomini che fanno fatica ad andare avanti e che vivono la loro esperienza in modo “chiuso”. In tante regioni non ci sono più comunità e se si fa eccezione del Piemonte, la realtà più viva a livello nazionale, dove si contano circa 8/10 comunità e gruppi, sembra presente, per quanto ne sappiamo, la seguente situazione:
Lombardia – 3 comunità (Milano, Voghera, Busto Arsizio);
Liguria – 1 comunità (Genova);
Veneto – 2 comunità (entrambe a Verona);
Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia Giulia – 2 comunità (Trento e Gorizia);
Emilia Romagna - 2 comunità (Bologna e Modena);
Toscana – 5 comunità (2 a Livorno e 3 a Firenze);
Marche – 1 comunità (Ancona);
Lazio – 3 comunità (2 a Roma e 1 a Formia, più il Gruppo di Controinformazione di Roma);
Campania – 2 comunità (entrambe a Napoli);
Sardegna – 2 comunità (Olbia e Alghero).
Il sud sembra essere il grande assente….
Gli ultimi incontri nazionali ci sembra che testimonino più un diffuso coinvolgimento politico e sociale delle comunità sul territorio ed una maggiore difficoltà nell’ambito delle relazioni, con carattere di continuità, con altre realtà della chiesa di base. Il privilegiare il sociale-politico sembra vada a scapito della ricerca e testimonianza più specificatamente di fede. Ci sembra che emerga una “idea confusa” di quale debba essere il ruolo della comunità e del movimento…;
Il movimento “non si sente” pubblicamente. Un clamoroso esempio è rappresentato dal 50° anniversario dall’inizio del Concilio. Un evento che in qualche modo ci ha visti nascere e sulle cui spinte e speranze abbiamo costruito la nostra esperienza. Ci sono iniziative in corso…. ma quale riflessione emerge dal movimento?
·       Sembra che non ci accorgiamo, come movimento, del “fermento spirituale” in qualche modo presente all’interno della chiesa, vicino e fuori di essa. Sembra che facciamo fatica a capire  quali “ponti” è possibile costruire tra la nostra esperienza e queste realtà;
·       Ricerca, studio, approfondimento sembra siano in una fase di “stanca”. A che punto siamo nello studio teologico ed esegetico? 
·       Si può parlare di una “confusione presente” circa la questione di quali siano i “fondamenti” (Bibbia, preghiera, liturgia…) della nostra fede?
b)   Alcuni ritengono che le comunità muoiono appena viene a mancare la figura (il prete…) fondatrice o di riferimento e che tale evidenza determini la necessità di porre il problema del come essere comunità senza “figure ministeriali” specifiche, che proprio a causa della loro presenza impediscono la crescita delle singole persone e quindi della comunità.
Riteniamo che questo sia un problema centrale per la nostra fede e per il futuro del movimento e proprio perché lo riteniamo tale è fondamentale capire bene qual è il senso ed il significato che gli riconosciamo, pena il rischio di impostare la nostra riflessione a partire da termini fuorvianti e che impediscono di affrontare adeguatamente un tema di vitale rilevanza.
La nostra esperienza è cresciuta e si è sviluppata grazie a temi quali la “riappropriazione” della Parola di Dio, la libertà della ricerca teologica e di fede, il rivendicare spazi di autonomia e libertà per donne e uomini, dentro e fuori della chiesa. Non pensiamo di dover metter in discussione nulla di tutto questo. Anzi mai come adesso bisogna continuare a rivendicarne il valore e la necessità. Ci pare però che si affermi con insistenza un’altra evidenza che sembra costituire il rovescio della medaglia. Il problema non è, ovviamente, “prete si, prete no”, ma riconoscere che le realtà che muoiono sono quelle che non hanno posto al centro della propria esperienza il tema della vitale necessità per le nostre comunità di “buoni pastori”, della responsabilità della comunità del loro riconoscimento e crescita. Il problema è che le comunità, e quindi il movimento, non crescono se non ci sono donne e uomini, scelte dalle comunità, che con profonda responsabilità e grande impegno si adoperano e lavorano ponendosi a servizio della comunità. Prendersi cura della comunità è certamente compito e responsabilità di tutti, ma ci sembra di osservare che una comunità che non si assume la fondamentale responsabilità della scelta delle proprie e dei propri pastori, donne e uomini che scelgono di mettere la propria vita a servizio della comunità, è una comunità che non ha futuro. Forme, modi, scelte concrete sono a carico della ricerca e responsabilità comunitaria, cioè di tutte/i noi.
Cosa desideriamo è porre nel dovuto rilievo il tema della “pastoralità” (se così si può dire…) e della sua centralità per la vita delle nostre comunità.
Anche la nostra piccola comunità fa fatica in questo senso. E’ un tema che in un modo o nell’altro è sempre in discussione e presente. Riconosciamo che molta della stanchezza che dimostriamo deriva dalla carenza di stimoli, di buone provocazioni che non riusciamo a trovate al nostro interno. Sentiamo la responsabilità e la difficoltà di far crescere e stimolare la nostra fede e pensiamo che ci manchino delle figure “pastorali” che ci aiutino nel difficile compito del far crescere e camminare la comunità;

