martedì 31 luglio 2012

È MORTO JOSÈ BONINO, TEOLOGO DELLA LIBERAZIONE

 

José Miguez Bonino, pastore metodista, infaticabile lavoratore della causa ecumenica, lottatore per i diritti umani e teologo della liberazione ampiamente riconosciuto in Argentina e in tutta l’America Latina, è morto il 30 giugno scorso a Tandil (Buenos Aires) all’età di 88 anni. Miguez Bonino era noto particolarmente per la sua lotta contro la dittatura militare e per la difesa dei diritti umani; il suo riconoscimento varcava i confini della comunità metodista a cui apparteneva, perché le sue attività ne superavano ampiamente i confini attraverso una interlocuzione permanente con i protagonisti della società civile, nelle cause per la giustizia e la difesa della vita.

Il pastore Miguez Bonino era nato il 5 marzo del 1924 nella città di Santa Fe. Sposato con Noemì Nieuwenhuize, ha avuto tre figli. Aveva intrapreso studi di teologia, conseguendo il titolo di dottore in teologia presso lo Union Theological Seminary di New York. È stato professore e poi direttore dell’Istituto superiore evangelico di studi teologici (Isedet, Buenos Aires) e la sua produzione teologica, consistente in numerosi libri e innumerevoli articoli e pubblicazioni, è stata tradotta in varie lingue e continua a essere utilizzata come libro di testo in seminari e università, sia cattolici che protestanti. È stato invitato come osservatore evangelico al Concilio Vaticano II, dove incontrò personalmente i papi Giovanni XXIII e Paolo VI. Al Concilio era diventato amico di vari teologi cattolici latinoamericani, con i quali da allora condivise linee di lavoro e produzione teologica, formando l’Associazione dei teologi del terzo mondo. È stato anche osservatore alla II conferenza generale dell’episcopato latinoamericano (Meddellìn 1969). Ha sviluppato un’intensa attività ecumenica che lo ha portato a diventare uno dei presidenti del Consiglio ecumenico delle chiese.

In un’autobiografia scritta di recente, il pastore Miguez Bonino ha affermato che «la teologia della liberazione fu la risposta di una generazione di giovani cattolici e evangelici alla chiamata dello Spirito Santo per un rinnovato impegno spirituale, etico e sociale con i poveri, la chiamata a una nuova evangelizzazione integrale».

Durante gli anni della dittatura militare in Argentina, Miguez Bonino ha contribuito a fondare e ha fatto parte del Consiglio di presidenza dell’Assemblea permanente per i diritti umani, ed è stato più volte l’oratore principale nelle manifestazioni dei movimenti per i diritti umani nel paese. Nel 1994 è stato eletto membro della Convenzione costituente: lui e il vescovo cattolico Jaime De Nevares sono stati gli unici esponenti ecclesiastici presenti nella Convenzione.

In relazione alla lotta per i diritti umani, Miguez Bonino ha sostenu­to che «in termini diretti, la difesa della vita umana è stata vista da molti cristiani come l’irresistibile richiamo dell’amore». Egli stesso è stato coerente con questa posizione, dedicando gran parte della sua vita da un lato al compito della difesa dei diritti umani e dall’altro alla denuncia dell’oppressione, «la critica delle ideologie dominanti che ispirano il nuovo impero» e la ricerca di «nuove alternative per il futuro» attraverso la «lotta per la vida e la giustizia» a partire «dalla nostra fede e dal nostro impegno cristiano».

 

In Italia l’editrice Claudiana ha pubblicato due opere di José Mi­guez Bonino: Cristiani e marxisti. La sfida reciproca alla rivoluzione (1976) e Uno spazio per essere uomini. Amare per trasformare il mondo (1977).

