mercoledì 30 giugno 2010

PERCHÉ GIUSTIFICHIAMO LA CORRUZIONE

PERCHÉ GIUSTIFICHIAMO LA CORRUZIONE?

di Maria Bonafede

 

I giornali di oggi ci ricordano che secondo i dati della Corte dei conti, la corruzione costa complessivamente al paese 60 miliardi di euro l’anno ovvero mille euro a testa, lattanti compresi.

L’informazione passa veloce e si passa a discutere di altro: se la Padania esista davvero o se non sia solo una fantasia geografica, se Lippi abbia sbagliato la formazione nelle prime partite del mondiale sudafricano, se le Camere debbano fare gli straordinari per votare – oltre che la manovra finanziaria – anche le nuove norme in materia di intercettazioni. Insomma la questione della corruzione sembra essere una tra le altre e non necessariamente la più rilevante sotto il profilo politico e morale, vera “questione nazionale” dalla quale dipende la qualità e la solidità del nostro sistema politico.


La penso diversamente: in Italia la corruzione non è un incidente di percorso ma un “sistema” che attraversa partiti, associazioni, organismi religiosi ed arriva ai singoli individui. Il “sistema” è forte perché genera una cultura che lo legittima e che manda assolti corrotti e corruttori semplicemente perché è normale “arrangiarsi” e “oliare” meccanismi farraginosi e lenti. E così diventa normale corrompere per agevolare una pratica, costruire una mansarda, guadagnare un favore. E ovviamente diventa normale farsi corrompere perché “una mano lava l’altra” e “dove c’è domanda c’è sempre offerta”. Nasce così una catena della corruzione che stringe e soffoca la democrazia, dai livelli più alti a quelli più bassi.


In Italia questa catena è più forte e invadente che in altri paesi: perché?

A parere mio perché ciò che in altri paesi è la cultura della responsabilità in Italia diventa cultura della giustificazione. Nessuno è mai responsabile di niente (“non ho colpa, sono stato costretto…”) e tutti sono sempre pronti a invocare una giustificazione. (la sottolineatura è mia)

Certa politica giustifica l’evasione perché troppo alta è l’imposizione fiscale; la famiglia giustifica il pargoletto indisciplinato perché troppo stressato, la Chiesa cattolica giustifica il peccatore perché è madre amorevole.

Altre culture ed altre tradizioni religiose, quelle che più che alla Chiesa guardano a Dio, hanno una più alta cultura della responsabilità: proprio perché figli di un Dio d’amore portiamo la responsabilità del dono che ci viene fatto. E ne rispondiamo di fronte a Lui e di fronte agli altri uomini e alle altre donne. Essere responsabili significa saper pagare, dover risarcire, sapersi tenere alla larga da cricche e comitati d’affari, saper rinunciare a gratifiche e guadagni illeciti. Altra cultura, diversa da quella prevalente tra noi italiani, popolo di giustificati e di giustificanti.

 

TAORMINA E DINTORNI

Mando un caro saluto agli amici e alle amiche dell'Associazione "Penelope" con cui ho vissuto quasi due giorni di dialogo, di scambio, di confronto.

Il dibattito di lunedì 28 giugno su "Diritti, omosessualità, chiesa e morale" è stato un momento prolungato in cui sono emerse le riflessioni e le domande di fondo che molti uomini e molte donne di oggi si pongono rispetto al "ritorno della stagione dei pregiudizi e dell'indifferenza".

Martedì 29 ben oltre 3 ore 120 giovani del servizio civile hanno dialogato con me su "Il pregiudizio rispetto all'omosessualità". Esiste un grande bisogno di informazione per uscire dai luoghi comuni e dai travisamenti dei discorsi televisivi che ridicoleggiano la realtà omosessuale.C'è stato un interesse vivissimo che si è espresso in domande ben articolate e centrate, senza sosta.

A questi ragazzi e ragazze (18 – 25 anni) auguro di proseguire con grande interesse, con passione e con intelligenza questa ricerca e pesto impegno nella difesa dei diritti delle persone. Ciò che l'Associazione PENELOPE mette al centro della sua attività da molti anni. Un bel ciao a tutte e tutti.

 

martedì 29 giugno 2010

QUANDO IL POTERE E' PERVERSO

" Che cosa vale la partecipazione dei cittadini se coloro ai quali conferiscono il potere sono in condizione di distorcerlo ai fini personali se non anche criminali?" ( Gustavo Zagrebelsky, da "L'esercizio della democrazia" , Codice Edizioni, giugno 2010).

FIACCOLATA 4 GATTI

La fiaccolata organizzata da Cota e dai suoi fans a Torino per condizionare i giudici del Tar è davvero fallita.  Tutto lo sforzo per far venire a Torino tutta la inesistente padania, ha prodotto l'immenso(!!!!!!) popolo di 5000 persone. La verità è che Cota e la lega nord hanno paura della legalità e tentano le vie della intimidazione.

UN PO' DI GIUSTIZIA FINALMENTE

Le condanne emesse dai tribunali nei confronti di Cuffaro e Dell'Utri riaprono un po' di speranza per chi non ha perso fiducia nella magistratura e crede che una democrazia si regga sull'autonomia dei poteri e non possa prescindere dalla giustizia. Qualche volta la verità viene a galla, anche se parzialmente.
Se non avessimo lo strumento delle intercettazioni, questi signori si farebbero passare da santerelli.

UNA CHIESA PER TUTTI

La mia chiesa la vorrei aperta

dove tutti gli uomini e le donne

possano andare e venire liberamente a qualunque ora del giorno.

La vorrei ospitale

dove se hai le stampelle

non le senti più

perché nessuno ti chiede di danzare.