c)   La Bibbia sta al centro. Dopo più di 35 anni di lettura biblica, continuiamo a scoprire l’inesauribile ricchezza del suo contenuto. Essa è per noi fonte viva di speranza, stimolo, proposta. Abbiamo scoperto come dentro vi sia tutto un pensiero ed una umanità che testimonia pienamente dei suoi limiti e fragilità. Un pensiero “situato”, legato mani e piedi al proprio contesto storico e culturale. Il dovere e la necessità di scoprire continuamente quale sia il nocciolo di possibile verità presente, una volta liberatala dai legacci che ci rendono a volte difficile comprenderla, rimane ancora un impegno fondamentale e vitale per tutti noi.
A volte scordiamo con troppa facilità che anche il nostro è un pensiero ed un modo di veder le cose storicamente determinato e contestuale al nostro tempo, che il futuro, per fortuna, metterà in discussione. Il problema è continuare a scoprire come l’umanità presente nella Bibbia, si sia posta il problema del senso del credere in Dio, di come abbia espresso fiducia nella sua presenza ed azione tra le donne e gli uomini, ed in tal modo interrogarci sulla nostra vita, il nostro tempo, il nostro modo di essere credenti oggi.
Credere ed avere fiducia in Dio, così come ci è stato testimoniato da Gesù e dalla sua esperienza storica, sentiamo di doverla porre ancora al centro del nostro lavoro comunitario. Il problema, in fondo, non è tanto definire Gesù in relazione alla sua umanità o divinità, molto più importante ci sembra di dover riconoscere come Gesù abbia sentito profondamente la presenza di Dio nella sua vita e nella storia e come ciò abbia radicalmente trasformato il suo modo di vivere e le sue scelte di vita. Gesù per noi continua a costituire un mistero fecondo e ricco una figura fondamentale ed un riferimento centrale per la nostra fede.
Comprendere il Gesù storico e la ricchezza della ricerca che da tempo viene fatta a tale scopo, è fondamentale per la nostra fede in Dio. Solo un Gesù liberato dalle sovrastrutture teologiche costruite sulla sua figura e ricondotto alla sua piena umanità, potrà permettere una riscoperta della sua carica profetica ed ecumenica. 

d)  La proposta del tema del prossimo incontro nazionale delle comunità di base, sul “divino”, ha sollevato molte perplessità all’interno della nostra comunità che non sente tale tema come proprio, né ne avverte, stante quanto detto sopra, l’utilità per il movimento. E’ nostra intenzione scrivere al Collegamento nazionale ed esprimere le nostre perplessità in merito. La nostra comunità non si sente coinvolta dal tema proposto e cercherà di motivare e condividere le ragioni che sottendono questo stato d’animo.


Come comunità facciamo le seguenti proposte:
1)      percorso di riflessione e studio sul “Gesù storico” e proposta di un seminario regionale su tale tema da farsi nell’autunno del 2013;
2)      i prossimi incontri regionali potrebbero affrontare ogni volta un tema specifico tra quelli di cui sopra.




Le sorelle e i fratelli della comunità
cristiana di base di Piossasco
-->

Dio ci vuole liberi

Poiché tu li vuoi liberi,
dicono che non parli.
Poiché prendi un volto umano,
dicono che ti nascondi.
Poiché punti sui deboli,
dicono che sei morto.
Poiché sei un Dio paziente,
dicono che dormi.
Poiché il tuo Spirito è inafferrabile,
dicono che tutto va male.
Poiché non accetti di essere complice,
dicono che non servi a niente.
Poiché non schiacci nessuno,
dicono che non ti hanno offeso.
Poiché non sei un Dio qualsiasi,
dicono di te qualsiasi cosa.
Poiché ci hai creati a tua immagine,
sei anche tutto ciò che dicono.
Mio Dio, non avrai pietà di me?
(P. Fertin)