(Washington Uranga, giornalista di Pàgina 12, Buenos Aires, da Riforma 13 luglio)

ECUMENISMO OMOFOBICO

 

Tre distinte lettere pastorali di altrettante Chiese sullo stesso tema: il no alle nozze fra gay. Accade in Australia, dove il parlamento sta discutendo due progetti-emendamento dell’attuale legge sul matrimonio perché si possa dare il via libera ai matrimoni fra omosessuali. Per alzare il dibattito, nel tentativo di scongiurare il “misfatto”, la Chiesa cattolica, quella greco-ortodossa e quella anglicana hanno espresso, nelle lettere indirizzate ai rispettivi fedeli, le motivazioni del loro parere negativo. La modifica della forma tradizionale del matrimonio, se per l’arcivescovo greco-ortodosso Harkianakis, «è contro la sacralità del matrimonio stesso, così come è concepito dalla fede cristiana», per il cardinale George Pell di Sidney «invece di rimuovere discriminazioni ed ingiustizie, le provocherebbe». L’anglicano Peter Jensen segnala una sorta di abuso, in quanto il cambiamento della definizione del matrimonio andrebbe al di là dei poteri del Parlamento, e si ripercuoterebbe sul bene comune dell’intera società, disgregandola.

(da Adista 30 giugno)

 

 


Il ritorno di Berlusconi. Incubo vero e proprio

L'opera buffa tragicomica messa in scena sul palcoscenico Italia, continua a dispetto di tutto. A dispetto della crisi che perdura, si allarga e massacra i ceti deboli, a dispetto della soglia minima di decenza richiesta anche nel governo di un condominio, a dispetto della traballante Europa e persino a dispetto del più elementare buonsenso.
Il principale responsabile del disastro nazionale e dell'universale discredito internazionale di cui ha abbondantemente goduto l'Italia negli ultimi quattro lustri, si ricandida a Presidente del Consiglio. Non è una delle sue barzellette, come a questo punto sarebbe ragionevole aspettarsi, ha davvero deciso di ri-ri-ridiscendere in campo sulle ali di un aquilone in seguito ad una virulenta ricaduta della malattia del predellino. I politici europei sono rimasti letteralmente interdetti:  «Ancora non riesco a credere che, dopo un totale fallimento politico ed economico, qualcuno possa pensare di riproporsi agli elettori», confida Hannes Swoboda, il capogruppo del Pse al Parlamento europeo. «Tutto quello che Monti sta facendo è cercare di porre rimedio ai danni provocati da Berlusconi. La sua ricandidatura non sarà bene accetta in nessuna capitale perché costituisce un danno per l'immagine dell'Europa che appare come una democrazia in cui non si sanno trarre le conseguenze delle esperienze negative». Il capogruppo del Partito socialista europeo signor Swoboda, evidentemente non conosce l'Italia. Nel Belpaese è tutto possibile, la tanto apprezzata serietà del presidente del Consiglio Mario Monti è un'eccentricità, quasi una deviazione dalla norma. In Italia, un sedicente politico come Silvio Berlusconi che in qualsiasi altro Paese civile non avrebbe potuto neppure sedere nel consiglio comunale di un piccolo paese, non solo siede in un Parlamento democratico, ma è stato a lungo presidente del Consiglio e può pretendere di continuare ad esserlo. In primis per curare i propri affari, quindi perché nel partito che ha fondato e modellato come il pongo è impensabile che i suoi cortigiani, beneficiati, sdoganati, gli facciano opposizione - coraggio e dignità sono parole ignote nel vocabolario dei berluscones - e da ultimo perché anche se non dovesse essere eletto - il che non è detto considerato il pauroso tasso di creduloneria fra gli italiani - fare il "premiere" in carica o da candidato è un gran bel mestiere.
Ti permette di tenere per i testicoli la pochissimo credibile politica italiana ricattandola ad ogni piè sospinto per conservare i privilegi e le posizioni dominanti, in particolare quelle detenute nello strategico settore dei media.
Moni Ovadia
(L’Unità del 14 luglio)

SEGNALAZIONE

EDIZIONI MEDITERRANEE - ROMA
John\ Hick, La quinta dimensione. Alla scoperta della dimensione spirituale della natura umana, 2006, pp. 312, € 15,90.