La vorrei amica

dove puoi essere quello che sei

e insieme imparare la via

dell'amicizia e della comunione.

La vorrei intelligente nel cuore

perché ti porti a scoprire la tua vastità e tutto divenga sentiero per qualcosa

di più grande e diverso da te.

La vorrei povera e bella

povera perché tutti

possano sentirsi a loro agio;

bella perché canti ogni bellezza

quella di Dio, dell'uomo, della natura. La mia chiesa la vorrei ecumenica

pagoda, moschea e sinagoga

perché gli uomini

di qualunque cultura e razza

possano trovare Dio, il Padre di tutti. La vorrei senza barriere

dove tutti possano entrare e uscire e portarsene via un frammento.

La mia chiesa vorrei

non esistesse più

perché tutta di carne e sangue,

tutta nel cuore degli uomini.

Così sarebbe veramente compiuta

fatta di noi.

Finalmente viva,

questa chiesa che amo

e per cui lavoro.

Don Gianni Beraudo (1992, in occasione della consacrazione della chiesa di San Paolo in Cuneo)

 

 

PREMIER PADRONE, COME FATE A TENERLO?

ROMA - «All'estero ci chiediamo co­me sia possibile che in una democrazia ci possa essere un personaggio che rie­sce a fare tutto ciò che vuole senza limiti e barriere ed è pure amato dai suoi cit­tadini». Lo ha detto Herta Muller, premio Nobel 2009 per la Letteratura, parlando del presidente del Consiglio, Silvio Ber­lusconi, e dell'Italia. La Mullerè a Roma per il Festival Letterature. «Chi non di­rebbe - ha aggiunto la scrittrice - che l'Italia è meravigliosa per i suoi paesag­gi, il suo grande fascino? Però, all'este­ro, seguiamo anche la situazione politi­ca e non deve essere facile vivere nel paese del signor Berlusconi che ormai sembra possedere tutto. É una cosa as­solutamente incomprensibile».



 

 

 

TU PUOI.....

 

Dio solo può dare la fede,

tu, però, puoi dare la tua testimonianza;

Dio solo può dare la speranza,

tu, però, puoi infondere fiducia nei tuoi fratelli;

Dio solo può dare l'amore,

tu, però, puoi insegnare all'altro ad amare;

Dio solo può dare la pace,

tu, però, puoi esaminare l 'unione;

Dio solo può dare la forza,

tu, però, puoi dar sostegno ad uno scoraggiato;

Dio solo è la via,

tu, però, puoi indicarla agli altri;

Dio solo è la luce,

tu, però, puoi farla brillare agli occhi di tutti;

Dio solo è la vita,

tu, però, puoi far rinascere negli altri

il desiderio di vivere;

Dio solo può fare ciò che appare impossibile,

tu, però, potrai fare il possibile;

Dio solo basta a se stesso,

egli, però, preferisce contare su di te.

(Canto brasiliano)

IL MIO DOVERE

Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano, se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Antonio Gramsci, da  La città futura

lunedì 28 giugno 2010

DOMENICA 4 LUGLIO

La "comunità nascente", come sempre aperta alle persone che arrivano, si incontra per una giornata comunitaria con inizio alle 10,30 e termine alle 15,30.
La sede di San Pio V, 17b è aperta dalle ore 16 per dialoghi e conoscenza.

TORINO: GIOVEDI' 1° LUGLIO

Giovedì 1° luglio alle ore 20,15 la "Comunità nascente" prosegue a  Torino in Via San Pio V, 17b la lettura del Vangelo di Giovanni.
Siamo al capitolo ottavo.

TIRANNIDE

«Tirannide indistintamente appellar si debbe ogni qualunque governo in cui chi è preposto all'esecuzione delle leggi può farle, distruggerle, interpretarle, impedirle, sospenderle o anche soltanto eluderle con sicurezza di impunità.

E quindi o questo infrangi-leggi sia ereditario o elettivo, usurpatore o legittimo, uomo buono o tristo, uno o molti, ad ogni modo, chiunque ha una forza effettiva che basti a ciò fare è tiranno, ogni società che lo ammetta è tirannide, ogni popolo che lo sopporta è schiavo”

                                                                                               Vittorio Alfieri, Della Tirannide {1777)

 

COSTRETTI ALLA FUGA

- Sono 43.3 milioni là persone co­strette alla fuga da guerre e persecuzioni: lo afferma il rapporto annuale dell'alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) - global trends 2009 - pubblica­to ieri. Si tratta del numero più alto dalla metà degli anni Novanta mentre il numero di rifugiati rientrati spontaneamente a ca­sa è il più basso degli ultimi venti anni. La I percentuale di sfollati, persone in fuga dai conflitti all'interno del proprio paese, è cre­sciuta del 4%: alla fine del 2009 erano 27 .1 milioni. L'aumento è dovuto principalmen­te al perdurare dei combattimenti nella re­pubblica democratica del Congo, in Paki­stan e Somalia. Il numero di nuove do- !mande di asilo nel mondo è aumentato di circa un milione.

 

domenica 27 giugno 2010

BALLETTI E SPROLOQUI

Si è concluso il G20 inutile come il G8. Si tratta di balletti e passerelle a spese delle singole nazioni. Ricordate la serie dei G8? Con minor spesa avrebbero già ricostruito L'Aquila.


Il cardinal Bertone nei suoi deliri diurni e notturni sogna "vescovi sequestrati come nei regimi comunisti" mentre i giudici in Belgio hanno perquisito le sedi episcopali con una operazione da professionisti nel pieno rispetto delle persone.


Il ministro Brancher ha rilasciato una intervista in evidente stato confusionale,eco dello stato confusionale in cui si trova l'intero governo con dichiarazioni che, anche nel caso di Cota, suonano come vere minacce ai giudici.


