venerdì 30 aprile 2010

GRANDI MANIPOLATORI

Attorno alla figura di monsignor Romero, a 30 anni dalla sua morte per assassinio, si fanno "commemorazioni" perverse, per ricuperarlo all'istituzione cattolica ufficiale che lo lasciò solo e lo abbandonò, in piena complicità con coloro che lo uccisero.

"Ed eccolo qui il Romero che si vorrebbe "non manipolato". Delgado lo dipinge come un uomo dalla salute cagionevole e psicologicamente un po' instabile, ma reso forte da un intenso amore per la Vergine Maria e una totale obbedienza al magistero dei papi. E ne evidenzia la spiritualità preconciliare, una pratica religiosa centrata sull'amore per Gesù, per la Vergine Maria e per la Chiesa. Ma Delgado è in buona compagnia. Secondo Rafael Urrutia, attuale vicario generale di San Salvador ciò che caratterizzava Romero era "la sua grande preoccupazione di evangelizzare il popolo di Dio per muoverlo alla conversione".  E una carità "nutrita senza dubbio della vita di preghiera, della vita sacramentale, delle devozioni private al Sacro Cuore di Gesù e alla Vergine Maria, dell'amore per la Chiesa". Definendo "un'ingiusta semplificazione" quella di chi parla "della conversione di mons. Romero nei suoi ultimi tre anni di vita da arcivescovo", Sàenz Lacalle spiega che "il Servo di Dio ha sempre vissuto, dai suoi primi anni di sacerdozio, la sua conversione come un'esperienza di fede cristiana, con un profondo senso di abbandono in Dio e nella Chiesa di Cristo mediante una vita spirituale matura e profonda, radicata nella carità pastorale, che è il cammino specifico di santità per qualunque sacerdote".
Andrea Riccardi, sul Corriere della sera (24/3), lo descrive equidistante dal potere militare e dalla guerriglia, impegnato a respingere "le semplificazioni laceranti per cui o  si stava dalla parte dell'ordine o del popolo", e ciò in linea con quanto mons. Vincenzo Paglia, postulatore della causa di beatificazione dell'arcivescovo, scriveva a proposito di Romero due anni fa sull'Osservatore Romano (che in occasione del XXX anniversario ha invece preferito tacere): che, cioè, l'arcivescovo era "avverso sia alla violenza espressa dal governo militare sia a quella espressa dall'opposizione guerrigliera", che tentava "di porre rimedio alla violenza condannandola da qualunque parte venisse" e che "non mutò mai parere" sul fatto "che il comunismo fosse da condannare" (Adista 24 aprile).

Farlo "santo"? Che offesa, che miserabile operazione gerarchica!! Io penso che essere dichiarati santi da questa chiesa gerarchica sia un'offesa, una bestemmia, una falsificazione. Chi corre questo rischio di essere abusato spiritualmente con la "canonizzazione", dovrebbe aggiungere una "nota" nel suo testamento: nessuno si permetta di dichiararmi santo".

Maramotti: NON SI POSSONO FARE LE RIFORME ISTIUZIONALI CON BERLUSCONI ......  SENZA VIOLARE LA SUA PRIVACY!

LA SOCIETA' INSICURA

Baumann lo ripete nei trenta volumi che ha pubblicato in Italia: la società è sempre più votata all'insicurezza.

Dalle "nuvole" che bloccano la navigazione aerea al petrolio che "uccide" gli oceani e i mari, alle colline che franano, ai fiumi che straripano ... tutto parla di insicurezza. E non pensiamo al lavoro, alla casa, alla corsa disperata verso un pronto soccorso che a volte non si trova.

In questo contesto Putin e il governo italiano ci parlano di nucleare sicuro. Ecco che cosa ne pensa Rubbia che conosce la realtà di cui parla: "Non esiste un nucleare sicuro. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo. (Carlo Rubbia).