La bici in città

L'uomo, per trasportare un grammo del proprio peso per un chilometro in dieci minuti, consuma 0, 75 calorie. L'uomo a piedi è una macchina termodinamica efficiente, L'uomo in bici può andare tre o quattro volte più svelto del pedone, consumando però un quinto del'energia: per portare un grammo del proprio peso per un chilometro di strada piana brucia soltanto 0,15 calorie. L'uomo con la bici supera in efficienza qualunque altra macchina. Inoltre la bici permette di spostarsi velocemente utilizzando meno spazio, energia e tempo. Per questo l'Unione europea ha raccomandato agli Stati di favorire l'uso della bici.
E l'Italia ha deciso programmi di «mobilità sostenibile». Regioni e Comuni hanno promosso piste ciclabili, «giornate senz'auto», e organizzato servizi di bici a noleggio, gratuito o a pagamento. Pinerolo è una città che si è data nel             2007 un servizio di «bicincittà»: 8 postazioni e 40 bici. Si è passati dai 250 utilizzatori fino ai 45 di quest'anno: perché? Il servizio sembra abbandonato: oggi sono disponibili solo 16 bici. E le altre? In manutenzione da mesi. Chi vuole utilizzare una bici non la trova. Il servizio è costato 196.000 euro in 5 anni (43.000 a carico del Comune). Che manchi una gestione efficiente? La bici non lo merita.
Giorgio Gardiol
(Riforma 28 settembre)
(Repubblica 20 ottobre)

Contro la corruzione non basta indignarsi. Qui non ci sono i soldi per i deboli, per i poveri... E intanto vengono sottratti beni che dovrebbero essere a disposizione della società. Subito una legge.
Don Luigi Ciotti
Un "soldato della pace" non deve concedere il minimo spazio mentale e di comportamento ad alcuno spirito di esclusivismo in materia di caste, classi o religioni.
Deve dedicare tutto il proprio tempo e le migliori energie all'impegno della rivoluzione nonviolenta del Sarvo-daya, secondo i suoi programmi concreti del Bhoodan-yajna (il dono della terra) e delle industrie locali di villaggio. Essere disponibili in qualsiasi momento e ovunque ad assolvere il servizio dei «soldati della pace", e pronti a dare, se necessario, anche la vita.
VINOBA BHAVE

Polemica sullo shopping della Polverini

Vetri neri, motori rombanti. Un macchinone sfreccia nell'ora di punta nel caos del traffico e attraversa il centro storico di Roma, in alcuni tratti anche contromano. Sono le 19 di mercoledì sera. Una ragazza in vespa, scrupolosamente in fila, si incuriosisce. E insegue la monovolume: scende Renata Polverini, la governatrice dimissionaria del Lazio, a fare shopping in uno dei più blasonati negozi di scarpe della città, Boccanera a Testaccio. Una boutique di calzature fino a tre zeri. La giovane racconta la storia su Facebook: migliaia i clic. La notizia fa il giro del web, rimbalza su Twitter e in poche ore esplode la polemica. «Non è l'auto blu, ma il servizio di tutela con agenti di polizia a bordo», la governatrice replica ma non smentisce gli acquisti e in serata scrive al Prefetto per chiedere la sospensione del servizio di scorta che le è stato assegnato.
«Ore 19 circa - scrive la scooterista sul social network - Via del Corso, direzione piazza Venezia. Io in Vespa in coda nel traffico. Improvvisamente una macchina-shuttle, vetri neri, sfreccia a sinistra.
Per abbreviare i tempi fa tutta via del Corso contromano, agevolata dal benestare dei vigili. Incuriosita la seguo e vedo che il vigile birillo di piazza Venezia blocca le auto da tutte le direzioni per assicurare il passaggio al macchinone». La ragazza si accanisce. «Sarà il Papa? - si domanda - L'auto incalza. Direzione via del teatro Marcello, a quell'ora come da copione tutti in diligente colonna fino alla Bocca della Verità. Ma "Matrix" (il guidatore ndr) se ne frega e via contromano anche qui. All'incrocio i vigili ossequiano! Allora è la Madonna». Ironizza la vespista. Non ci sta. Vuole capire chi sia a paralizzare il traffico romano. «La seguo. Dove finisce la storia? Di fronte ad un negozio di scarpe. Chi scende? La Polverini, la quale alle 19.20, corredata di scorta e amichetta bionda, scende dal macchinone per un ingresso trionfante da Boccanera a Testaccio. L'urgenza stavolta erano un paio di scarpe».
Esplode la rabbia sul web: «Vergognati», «E' la prassi da 50 anni. Ci siamo svegliati un po' tardi». Il caso scatena un fiume di reazioni. «Tutto è fermo da oltre venti giorni in attesa del voto e la presidente impiega il suo tempo per acquistare alcuni capi del guardaroba personale. Alzi i tacchi (nuovi) e se ne vada», attacca Marco Miccoli, segretario del Pd Roma.
Laura Serloni
(Repubblica 19 ottobre)