Ancora una volta in questi giorni abbiamo ricevuto una alta lezione di dignità, di coraggio e di rispetto delle regole istituzionali dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

CAMPO TEOLOGICO DI PRA' CATINAT

Abbiamo vissuto una "due giorni" dove l'intensità e la pace si sono fuse insieme nello stupendo scenario delle Alpi. In larga misura eravamo sconosciuti gli uni agli altri: Da Bergamo, Pinerolo, Alessandria, Cuneo, Torino, Genova e Forno Canavese.... Bastano a volte quindici persone per dar vita ad un campo teologico di livello.

Dorina e Fiorenza hanno preparato i 4 momenti preghiera, Luca Gianpaolo e Fiorentina hanno preparato l'eucarestia. Francesco Giusti ha presentato il progetto del "Corso biennale di Teologia del Pluralismo religioso". Insieme abbiamo stabilito metodo, periodicità, orari e luogo. Il corso si svolgerà a Torino per favorire le persone che vengono da città lontane.

Nella mia relazione sull'identità cristiana (storia, patologia , ambiguità, illusione di transidentità come ideologia che elabora il superamento dello stesso bisogno di identità......) ho cercato di documentare il vasto panorama della ricerca degli ultimi secoli. Il confronto ha dato luogo ad un dialogo vivace, lungo, appassionato, e costruttivo.

Sono emerse alcune direzioni di lavoro:

1) Ogni anno si vuole ripetere ed allargare l'incontro di Prà Catinat come campo teologico su un tema preciso e prestabilito. La fecondità di questo incontro ci ha convinti del fatto che lavorare attorno ad un tema particolare diventa più fruttuoso se arriviamo con mesi di riflessioni, letture, confronti.

2) Il corso di teologia del pluralismo religioso inizia sabato 9 ottobre alle ore 15 e si protrae fino alle 18,30. Con periodicità di un incontro ogni 6 settimane. La partecipazione è libera ed aperta, con l'assunzione di un preciso impegno di partecipazione.

3) I partecipanti al corso verificheranno la possibilità di un viaggio di studio e di spiritualità in Palestina con particolare attenzione ai luoghi della vita di Gesù e all'incontro con le persone .

Molto presto forniremo una presentazione ampia, precisa e dettagliata del programma di lavoro.

Per ora, per le prime informazioni potete rivolgervi a:

Francesco Giusti:  320/0842573
Fiorentina Charrier:  0121/72857 - 339/4018699
Dorina: audori@tiscali.it

ABBANDONO

Ricevo e pubblico

.....Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky. Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009.
 Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno. Causa terremoto.

Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata. Ammutolisce.
Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere.
Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto.

Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa.
Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio.

E mi sale il groppo alla gola. Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi.
Ed io lo faccio.

Le racconto del centro militarizzato.
Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio.
Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati.
Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire.
Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire.

E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.
Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo.
Le racconto che pagheremo l'i.c.i. ed i mutui sulle case distrutte. E ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti.

Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta.
Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.

Che lo stato non versa ai cittadini senza casa, che si gestiscono da soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto.
Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.
Che io pago ,in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.

La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso.
Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz'anima. Senza neanche un giornalaio. O un bar.
Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri.

Le racconto dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. Le racconto di una città che muore.
E lei mi risponde, con la voce che le trema.
" Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo. Chiamate la stampa. Devono scriverlo."

Loro non scrivono , voi fate girare.

GILBERTO SQUIZZATO: UN GIORNALISTA MOBBIZZATO

Mobbizzato in Rai da cinque anni. Ora spiega
perché viale Mazzini deve tornare ai cittadini

Gilberto Squizzato, ideatore di fiction a basso costo, è autore di "La tv che non c'è", un'inchiesta sui mali di una televisione pubblica che va riformata il prima possibile

 

“Ogni giorno, da cinque anni, vado nel mio ufficio di Corso Sempione, in attesa di conoscere su quale dei tanti progetti di fiction da me proposti posso e devo finalmente rimettermi all’opera”. Gilberto Squizzato, trent’anni in Rai come giornalista, autore e regista, nel ’95 crea nella sede di Milano un modello di produzione di fiction a basso costo che lo porta a ricevere diversi premi e riconoscimenti, sia in Italia che all’estero. Una bella soddisfazione, insufficiente però a evitare che la sua linea di produzione nel 2005 venga chiusa. “Da allora non ho più ricevuto alcun incarico di ideazione o realizzazione. Forse oggi, in tempi di vacche magre, con 200 milioni di passivo previsti dal bilancio Rai, quel modello low cost meriterebbe di essere recuperato, anche per mettere all’opera tanti nuovi giovani autori”.

Michele Santoro e Paolo Ruffini hanno vinto la causa che hanno fatto all’azienda per continuare a lavorare… E a lei com’è andata?

“Il Tribunale del lavoro a dicembre 2008 ha ordinato alla Rai di restituirmi al mio ruolo di autore e regista di docufiction e real movie fortemente ancorati all’attualità. Attendo da un anno e mezzo, con comprensibile impazienza, che sia applicata la sentenza”.

Se no?

“Dovrò tutelare la mia dignità professionale, come ha detto Ruffini, a cui il giudice ha dato ragione. Il presidente Garimberti, comunque, ha dichiarato che le sentenze del tribunale vanno sempre eseguite, anche quando non piacciono all’azienda”.