Se privatizzano l'acqua, l'acqua diventerà un bene "amaro" la cui sicurezza dipenderà dal portafoglio. E a Rosarno si lavora con tre euro all'ora. Puoi capire che "sicurezza" si offre al lavoratore e alla sua famiglia. Intanto l'onda nera dell'ultra destra razzista macchia l'Europa e, tutto sommato, le chiese cristiane sembrano avere le bocche chiuse. Anzi, la chiesa cattolica ufficiale, aldilà di un pò di retorica, è pienamente connivente con questi nuovi crociati. E poi ... ogni volta che si esplora "una fabbrica, un edificio pubblico ... si può scoprire un pò di amianto ... Che bella sicurezza ... Da queste lotte bisogna ripartire per cambiare le cose.

giovedì 29 aprile 2010

NOI VECCHI… UN PASSO INDIETRO

 

Quello che anche a sinistra manca è la capacità di lasciare il posto ad altri. La destra, si sa, è piena di uomini e donne che sono lì per interessi. Ma anche a sinistra credo che manchi la decisione necessaria per "lasciare il posto ad altri".

Nessuno dovrebbe poter restare in parlamento per più di due legislature e così sarebbe più facile garantire un avvicendamento necessario e proficuo.

Amministratori, senatori e onorevoli possono ritornare nei loro territori e lì continuare a svolgere un servizio, un impegno politico ricco di esperienza. Sulle "poltrone" occorre restare il minor tempo possibile. Anche nella esperienza ecclesiale chi è al potere o anche chi svolge un vero servizio ha la tendenza a restare a lungo nel suo ruolo. Apprezzo molto la chiesa valdese anche per questo fatto: a 70 anni ogni pastore va in pensione. Continuerà a prestare il suo prezioso ministero come pastore emerito, ma senza la responsabilità della cura pastorale e deve lasciare il suo posto ad un altro, ad un'altra. Se guardo la mia chiesa, la vedo piena di "autorità" irremovibili e anche di preti di grandi disponibilità che però permangono nel loro ruolo ben oltre i 70 anni. Noi vecchi facciamo fatica a liberare spazi di normale avvicendamento e poi ci lamentiamo che non crescono altre figure di riferimento.

Vedo che il desiderato e progettato progressivo lasciar spazio ad altri nei servizi alla comunità va accelerato con due riscontri positivi: altri crescono in competenza e responsabilità e io potrò così dedicarmi con disponibilità ancora maggiore a persone, a gruppi e comunità in cui il ministero può essere più utile… E poi…alla soglia dei 72 anni mi sarà possibile qualche volta andare a letto prima di mezzanotte e dormire qualche mattino fino alle 7?

Il che non mi farà male… Così qualche volta ubbidirò al "comandamento" biblico del sabato.

 

UN LIBRO IMPEGNATIVO



HANS KUNG, Ciò che credo, Rizzoli, Milano 2010, pagg. 364, € 20.



È un libro "testimonianza" in cui il lettore e la lettrice trovano l'itinerario di fede dell'Autore. Pagine in cui vive un intreccio fecondo di scienza, coscienza e teologia. Per Kung avere fiducia nella vita e avere fiducia in Dio si accompagnano e si sostengono a vicenda. La vita di Kung è davvero una lunga battaglia contro ogni dogmatismo religioso e contro ogni semplicismo e riduzionismo. In queste pagine si avverte l'uomo credente pienamente consapevole della complessità del vivere.

Addirittura deliziose e liberanti le pagine dedicate alla figura di Gesù che non è per nulla il "Dio crocefisso": una formula completamente estranea al Secondo Testamento e alla realtà storica del nazareno: "In altre parole: l'informazione che spesso si dà già ai bambini davanti al Crocefisso, "qui è appeso il buon Dio", non è esatta… Un Dio crocifisso? Non posso concordare con questa tesi… Preferisco attenermi al Nuovo Testamento e alla Bibbia ebraica. Alla croce non è appeso Dio, bensì l'Unto di Dio, il suo "Cristo"… (pagg 263 – 264).

Per Kung è un tragico errore confondere Gesù con Dio.

Ma chi legge lentamente queste pagine resta colpito anche dall'umiltà, dalla umanità di questo vecchissimo teologo. Ritornerò con più attenzione su questo libro. Queste righe sono un semplice invito alla lettura.