[John\ Hick è il principale rappresentante di quella che va sotto il nome di “teologia pluralista della religione”. In questo studio, Hick affronta argomenti fondamentali come il significato della vita, la natura e la validità dell'esperienza religiosa, l’atteggiamento polemico della scienza nei confronti della religione. Un testo che si colloca autorevolmente nella ricerca interreligiosa e multiculturale sul senso della vita umana].

lunedì 30 luglio 2012

NEMMENO UN CENTESIMO ALL’OBOLO


Sono già 51mila i dollari che i cattolici degli Stati Uniti hanno devoluto alle comunità di suore statunitensi invece che all'Obolo di San Pietro. «Nella Chiesa il denaro è potere», è scritto in uno dei messaggi che accompagnano la donazione e che li riassume più o meno tutti, «e per questo, dico, diamo potere reale alle suore, neanche un centesimo per l'Obolo di San Pietro. D'ora in avanti invierò la maggior parte del mio sostengo finanziario per la Chiesa direttamente alle suore». La protesta "fiscale" – nata a causa della negativa «valutazione dottrinale» da parte del Vaticano sull'associazione di religiose più importante degli Usa, la Leadership Conference of Women Religious (Lcwr, v. Adista Notizie nn. 16, 17, 19, 22, 23, 24/12) – è sostenuta dal Progetto Giustizia per le Suore, una coalizione di organizzazioni cattoliche, che ha consegnato all'Assemblea dei vescovi cattolici Usa una petizione, corredata da 57mila firme raccolte in pochissimi giorni, perché il Vaticano receda dal commissariamento della Lcwr. La portavoce del Progetto, che è anche direttore esecutivo della Conferenza per l'Ordinazione delle Donne, ha sottolineato: «Spesso le donazioni dell'Obolo di San Pietro sono usate per coprire i costi di gestione del Vaticano (...). La maggioranza dei cattolici dovrebbe sostenere con il proprio denaro le suore piuttosto che sostenere l'ingiustizia e la mancanza di trasparenza finanziaria del Vaticano».

(da Adista 30 giugno)

GLI ARRICCHIMENTI FACILI DEI PRIVATI NELLA SANITÀ

 

Imprenditori e faccendieri senza scrupoli, che a mio parere rappresentano la parte più marcia della società, si pongono a paradigma di quel cancro in metastasi che ha intaccato e compromesso i gangli vitali delle moderne democrazie occidentali soffocandone ogni barlume di civiltà. Il loro potere è assoluto. E impermeabile ad ogni interferenza esterna e giudizio critico.

(Gianni Tirelli)

 

Facevo parte della Commissione Sanità del Pci con Sergio Scarpa e con Giovanni Berlinguer nel tempo in cui il nostro partito dette un impulso decisivo al varo della riforma sanitaria. Prendeva il posto, il nuovo Sistema Sanitario Nazionale, del grande numero di mutue alla base di una grande organizzazione clientelare della Dc. Un mare di soldi e di favori scendeva lungo quelle mutue e la riforma veniva presentata, oltre che come una estensione a tutti i cittadini del diritto alla salute, come la razionalizzazione forte di un sistema insieme costoso e inefficiente. Come quello odierno? Ci ho pensato spesso, in questi anni, riflettendo sugli arricchimenti incredibili dei Don Verzè e Angelucci, degli Angelini e degli altri imprenditori della sanità che riescono ad ottenere dal pubblico rette evidentemente sproporzionate rispetto ai costi che devono affrontare se le loro ricchezze lievitano con tanta spavalda velocità. L’ho detto e scritto più volte, l’insieme delle strutture alla base di questi arricchimenti che si prolungano spesso in politica e nell’editoria, è privato solo dal punto di vista del profitto ma funziona esclusivamente con soldi pubblici. Anche se la spensing review non se ne accorge: come tanti presidenti di Regione. Solo Marrazzo, in effetti, ebbe il coraggio di dire dei no agli arricchiri della sanità italiana che sono stati, sono e saranno i grandi elettori dei Formigoni, delle Polverini, dei Cota e di tanti altri. Quelli da cui dipende un deficit che il governo mette oggi in conto ai cittadini.

(Luigi Cancrini, da L’Unità 17 luglio)

 

GAETANO SALVEMINI

  Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti e mettere in guardia i nostri lettori. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere.