Agostino Saccà, quand’era direttore di Rai Fiction, ha accentrato su di sé il potere di promuovere e finanziare le nuove produzioni. E i real movie da lei diretti non sono più piaciuti…

“Forse costavano troppo poco, non so… O forse non era gradito che nascessero all’interno dell’azienda con l’apporto di troupe e mezzi Rai. Ma il problema è molto più ampio e non riguarda la mia persona: l’accentramento della fiction imposto da Saccà ha sottratto alle direzioni di ogni rete una parte consistente della loro autonomia editoriale. Mi pare che ora si voglia accentrare anche l’intrattenimento di tutte le reti sotto un’unica direzione. Ma un’azienda editoriale troppo accentrata non può che portare a un’omologazione del prodotto”.

L’ideazione e produzione dei programmi è sempre più affidata a società esterne. Che ne sarà della Rai?

“Se prevarrà questo orientamento, la tv pubblica rischia di ridursi a una semplice società finanziaria destinata a mettere in onda quasi soltanto programmi pensati e realizzati al suo esterno. Ma quel punto, per coerenza, bisognerebbe privatizzarla”.

Nel suo libro La tv che non c’è, come e perché riformare la Rai (Minimum Fax) lei però afferma che la televisione pubblica non può essere privatizzata.

“Come l’acqua, la Rai va considerata un bene comune, strategico e vitale. Quindi va riconsegnata ai cittadini, attraverso un Consiglio di amministrazione o un Comitato editoriale in cui la maggioranza sia espressa non da rappresentanti del sistema politico, ma della composita realtà del Paese: membri scelti dalle associazioni degli utenti, dal mondo del lavoro, della cultura, degli autori, dell’editoria, dell’arte e dello spettacolo. Solo una Rai svincolata dalla morsa dei partiti e da ogni interferenza del governo può garantire ai cittadini un’informazione autenticamente libera, autonoma e pluralista ”.

Il libro inizia con una dedica al “colore viola” e si conclude con la proposta di una legge di iniziativa popolare. Per riformare la tv pubblica si può solo partire dal basso?

“Sarebbe stupendo se fossero i partiti a fare un passo indietro. Ma nessuno di loro ha finora voluto praticare un reale disarmo bilaterale. Solo una forte mobilitazione dell’opinione pubblica potrà indurli a ritirarsi dal servizio pubblico”.

Il presidente Garimberti ha detto che “o si cambia o si muore”…

“È così. Ma chi voleva far morire la Rai non era forse la P2? È questo che intendiamo permettere?”.

Se non muore, la tv pubblica invecchia: per i giovani oggi è quasi impossibile essere assunti…

“Sono centinaia i giovani che lavorano ai programmi di rete, ma in larga maggioranza vengono assunti temporaneamente dalle società esterne che producono in appalto. Queste energie fresche e innovative devono invece diventare il nuovo nerbo editoriale del servizio pubblico, che altrimenti rischia di perdere contatto con la realtà e risultare marginale nel nuovo mondo multimediale. Al sindacato dei giornalisti Rai proporrei una formidabile prova di solidarietà dei “garantiti” verso i giovani disoccupati: indire un referendum tra i colleghi su una proposta di autoriduzione dello stipendio del 2% per i redattori, 3% per i capiredattori e 10% per i direttori. La cifra risparmiata andrebbe reinvestita in nuovi contratti regolari e stabili per giovani giornalisti”.

Lei scrive che l’attuale sistema di governance della Rai non consente di rimuovere un direttore di tg che gestisca l’informazione in modo scorretto. Mi viene in mente Augusto Minzolini. Sbaglio?

“Ho finito di scrivere il libro alcune settimane prima che Minzolini fosse nominato alla direzione del Tg1. Il problema non sono le singole persone, ma l’intero sistema Rai: come si potrà rimuovere un dirigente o un direttore che abbia disatteso i doveri del servizio pubblico se la sua nomina è di fonte politica? Anche per questo i meccanismi di scelta dei vertici aziendali devono essere sottratti una volta per tutte all’arbitrio della partitocrazia. Se poi ci mettiamo anche il conflitto di interessi…”.

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LA PIU' TERRIBILE STANCHEZZA

 

Esiste una stanchezza dell' intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze...

E' un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare dell' anima.


( F. Pessoa).

COMPAGNI

Cari compagni, sì, compagni, perché è un nome bello e antico, che non dobbiamo lasciare in disuso; deriva dal latino "cum panis", che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane. Coloro che lo fanno condividono anche l'esistenza. Mario Rigoni Sterm

 

MARCHIONNE L’IMPERATORE

Sotto il ricatto pesante (o voti sì o ti sbatto fuori) gli operai hanno dimostrato grande consapevolezza e dignità. La FIAT non ha trovato dei servi, ma degli operai e delle operaie che, anche quando hanno votato sì, non hanno svenduto la loro dignità. Del resto il 36 per cento dei NO dice quanto sia viva e forte la coscienza dei diritti.

Ora il "signore della FIAT" si riserva la decisione… Vuole farla piovere dall'alto e far piegare i lavoratori, ma i suoi conti non sono così sicuri.

 

MC CHRYSTAL LICENZIATO

Il capo supremo della guerra di invasione in Afghanistan –alla quale partecipano tanti altri alleati – è un uomo che sa solo fare la guerra.

Le sue dichiarazioni contro Obama lo mettono in un angolo, ma la guerra è sempre più insensata e l'illusione di portare la democrazia è ora anche ridicola. Il suo licenziamento è una buona notizia, ma è la guerra che bisogna licenziare, porre fine all'invasione e cercare altre strade per la democrazia e la pace.

 

L’AQUILA

Contate sessanta giorni, anche molto di meno, e in Abruzzo sarà autunno.

Questi erano i mesi in cui anche il clima poteva favorire la ricostruzione. Ora, dopo le mille chiacchiere del governo e le grandi parate e i fatui giochi di immagine, il riflettore si è spento.