I voti acquistati dalla mafia

E' grave che un politico acquisti voti dalle mafie, come è successo con diversi esponenti politici del Pdl in Regione Lombardia con la 'ndrangheta, ma altrettanto grave è che le mafie abbiano voti da vendere facendo eleggere chi vogliono loro. Ciò comporta la necessità di un'accurata analisi preventiva su chi intende candidarsi, con trasparenza sui fondi raccolti per la campagna elettorale. ASCANIO DE SANCTIS

Sostiene Sara Giudice, figlia di un notabile Pdl, che le accuse rivolte dai magistrati al padre sono totalmente false. Lui, dice Sara, non ha comprato quei voti per me dalla 'ndrangheta, i voti che ho avuto sono miei, l'accusa è il frutto avvelenato di una vendetta dell'altro Pdl, quello di Berlusconi: arrabbiato perché non avevo accettato di offrire il mio posto nel listino di Formigoni alla Minetti.  Sostiene Sara Giudice, insomma, che sono uomini di Berlusconi quelli che avrebbero «suggerito» ai capi di una delle tante 'ndrine attive nel Milanese di dire che i soldi o i benefici dati loro venivano da suo padre. Il che vuol dire in fondo che, nella fantasia di Sara Giudice, Berlusconi e i suoi sono in grado di utilizzare i malavitosi per vendicarsi di un quadro del Pdl che osa mettere sua figlia sulla strada della Minetti che, sempre secondo Sara Giudice, è riuscita a prendere il suo posto in Consiglio Regionale per volontà del Cavaliere: con la complicità servile del Formigoni di turno. A meno che, ovviamente, a mentire non sia lei, Sara, delusa dalla sconfitta di un padre che si è reso conto tardi che i voti comprati da lui erano pochi rispetto a quelli comprati, per esempio, da Zambetti: dall'interno di una storia i cui protagonisti non hanno né il senso del limite né la paura del ridicolo.
Luigi Cancrini
(L'Unità 15 ottobre)

UN CAMMINO TROPPO LENTO

«Il piano per arrivare ad una società che sia veramente di tutti non è ancora realizzato. Sono ancora poche le cose che tutti hanno liberamente, oltre la vita, l'aria, il sole, il corpo naturale, un cuore, una mente per pensare, una volontà per decidere.
Esiste la società civile, che è una creazione storica molto importante , ma essa è ancora troppo imperfetta. Vi esiste lo sfruttamento de ll'uomo sull'uomo, l'autoritarismo dell'uomo sull'uomo: alcune mani hanno ricchezze grandissime, altre mani, pur lavorando tutto il giorno, non riescono a riportare a casa (e quale casa certe volte) un guadagno sufficiente; alcuni hanno un potere grandissimo nel comandare, nell'imporre agli altri la loro volontà anche con la forza e molti altri debbono raccomandarsi e ubbidire per salvare la semplice vita.
Eppure, se si guarda bene, gli sfruttati e gli oppressi sono un'immensa maggioranza in confronto a quelli che hanno il potere politico ed economico. Poche persone decidono della pace e della guerra, del benessere e del disagio di tutti. E chi controlla questi pochi potentissimi? Solo i gruppi di potere; la moltitudine è non presente».
(Aldo Capitini, «Il potere è di tutti», 1964, 1, p. 1)
(L'Unità 14 ottobre)

venerdì 26 ottobre 2012

Preghiera

Dio, concedimi la grazia di accettare

con serenità

le cose che non posso cambiare,

il coraggio di cambiare quelle che

posso cambiare, e la sapienza di riconoscere la

differenza,

vivendo un giorno dopo l'altro,

godendo di un momento alla volta;

accettando le difficoltà come il

sentiero verso la pace,

accettando, come facesti tu, il mondo

pieno di peccato,

così com'è, con come vorrei che fosse;

fiducioso che tu farai ogni cosa

giusta,

se mi arrendo alla tua volontà;

affinché possa essere

ragionevolmente felice in questa vita

e sommamente felice con te in eterno

nella prossima.

Reinhold Niebuhr

Caro Andrea,

che sorpresa… A 21 anni cominci il tuo cammino verso il battesimo… Incontrarti è stato come riconoscere un dono di Dio operante in te e un dono per tutti/e noi.

Domenica 28 a Torino ti accoglierà la comunità nascente dove incontrerai vecchi come me, adulti, giovani.