NELSON MENDELA

 

Una Nazione non dovrebbe essere giudicata da come tratta i suoi cittadini migliori, ma da come si comporta con i suoi cittadini quando questi vengono detenuti in carcere.

LE DISEGUAGLIANZE

 

Mentre ladri e furfanti come Formigoni e Daccò, Lombardo e Liesi e mille altri fanno soldi a palate, l’Istat ci comunica che 8 milioni di italiani sono a “rischio povertà” e che per molti di loro s’affaccia lo spettro della miseria. Somigliano è in cassa integrazione. Ma attenzione: certi stipendi sono scandalosi anche nel “direttorio” della “nuova” RAI. È su questo punto che bisogna moralizzare, cioè diminuire le disuguaglianze. Partendo dalla Lombardia e dalla Sicilia, senza eccezioni, e fissare un “tetto di stipendio” per politici, amministratori, dirigenti.

SIRIA, BULGARIA, ISRAELE

 Rumore di armi, attentati… Sistemi assassini come quello siriano sono lasciati in piedi per interessi di spartizione territoriale di potere.

Ma, aldilà di questi “territori di guerra”, è il nostro sistema capitalistico che produce la guerra; anzi ne ha bisogno per mantenersi al potere. La guerra fa parte del DNA del capitalismo avanzato come di quello del primo colonialismo.

STIAMO IMPAZZENDO?

 

Vogliono ridurre le feste? Sarebbe un segnale di inciviltà, di barbarie, di disumanizzazione.

La “festa” come riposo e interruzione della dipendenza dal lavoro è uno dei pilastri che sorregge uno stile di vita “possibile”, dove la fatica e la routine non spengono la voglia di vivere, di trovarsi. Poi resta vero che la festa va “inventata” e vissuta come liberante. Il che non è automatico. Ma oggi per i ceti popolari la fatica di vivere è eccessiva.

ALDO CAPITINI

 Tra il nonviolento inerte e il soldato che si esercita faticosamente ed arrischia, la possibilità di una valore morale è più nel secondo che nel primo.

domenica 29 luglio 2012

DIO IN TASCA E GESU’ NEL TASCHINO

Sul far del mezzogiorno di venerdì 28 luglio ho ascoltato una trasmissione su RAI3 sui “matrimoni gay”. A parte Giovanardi, che non riesce mai a capire l’argomento su cui viene interpellato, gli altri intervistati erano decorosi. Indignato come una leonessa ferita, è intervenuto un certo don Mario, uscito di bel fresco dagli anni più oscuri del preumanesimo.
Ma non mi ha tanto colpito la sua ignoranza di prete senza idee personali e con molte certezze scadute da secoli, quanto la sua sonante affermazione sull’omosessualità “contro natura”, contro Dio, contro il Vangelo. Ha fatto sorridere tutti, come se parlasse da un altro pianeta.
Ma l’ignoranza si perdona e la saccenteria ne è il segnale più evidente. In fondo è anche divertente vedere qualcuno che viene da qualche secolo addietro e pensa di essere “aggiornato”. Se tutto finisse lì in quattro risate, tutto sarebbe abbastanza sollazzevole.
Lascia perplessi ed addolorati un’altra possibilità: e se per molte persone queste “pillole o pallottole” di dogmatismo e di ignoranza costituissero la “voce della chiesa”? Per altri non è addirittura possibile che diventino “vangelo”?
Però, mi telefonò allora un amico, è anche utile che un certo cattolicesimo si esponga a questo ridicolo. E’ una delle maniere che aiuta a distinguere la fede dal fanatismo.
La narrazione dei due gay in sala ha dato una bella testimonianza del loro amore stabile ed ha aiutato a separare il pregiudizio dalla realtà.

"L'ACQUA NON PUO' ESSERE PRIVATA"

La Consulta ha deciso: i servizi pubblici sono dei cittadini. Non ha vinto solo il popolo dei referendum: abbiamo vinto tutti garantendoci un diritto e compiendo un passo di civiltà.
Le risorse idriche devono restare un bene comune oggi e soprattutto domani.