Il governo ha abbandonato la città e la regione. Bertolaso è in vacanza e la disperazione della città è visibile nelle macerie immobili. Sì, è un vero abbandono alla vigilia dell'autunno.

 

venerdì 25 giugno 2010

MARAMOTTI

NON

FACCIAMOLI

DEL MALE

IN CASA…

PIUTTOSTO

 

RINGRAZIAMO

LA CRICCA

CHE SE L'HA

TROVATA!

 

LA RADIO NEL NOME DI BASAGLIA

La questione della guarigione è al centro del primo convegno nazionale ideato da persone e associazioni con l'esperienza del disturbo mentale "Impazzire si può", in programma da oggi al 24 a Trieste, nel Parco di San Giovanni a trent'anni dalla scomparsa di Franco Basaglia. Testimonial dell´'niziativa l'attore Fabrizio Gifuni, il Basaglia della fiction C'era una volta la città dei matti, e la scrittrice Dacia Maraini. A Trieste si terrà per l'occasione il raduno nazionale delle radio per la salute mentale, presenti il conduttore di Caterpillar Massimo Cirri e lo staff di Radio Fragola: il progetto è quello di registrare una trasmissione comune sui temi di "Impazzire si può", in onda su tutte le emittenti. Radio2 Rai, grazie a Io, Chiara e l'Oscuro, condotto dalla scrittrice Chiara Gamberale seguirà il tema del convegno di Trieste: "Impazzire si può" sarà il filo conduttore del programma con approfondimenti specifici. Martedì alle 10, sarà dedicato a "Impazzire si può (A un passo da...)", con intervista introduttiva a Massimo Cirri, mercoledì affronterà il tema del Forum di Trieste, "Guarire si deve". E infine giovedì si parlerà di "Ordinaria follia".

 

LEGGENDO LA LETTERA DI GIACOMO


Nella lettura dei gruppi biblici in comunità tutto ha suscitato un grande interesse.
Giacomo parla con concretezza anche quando trae dal suo zaino sapienziale alcuni luoghi comuni. Abbiamo dedicato a questa piccola lettura tutti i gruppi del mese di giugno.
Dunque… nessuno/a riesce a domare la lingua. Tutti e tutte abbiamo acceso qualche falò con una parola imprudente, violenta, arrogante o mendace.
Ma, a mio avviso, spesso non sono i conflitti anche aspri che portano i danni peggiori. Nelle relazioni, ricordavo in gruppo a partire dalla mia discutibile esperienza politica, associativa, ecclesiale e comunitaria, i danni peggiori mi sembrano causati da altri comportamenti. Spesso, forse con l'intenzione di mediare i conflitti, si fa un discorso ad A, un altro a B e un terzo discorso a C. In genere ciò avviene appoggiando l'idea del più forte o di chi si allea in vista di qualche progetto o di qualche "scalata". In questo modo apparentemente non si "rompe" con nessuno, si lasciano aperte tutte le strade, ma presto risulta chiaro – per chi sa vedere – che questo stile genera fraintendimenti, conflitti repressi, disagio. Soprattutto non ci si educa al coraggio e alla coerenza. Si resta prigionieri della paura del conflitto.
Quando in un "pollaio ci sono troppi galli" (si pensi alla sinistra italiana e alle varie forme associative), sotto le dichiarazioni ossessivamente ripetute del bisogno di buone relazioni,spesso si nasconde dell'altro: rivalità,  gelosie, grossolane prevaricazioni rivestite di responsabilità e di autonomia. La radiografia delle relazioni è una operazione complessa in cui è necessario diventare consapevoli che il lupo che è in noi si traveste spesso e volentieri da agnello.

DUE INCONTRI A TAORMINA

Reduce dall'incontro di Prà Catinat, lunedì 28 giugno e martedì 29 giugno conto di essere a Taormina (Messina).

L'Associazione Penelope ha organizzato per lunedì 28 alle ore 17,30 un pubblico dibattito su "Omosessualità – chiesa cattolica – morale religiosa".

Martedì 29 nel mattino, sempre a Villa Ragno, l'incontro è riservato ai volontari e alle volontarie in Servizio Civile "per una cittadinanza attiva".

Per informazioni: Maria Lucia Ferrara a volontari@associazionepenenlope.it

Per contattarmi in viaggio: 340/8615482

 

ITALIA ITALIA

La lobby del cemento è in azione. Vogliono un altro condono.
Sarebbe il quarto condono edilizio dopo quelli del 1985, 1994, 2003. Torna lo spettro della sanatoria.
Ovviamente gli speculatori si trovano tutti d'accordo e tutti del partito della libertà: Tancredi, Fratin, Latronico.
  
 LA SUORINA IN  AFFARI
  La suorina ........ poverina....... Come vedete le suore e i preti vanno sempre a finire tra i "poveracci" dirigenti di una immensa banca........
                         -------- Sono state necessarie due votazioni, ma alla fine, dopo una riunione turbolenta del consiglio generale della Compagnia di San Paolo, suor Giuliana Galli, 75 anni, religiosa simbolo del Cottolengo di Torino, è stata eletta vicepresidente della Fondazione in cui entrò due anni fa, guadagnandosi il soprannome di "sorella banca".
Suor Giuliana dovrebbe riportare la pace all'interno dell'ente primo azionista di Intesa-San Paolo.
Sostituisce Elsa Fornero, passata in banca come vicaria di Giovanni Bazoli, ed è la prima religiosa a ricoprire un ruolo di governo in una delle principali istituzioni economiche-finanziarie del Paese.
Questa la chiesa dei poveri, amica dei ricchi, che fa la carità, la beneficienza...... Preti e Suore li vedi sempre tra le montagne di soldi. Fa eccezione il povero Sepe.
 COMPAGNI
 Ridicolaggini. Qualcuno ad un'assemblea del Partito Democratico si è rivolto al pubblico dicendo "compagni".
Come se avesse bestemmiato......
Non possiamo più usare queste belle parole ricche di storia? Tu vuoi dire amici e amiche?
Va bene, ma compagni non è affatto una parola da archiviare......
 NON  ESISTE
 Finalmente qualcuno l'ha detto. La Padania non esiste.
E' una invenzione per far propaganda e affari, una patria immaginaria......
 GRAZIE PRESIDENTE
 Lo ripeto. Il Presidente della Repubblica si è fatto sentire ricordando che è tempo di "pensare solo alla manovra" e di dare priorità ai problemi reali del Paese.
La legge bavaglio può attendere.
 I SINDACI
 Bravi i sindaci. la loro mobilitazione è decisiva. sono gli unici che possono bloccare le iniquità della manovra.
Se trovano altri momenti di lotta unitaria, si raggiungerà una vera mobilitazione del territorio.