Altri/e giovani vogliono fare il cammino verso un battesimo in questa bella età della consapevolezza?

don Franco

COMUNITA’ NASCENTE

TORINO: DOMENICA 28 ottobre alle ore 10,30 incontro in Via Principe Tommaso 4.

Accoglienza, eucaristia comunitaria, pranzo autogestito, ricerca comunitaria nel primo pomeriggio.

ALCUNI LIBRI RECENTI

Un dibattito utile

AA.VV., Un vulcano nel vulcano, Effetà editore, Cantalupa 2012, 112 pp., 9,50 €.

Per chi, come me, ha letto soltanto due opere della filosofa e teologa Mary Daly, il libro che vede la luce a cura di Letizia Tomassone, pastore valdese e teologa protestante, è stato particolarmente utile per aggiornarmi sullo “status” della ricerca e del dibattito.

In poche pagine le Autrici mettono in risalto le profonde provocazioni del pensiero militante e radicale della Daly, che non possono essere liquidate sotto una facile etichettatura. Il suo esito post-cristiano è del tutto personale e, da me, non condiviso, ma alcune constatazioni sulle “strutture patriarcali” conservano piena attualità e forse sono particolarmente stimolanti per noi maschi. In ogni caso, questo accurato volumetto costituisce un invito a rileggere con più attenzione le opere di Daly.

Franco Barbero

 

Un commento spirituale

José Antonio Pagola, La via aperta da Gesù. Marco, Borla, Roma 2012, 240 pp., 22 €.

Il teologo cattolico Pagola, in un linguaggio assolutamente tradizionale, che evita accuratamente le più dibattute questioni cristologiche, ci offre una stimolante lettura spirituale del vangelo di Marco.

La bellezza e la fecondità di queste pagine lasciano il segno nel lettore e nella lettrice: il vangelo e la via aperta da Gesù non si situano accanto alla via e alla vita dei nostri giorni feriali, ma stanno dentro e conferiscono speranza, colore, felicità, voglia di impegno, all’esistenza quotidiana.

L’Autore smaschera quel cristianesimo spento, fatto di adempimenti religiosi, che non crea passioni e decisioni. Esiste, infatti, un cristianesimo che si trasforma in una “cultura” che inietta paura e nostalgia, in un “ulteriore tranquillante” (p. 87), in una patologica ricerca di sicurezza. Il nostro Autore scrive pagine di “densa sapienza” rispetto al progetto di una chiesa capace di deporre il fardello devozionalistico e il tradizionalismo per guardare con fiducia al mondo contemporaneo in cui siamo chiamati a gettare i semi del regno di Dio.

Raccomando vivamente questo secondo volume, dopo quello su Matteo, perché ci aiuta a riscoprire la freschezza del messaggio di Gesù anche dentro un “impianto” ecclesiologico e sacramentale del tutto ortodosso. Anche questo volume esce con l’imprimatur, cioè con tanto di approvazione ecclesiastica ufficiale, anche perché non c’è una sola riga che metta in questione la struttura dogmatica. Il che lascia aperto qualche interrogativo e non potrebbe capitare a un mio scritto. Franco Barbero


 

Sapore di libertà

Gilberto Squizzato, Libera chiesa, Edizioni minimum fax, Roma 2012, 382 pp., 16 €.

Il volume, frutto di competenza e di passione, raccoglie “storie di cristiani a cui non è mai piaciuto il potere”. Si tratta di una lettura di queste storie con lo sguardo rivolto al futuro di questa chiesa cattolica dentro la quale è in continua germinazione una ininterrotta catena di voci e di scelte profetiche. C’è, dunque, un’altra lettura del cattolicesimo, sia sociale che teologico, che ha anticipato, accompagnato e proseguito le “tematiche aperte ed irrisolte” del Concilio Vaticano II. In qualche modo questo libro invita  a “sognare” e a lottare per una chiesa che, tornando alla fedeltà evangelica, non sia più un fortino assediato dalla modernità, ma un presidio per la libertà di tutti e uno dei più fecondi laboratori del futuro.

Sarà impossibile, leggendo queste pagine dense e scorrevoli, dimenticare le altre opere di Gilberto Squizzato. Tra le ultime ricordo “La TV che non c’è” e “Il miracolo superfluo” (Gabrielli editore).

“Libera Chiesa” aiuta il lettore e la lettrice a “utilizzare le memorie” come pacifici propellenti di responsabilità nel nostro oggi. La carovana della “libera chiesa” ha bisogno di ciascuno e ciascuna di noi.

Il volume va richiesto a Piazzale di Ponte Milvio, 28 - 00135 Roma (infominimumfax.com). Sarà una buona lettura. Franco Barbero