QUESTE SONO VERE SUORE



Un tour che attraversa nove Stati Usa è stato lanciato da un gruppo di suore americane in segno di protesta contro i tagli alla spesa pubblica annunciati dal governo. Un gesto eclatante, certo, ma che non deve essere letto come una reazione alle recenti critiche mosse dal Vaticano circa l’“eccessivo” impegno sociale delle suore Usa. Si tratterebbe – affermano le sisters – solo di un gesto di prossimità alle tante famiglie che verrebbero pesantemente danneggiate dalle politiche repubblicane. Il bus tour è stato organizzato da “Network”, un gruppo con sede a Washington costituito da cattolici impegnati sui temi della giustizia sociale. Lo stesso gruppo che, in un rapporto del Vaticano sulle suore Usa, è stato accusato di “trascurare” i problemi dottrinali (come l’aborto e matrimonio omosessuale) per l’impegno economico e sociali.


(da Adista 30 giugno)

APPUNTAMENTI

PINEROLO


Lunedì 30 luglio nella sede della comunità cristiana di base alle ore 20,45 avrà luogo un incontro – per chi non è ancora in ferie – del gruppo Primavera.


ROMA

Venerdì 3 agosto arrivo a Roma alle ore 16 in aeroporto per la celebrazione del matrimonio di Gianni e Mauro.

DELL’UTRI



Diciamolo chiaramente: fa specie, anzi fa schifo, vedere un ladro e un mafioso girarsene allegramente per le strade e per le piazze, da un tribunale all’altro e poi uscirsene giulivo e “spiritoso”.


No, questo “garantismo” è assenza e negazione della giustizia in un Paese ormai alle prese con la povertà galoppante.


Questi “signori” quando mai andranno in galera?

BERNHARD HÄRING




La Chiesa diventa realmente il sacramento della salvezza e della guarigione se scopre, mediante una sequela del servo non violento di Dio, l’abbaglio satanico della religione ridotta a strumento di potere.

Don Daniele lascia la parrocchia

MACELLO - In paese già da settimane si parlava del rischio di rimanere nuovamente senza parroco e sabato 30 giugno se ne è avuta la conferma.
E’ stato lo stesso vescovo, Pier Giorgio Debernardi, ad annunciare che don Daniele Mainero lascerà Macello per motivi di salute. Il vescovo, nell'occasione, ha pure sottolineato l'impegno da lui profuso in questi anni per la parrocchia locale ed ovunque ha prestato servizio.
Don Daniele Mainero era in servizio pastorale a Macello dal 2007 in sostituzione dell'anziano parroco don Andrea Maurino, anche lui ritiratosi per motivi di salute ed oggi ricoverato a Pinerolo alla “Fer" senza aver mai abbandonato ufficialmente l'incarico parrocchiale.
Chi prenderà il posto di don Mainero? Nulla ancora di ufficiale sul suo sostituto. Voci ufficiose parlano di don Aguilar Tobon, già parroco di Buriasco, magari affiancato da un altro sacerdote che si occuperebbe anche della parrocchia di Macello.
(L’Eco del Chisone, 18 luglio)

IL CORVO DEL PAPA

Una svolta in Vaticano. Non si pensi ad una “conversione” alla chiesa dei poveri..! la notizia è di altro tenore: esce dal carcere il primo “corvo”, cioè il maggiordomo del papa, e altre tre persone vengono poste sotto inchiesta. Tra queste la governante del papa Ingrid Stampa, Joseph Clemens oggi vescovo e il cardinale Paolo Sardi, responsabile dei discorsi del papa.
Le tre persone sono state rimosse dai loro incarichi. Il filo comune che sembra legare i complici del corvo sarebbe l’avversione per padre Georg Ganswein, l’attuale segretario del papa. Ognuno dei corvi vorrebbe, secondo le prime indagini, essere il beniamino del papa… Problemi di gelosia… Le indagini sembrano riservare sempre piccanti e sconcertanti novità.

sabato 28 luglio 2012

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA



Tutti sazi e se ne avanzò

 

1 Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2 e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. 3 Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 5 Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6 Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7 Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8 Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9 «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». 10 Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. 11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. 12 E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13 Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. 14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.(Giovanni 6, 1 – 15)

Quante volte abbiamo meditato questa pagina evangelica che merita una particolare menzione anche perché nei vangeli di Marco e di Matteo viene narrata addirittura due volte, oltre a Luca 9, 10-17. voglio partire dagli ultimi versetti che riportano due particolari identici in tutte le versioni: tutti mangiarono a sazietà e se ne avanzò.