PRESA DI POSIZIONE DI "NOI SIAMO CHIESA"

         SIAMO CHIESA

 Via N. Benino 3   00122 Roma

  Via Bagutta 12 20121 Milano

Tel. 3331309765 --+39-022664753

           E-mail vi.bel@iol.it                                           COMUNICATO STAMPA

        www.noisiamochiesa.org

 

Il crocifisso deve essere solo un simbolo della fede. “Noi Siamo Chiesa”, come tanti cattolici che si richiamano al Concilio, è contro la campagna del governo e del Vaticano per riformare la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo del 3 novembre

 

            Oggi si terrà a Roma una conferenza stampa di presentazione di un convegno di area governativa  che si terrà domani per polemizzare contro la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 3 novembre scorso, che ha giudicato che l’esposizione del crocifisso nelle scuole di Stato è in contraddizione con l’art.9 della Convenzione europea per la tutela dei diritti dell’uomo (in connessione con l’art.2 del Protocollo n.1). L’ultimo editoriale di Cilviltà Cattolica e un documento della Presidenza della CEI del 18 giugno vanno nella stessa direzione mentre il Vaticano si è attivato da mesi presso gli Stati membri del Consiglio d’Europa e presso altri movimenti cristiani perché contrastino la sentenza di novembre. Ugualmente il Prof. Carlo Cardia ha pubblicato un testo “Identità culturale e religiosa europea. La questione del crocifisso” che è stato esplicitamente sponsorizzato dal governo. Si sta quindi intensificando la campagna politica e mediatica perché la Corte, nel giudizio d’appello che si terrà a Strasburgo il 30 giugno, modifichi la sentenza di primo grado.

            Non hanno molti strumenti per fare sentire la loro opinione quanti dissentono da questa mobilitazione, non condividendo la posizione dei vertici delle istituzioni e dei maggiori partiti. “Noi Siamo Chiesa” fa parte di questa area di opinione, in particolare presente tra tanti cattolici, che si augura la conferma della sentenza. “Noi Siamo Chiesa” ritiene infatti che il crocifisso sia un simbolo religioso sul quale tutti i cristiani debbano meditare nel raccoglimento delle loro coscienze, sia nella preghiera individuale che in quella comunitaria. Si pretende invece di considerare il crocifisso come un simbolo stesso dell’identità e della cultura nazionale ma ciò è in contraddizione con lo spirito e il dettato della Costituzione e dello stesso Concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica del 1984. La strumentalizzazione di questo simbolo nel nostro paese è fatta non solo da cattolici fondamentalisti (nostalgici  di una  “cristianità” finito da molto tempo) ma anche da forze politiche e culturali estranee a ogni riflessione evangelicamente ispirata.

            “Noi Siamo Chiesa”, anche interloquendo con la Corte con un intervento diretto ad essa inviato  il 23 maggio, ha fatto presente le caratteristiche di paese multireligioso e multiculturale che il nostro paese ha acquisito negli ultimi anni e che rendono ancora più opportuni e utili, per la coesione sociale, i principi riconosciuti dalla Corte. Anche le chiese protestanti presenti in Italia (mozione votata dalla XIII assemblea della FCEI – Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane- nel novembre 2003) hanno preso una posizione contraria all’esposizione del crocifisso nelle scuole. La posizione di “Noi Siamo Chiesa” è esplicitamente appoggiata da movimenti ed organizzazioni cattoliche, che si ispirano al Concilio Vaticano II, presenti in Europa, tra cui le Comunità Cristiane di base, l’European Network Cheurch on the Move, la rete spagnola Redes Cristianas, la rete francese Parvis, L’Observatoire Chrétienne sur la Laicité,  Nous Sommes aussi l’Eglise ecc…. 

            Credenti e non credenti dovrebbero meditare le parole del senatore Pietro Ichino, che così concludeva nell’aula del Senato il suo intervento il 4 novembre 2009 all’indomani della sentenza di primo grado : “Questo uso del crocefisso mi disturba come credente: perché Cristo non è morto in croce soltanto per il nostro Paese, né soltanto per i Paesi europei; e il suo Vangelo non si identifica affatto con la nostra cultura, ma è stato dato a tutta l’umanità. Questo uso del crocefisso come bandiera, o come simbolo di una cultura per distinguerla dalle altre, se compiuto dai credenti, costituirebbe una violazione del primo comandamento biblico: “Non usare il nome di Dio invano”. Se è compiuto dallo Stato laico, vedo in esso un’appropriazione indebita. E chiedo che esso cessi al più presto: per rispetto dei cristiani prima ancora che dei non cristiani”.

                                                                 

Roma,  22 giugno 2010                                                  NOI SIAMO CHIESA”

                                                                   

 

 

QUELLE PAROLE CHE GRONDANO SANGUE

di Adriano Prosperi

Mussolini? Un leader, con gli altri, tra gli altri. Così appare in mezzo a un'insalata mista di statisti italiani e di papi nella traccia più politica fra tutte quelle proposte agli esami di maturità. La traccia ha il tema conduttore del "ruolo dei giovani nella storia e nella politica". E introduce brani di discorsi sotto il titolo "Parlano i leader". Che cosa è un leader, il vocabolario Zingarelli che ho sott'occhio lo spiega così: "Capo di un partito o di un movimento politico di indiscusso prestigio". Indiscusso il prestigio di Mussolini? La traccia è completata da una frase fra tutte celebre, più di tutte esecrabile nella storia di un regime nato da un delitto: è quella tratta dal discorso pronunciato da Mussolini il 3 gennaio 1925 alla Camera. Questo è il discorso del leader proposto alla riflessione e all'ammirazione dei giovani. E' proprio quello della pagina più cupa e più truce della storia italiana: la rivendicazione della responsabilità personale di Mussolini nell'assassinio di Matteotti. Fu il discorso di un capobanda, di colui che si dichiarò capo di un'organizzazione a delinquere.

Questo e non altro dicono le frasi selezionate dagli esperti del ministero. Ora, se questo è un leader di indiscusso prestigio, è inevitabile che dalla memoria del paese e dalle menti dei suoi giovani scompaia l'ombra nobilissima di Matteotti. Il suo nome evocava finora una delle presenze più sacre della storia e della politica italiana del '900. Quel nome riassumeva da solo le virtù politiche del leader degno di essere ammirato e ricordato in un paese dove le regole democratiche sono state reintrodotte solo al termine di un conflitto mondiale, al prezzo di infiniti sacrifici e dolori, riemergendo a fatica dall'abisso della vergogna e della corruzione di ogni ordine civile. Se ha senso l'esistenza di una scuola pubblica come palestra di trasmissione di valori e formazione di una maturità civile e politica, il nome di Matteotti è quello che emerge dal bilancio storico del '900 italiano come il più degno in assoluto di essere ricordato: ci sono frasi del suo discorso parlamentare che sono scolpite nei luoghi di memoria del paese e che gli garantiscono l'indiscusso ruolo di vero leader nella nostra storia politica. Su testi come quelli i giovani possono imparare a esercitare i loro diritti e doveri di cittadini nella repubblica democratica e costituzionale dove credevamo di vivere. In tempi in cui la corruzione degli ordinamenti pubblici e dei comportamenti privati deprime ogni voglia di partecipazione onesta alla cosa pubblica, si dovrebbe riproporre alla conoscenza delle giovani generazioni non l'assassino ma l'assassinato.

La pagina scritta da questa proposta rappresenta un salto di qualità nella storia della scuola pubblica italiana di cui sarebbe sbagliato non registrare l'importanza. Abbiamo lamentato finora che a questa scuola sia stato imposto un regime di tagli tali da avvilire in tutte le forme la figura dell'insegnante e da far sbiadire l'offerta della scuola pubblica come luogo germinale della coscienza civile. Ma oggi per la prima volta è stata data una sterzata netta immettendo tra i modelli di testi su cui da oggi in poi si eserciteranno preventivamente i candidati all'esame di maturità il più ignobile tra tutti i documenti della nostra storia.
Nelle tracce di storia si accosta un brano di Primo Levi a una domanda di riflessione storica sulla vicenda delle foibe. Si tratta di una proposta che si presenta sotto il segno di una complicata bilancia politica: su di un piatto la violenza dei lager nazisti, sull'altro la violenza dei partigiani comunisti. Che poi si possa fare un ottimo lavoro seguendo sul serio la traccia delle foibe è un altro discorso: sappiamo infatti quanto lavoro sia stato fatto dagli esperti su questo tema, seguendo sui tempi lunghi il filo conduttore della tragica storia dei nazionalismi scatenati al confine orientale d'Italia con la fine dell'Austria imperiale.

La letteratura sull'argomento è ricchissima: ma i nomi di studiosi come Enzo Collotti, Gianni Oliva, Joze Pirjevec (a sua cura il recentissimo Foibe, Einaudi 2009) sono rimasti al di fuori del mondo della scuola per la povertà delle biblioteche scolastiche e per la cancellazione di ogni forma di aggiornamento dei docenti: e forse sono ignorati dagli esperti anche perché sospetti di essere di sinistra. Di fatto la ricerca di un velo bi-partigiano e ambidestro qual è quello che copre le due tracce non è certo un "rappresentare tutta l'Italia". Misera Italia quella a cui si dà in pasto alla sinistra una pagina purchessia col nome del grandissimo, asciutto e severo testimone della Shoah; e si dà alla destra un colpo di grancassa sul tema che da tempo è il cavallo della propaganda contro gli eterni "comunisti" della maniacale ossessione berlusconiana.

(23 giugno 2010) © Riproduzione riservata

 

giovedì 24 giugno 2010

UNA VITA CONTRO L'INDIFFERENZA

(Luca 9,51  -  62)
 
"Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perchè era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio. Mentre andavano per la strada un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada". Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore concedimi di andare a seppellire prima mio padre": Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio": Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa". Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".
 