Non un dettaglio

Questi versetti non costituiscono un dettaglio secondario e trascurabile. Sono, anzi, il cuore del racconto.

Infatti, se si imparasse l’arte del condividere quello che si ha, si verificherebbero questi due fenomeni: la buona sazietà di tutti e un surplus, un avanzo, segno dell’abbondanza. Gesù, sollecitando tutti a mettere insieme, a condividere (dimentichiamo la parola moltiplicazione che non compare nel testo evangelico) ha fatto vedere che non erano destinati/e alla penuria, alla miseria. Per i contadini e i pescatori, per le donne e i bambini della Galilea essere sazi e avanzare cibo erano realtà sconosciute. Eppure, senza nessuna magia, ma con un passo di “conversione che è condivisione”, ci si può saziare tutti. Ovviamente è più facile, ma è deviante, leggere il pezzo in chiave miracolistica del “mago Gesù”. Più realistico ed impegnativo interpretare il passo biblico come invito alla conversione, come appello alla responsabilità.

Due conseguenze

Dunque, il popolo della Galilea esperimenta con Gesù che non è Dio che vuole un mondo di miseria, di fame. C’è chi non divide, c’è chi tiene per sé, chi accaparra. La gente non faceva fatica a vedere le disuguaglianze ben presenti nella vita quotidiana, dove o i padroni romani o i nobili vivevano sulle spalle del popolo, in evidente contrasto con l’insegnamento dei profeti. Anzi. bastava aprire gli occhi per notare come spesso le caste sacerdotali e i maestri della Legge parlavano bene e razzolavano male.

Gesù volle aprire gli occhi agli abitanti dei villaggi: non rassegnatevi all’umiliazione e alla prostrazione della miseria. Datele il nome che merita: essa è la conseguenza di chi accumula anziché condividere. È possibile una vita diversa; anzi la vita deve diventare diversa.

Dunque…

Dunque la vostra fame, la vostra oppressione non sono un destino che Dio ha assegnato ai poveri della terra. Anzi, Dio ha provveduto con larghezza (“sazietà per tutti fino ad avanzarne”) per tutte le creature. Egli è il Dio della giustizia e della condivisione che ha provveduto a tutte le creature con abbondanza.

È in questo agire di Dio, contrastato dai potenti e anche dal nostro egoismo, che Gesù insegna alla gente dei villaggi a trovare la forza per rialzare la fronte, per resistere all’iniquità, per non rassegnarsi alla “politica” dell’accumulo.

Oggi

Questa pagina del Vangelo giunge nel nostro oggi con intatto vigore.

Crisi? Esodati? Licenziati? Donne e uomini senza futuro e già senza presente?

La tragedia cui assistiamo e nella quale siamo immersi non avrà altra soluzione se non nella direzione che Gesù indicò alla gente di Palestina.

Ovviamente il Vangelo non ci fornisce le “soluzioni politiche concrete”, ma l’indicazione è precisa. Anzi, dentro i diversi meccanismi del capitalismo odierno, anche la lettura di fondo che il Vangelo ci fornisce è pertinente. Si è fatto dell’accumulo il dio di questa società.

No, non è Dio che non provvede alle Sue creature. Se si muore di fame e di stenti, di sete e di denutrizione, nessuno porti in causa Dio. È questo potere assassino, ingiusto che spende miliardi di euro per le guerre e non sa spezzare il pane, costruire ospedali per tutti, case per ogni uomo e ogni donna.

Si possono studiare mille alchimie, ma se non ci convertiamo, personalmente e come cultura e come sistema economico, alla condivisione, saranno tentativi sostanzialmente inutili, non duraturi, veri e propri palliativi.