 
Con questi versetti inizia la lunga sezione del vangelo di Luca che viene indicata come: "viaggio verso Gerusalemme".
Gesù, ormai ben consapevole della sua missione di testimone ed annunciatore del Regno di Dio, decide di portare la sua parola nel cuore del giudaismo del suo tempo, nella "città santa".
L'espressione originale di Luca è vigorosa ed efficace: Gesù "fece il muso duro". Probabilmente l'evangelista con questa espressione "fotografica" vuole comunicarci che Gesù , con commozione e con fatica, raccolse tutte le sue forze rompendo ogni indugio. Presagiva che per lui Gerusalemme, luogo del potere politico e sacerdotale, non sarebbe stata una terra ospitale. Ci sono momenti nella vita in cui bisogna raccogliere tutte le forze per non indietreggiare e per non tradire.
Sembra detto anche per noi.
Se vogliamo che in questa Italia sopravviva un pezzo di democrazia, bisogna fare il muso duro, bisogna sapersi opporre.
La nuova edizione della Bibbia di Gerusalemme traduce: "Gesù prese la ferma decisione". In realtà il testo greco è più forte, come ho annotato.
 
GESU' AMICO DELLA LIBERTA'
 
I versetti 52  -  56 delineano un forte contrasto e disegnano due atteggiamenti profondamente diversi.
Al rifiuto dei samaritani di accogliere Gesù, Giacomo e  Giovanni reagiscono con violenza e fanatismo: vorrebbero che Gesù invocasse con loro il fuoco dello sterminio.
Il maestro li guardò con commiserazione e li rimproverò con fermezza e fece cenno di proseguire verso un altro villaggio.
Così il gruppo continuò il suo cammino.
Gesù propone e rispetta. Sa fare i conti con la responsabilità e la libertà delle persone che incontra. Soprattutto sa accettare anche il rifiuto e, dove trova una strada chiusa, non interrompe il cammino, ma cerca un sentiero aperto.
Mi sembra così importante questa lezione di Gesù: la testimonianza e la predicazione cristiana sono una proposta, mai una imposizione. Tutte le forzature che le gerarchie cattoliche esercitano per influenzare le coscienze o per "premere" e farsi valere nelle istituzioni civili, costituiscono una vera e propria deviazione dallo spirito  che animò Gesù.
Non costruiremo convivenze pacifiche se non sapremo rispettare i percorsi diversi delle persone.
Ogni volta che parliamo di Dio o del vangelo in termini di imposizione, ricadiamo in quella cultura "missionaria" in forza della quale abbiamo colonizzato interi popoli ed abbiamo reso la fede alleata delle forze oppressive e nemica della libertà.
Proporre è più impegnativo che imporre perchè si tratta di "documentare" la proposta con la testimonianza concreta della nostra vita.
Gesù ha saputo avanzare le proposte più "sovversive" e paradossali e nello stesso tempo lasciare alle persone la responsabilità e la libertà delle loro scelte e delle loro decisioni.
 
 
SEGUIRE GESU' NON E' UN' IDEA
 
Solo Luca riporta in modo così esteso e paradossale questo dialogo di Gesù con singole persone rispetto al seguirlo.
Il Vangelo di Matteo (8,18 - 22) riporta questa parte in modo molto più contratto.
Probabilmente questi versetti sono la eco fedele delle "proposte" avanzate al gruppo degli itineranti, cioè quelle donne e quegli uomini che andavano con Gesù sui sentieri della Palestina.
Altri discepoli rimanevano nei villaggi, cercando di praticare il messaggio di Gesù in una vita sedentaria.
Qui, in ogni caso, quando negli anni 80 - 90   viene scritto il Vangelo di Luca, il redattore (probabilmente l'animatore della comunità) vuole contrastare la "tentazione" di ammorbidire la sequela di Gesù e ne ripropone il messaggio con alcuni "paradossi".
Resta sovrana per ognuno degli interlocutori la libertà di rispondere o di rifiutare, ma la strada di Gesù non può essere annacquata o ridotta a formule religiose.
Questa tentazione di ridurre la fede cristiana ad un pò di perbenismo, di "accomodarla" ed ammansirla dentro uno stile di vita comodo e funzionale al "disordine stabilito", forse costituisce la nostra tentazione di oggi.
Troppe volte la fede si riduce ad una serie di "cerotti e francobolli religiosi", ma lo stile di vita è allineato.
La "bomba" evangelica è disinnescata, il fuoco dello spirito è soffocato, le parole e anche le denunce sono fiumi di retorica, i poveri sono il nostro "belletto" e la messa il nostro metterci la coscienza in pace.
Se non ci interessiamo ai problemi della società, se non partecipiamo alle lotte e ai momenti organizzati per difendere il diritto al lavoro, ad una scuola qualificata, ad una informazione libera, ad una democrazia affettiva delle donne e degli uomini, ad una accoglienza dignitosa degli stranieri.....
dov'è la nostra fede?
Quale impatto, quale forza trasformatrice porta nelle nostre vite?
Se non ci indigniamo contro le "cricche" del governo e del vaticano, dov'è la nostra passione per la giustizia?
I versetti del vangelo di Luca non intendono promuovere uno stile di vita eroico.
Ci sollecitano però alla responsabilità, all'azione concreta perchè la nostra fede non si riduca a chiacchiere religiose e bigotte.
Riporto una preghiera di monaci cistercensi che ci invita alla fiducia e al rischio della sequela di Gesù.
 
PRENDI IL LARGO
 
Prendi il largo verso le regioni sconosciute
del tuo essere segreto;
liberato dalla paura,
gusterai un giorno la pace
che Dio stesso pone dentro di te.
Prendi il largo:
abbandona la tua vita alla corrente della fede;
se hai il coraggio di partire
le onde ti porteranno in mare aperto
in un battesimo di schiuma e di sole.
Prendi il largo
alla voce di Colui che sostiene il tuo slancio;
gli abissi della morte
sono pronti ad inghiottirti;
ma Dio calma le onde e fa tacere l'uragano.
Prendi il largo,
immergiti nel cuore di una vita
fremente di speranza;
vedrai levarsi l'aurora senza tramonto
che inonda con la sua gloria il nostro mondo tormentato.