 

Grazie, o Dio

Tu hai pensato e provveduto a tutte le Tue creature con abbondanza. Sei il Dio che ci vuole felici. Ma noi non riusciamo a fare in modo che il pane, le medicine, l’acqua, la casa, il lavoro siano per tutti/e. Donaci il coraggio di sognare e di lottare per un mondo che si regga sul pilastro della condivisione. Non è forse questo il sogno che Gesù fece suo e che ci presentò come il Tuo stesso sogno?






Chi sono gli anglicani?


Tra le lettere che giungono in redazione non di rado ricevo delle domande che riguardano la chiesa anglicana. C'è chi vuol sapere perché nelle chiese anglicane ,si trovino statue e immagini di Maria e dei santi; alcuni offrono commenti sarcastici sul fatto che quella chiesa sia nata per permettere a Enrico VIII, nel Cinquecento, di divorziare da una delle sue mogli; altri ancora rimangono sconcertati dal fatto che la Chiesa d'Inghilterra abbia ancor oggi come capo la regina Elisabetta. Insomma, la Chiesa anglicana suscita sempre una certa curiosità, come se si trattasse di una eccentricità nel panorama cristiano: un giudizio quest’ultimo certamente ingiusto e maligno.
Oggi vorrei prima di tutto provare a spiegare questa questione del divorzio dì Enrico VIII, un re che univa intemperanza e abilità politica. Enrico, non avendo ottenuto un erede maschio per la successione al trono dalla moglie Caterina d'Aragona, chiese al papa una sentenza di annullamento del matrimonio, cosa che Roma gli negò, impedendogli così di risposarsi e provare a mettere al mondo il futuro re d'Inghilterra con un'altra nobildonna. Il rifiuto papale ebbe conseguenze politiche enormi: re Enrico, appellandosi al diritto romano-cristiano, diede vita alla chiesa cattolica nazionale d'Inghilterra, giuridicamente indipendente da Roma.
Per quel che riguardava questioni dottrinali, Enrico non modificò nulla dell'ortodossia cattolica vigente, ma naturalmente, poiché questa vicenda si svolse nel 1500, contemporaneamente alla Riforma protestante, le nuove idee penetrarono nella nuova chiesa e la influenzarono. Per usare le parole di uno studioso, nacque così «una "chiesa cattolica" con marcate caratteristiche protestanti», o viceversa - dipende dall'accento che si vuole privilegiare!
Personalmente ho grande simpatia per questa che in realtà non è una chiesa ma una comunione di chiese. Gli anglicani nel mondo sono circa 78 milioni, divisi in 37 Province autonome che riconoscono tutte quante l'arcivescovo di Canterbury quale espressione della loro unità e universalità. L’Arcivescovo -attualmente il reverendo Rowan Williams - noti è però il papa anglicano: non solo può decidere di andare in pensione prima del tempo -come Williams ha fatto - ma non è lui a prendere le decisioni che invece spettano alle Assemblee e ai Sinodi, dove laici, sacerdoti e vescovi dibattono, cercano il consenso più ampio, e alla fine decidono.
Certo, oggi nella Cornuníone anglicana soffiano venti di divisione su questioni come il sacerdozio femminile e l'omosessualità, terni ovunque «caldi». Riusciranno gli anglicani a rimanere uniti` Non lo so, ma chi cerca di mantenere la propria unità senza imporla con metodi autoritari non può che avere tutta la mia stima e il mio affetto fraterno.
Luca Baratto
(Riforma, 6 luglio)

Maroni “scarica” Miss Padania


«Miss Padania si può continuare a fare, ma non sarà più organizzata dalla Lega». Lo ha detto ieri Roberto Maroni a Sky. Il raduno di Pontida invece è «il cuore della Lega, la nostra identità». Maroni ha anche detto che Umberto Bossi non avrà diritto a «riserve di posti nelle liste». Ma il Senatùr risponde a distanza: «Gli espulsi vengano da me. Su loro decido io».
(Repubblica, 9 luglio)