SILENZIO

"E se io fossi medico e qualcuno mi chiedesse:"Che cosa devo fare?" risponderei: "Il primo rimedio, la condizione indispensabile per poter fare qualcosa é: procura il silenzio, introduci il silenzio".

Non si riesce più a sentire la parola di Dio: se la si annunzia con mezzi rumorosi, gridandola a squarciagola per coprire il silenzio, non  sarà più la parola di Dio.

"Procura il silenzio. Promuovi il silenzio". (Soren Aabye Kierkegaard).

mercoledì 28 aprile 2010

NONOSTANTE LA GERARCHIA

L'Unità di mercoledì 21 aprile riporta la registrazione delle "dieci confessioni" di una donna lesbica che si presenta a dieci preti per "confessarsi".

Risposte molto diverse e talune, almeno tre, assolutamente in disaccordo con i diktat del magistero cattolico. Dunque, nel secreto del confessionale, qualche prete osa disobberdire e mostrare un pizzico di intelligenza e di umanità, oltreché di Vangelo. Due pretii esprimono la loro incertezza, i loro dubbi. Insomma ... non c'è solo il Vaticano. Resta il fatto che a parlare chiaro in pubblico i preti ancora non hanno imparato.

RATZINGER PRIGIONIERO DELLE SETTE

 

Il notissimo vaticanista tedesco Hanspeter Oschwald ha scritto su Repubblica del 20 aprile:

 

«La credibilità della Chiesa oggi è debole, la sua autorevolezza diminuita. Le vere riforme non saranno

possibili sotto il pontificato di Ratzinger, ma dopo di lui. Perché attorno a Benedetto XVI c´è solo aria filtrata. E questi filtri sono il suo ambiente personale, l´assistente monsignor Gänswein, qualche cardinale molto conservatore, e poi i gruppi di potere, partendo dall´Opus Dei fino ad arrivare al molto più aperto Sant´Egidio, e in mezzo Focolarini, Legionari di Cristo, Comunione e Liberazione, Neocatecumenali. Cioè tutti quelli che pensano come il Papa, e agiscono nel nome del Santo Padre».

Si chiama così, Im Namen des Heiligen Vaters (Nel nome del Santo Padre), il nuovo libro del vaticanista tedesco Hanspeter Oschwald che esce oggi in Germania per l´editore Heyne, in coincidenza con l´anniversario dei cinque anni di pontificato di Benedetto XVI. Un volume che si concentra soprattutto, spiega il sottotitolo, su «come i poteri fondamentalisti guidano il Vaticano». Sono più di 40 anni che Oschwald analizza la Santa Sede. Giornalista prima all´agenzia di stampa Dpa, poi al quotidiano Die Welt, infine al settimanale Focus, l´ultima opera si concentra sul papato del suo connazionale tedesco, uomo e ambiente che conosce molto bene.

Un capitolo del libro riguarda l´assistente del Papa, monsignor Georg Gänswein. Non è una figura intrigante?

«Gänswein ha smentito di avere studiato dagli integralisti lefebrviani, come era stato detto. Ma l´anno scorso, per i 25 anni della sua prima messa, ha festeggiato nella Foresta nera con un vecchio rito latino. Le sue amicizie ruotano attorno alla cosiddetta "nobiltà nera", dai principi Thurn und Taxis ai Borghese. Lui in

casa mia una volta ha detto: "Che cosa volete voi progressisti? Non si possono attaccare i dogmi!"».

 

Si noti ancora: in tutta la chiesa cattolica non c'è un solo cardinale o un solo vescovo incarica effettiva che non sia stato eletto dagli ultimi due papi.

Il che vuol dire che abbiamo un episcopato allineato e soltanto qualche vescovo emerito esprime a volte qualche valutazione critica.

 

ANCHE L’UNGHERIA

 

L'Europa va a destra. Dopo l'Olanda e l'Italia, anche l'Ungheria.

Ovunque si registra questo spostamento, si deve constatare come la "predicazione" della paura produca effetti diffusi e devastanti.

L'odio per lo straniero fa strage della solidarietà e imprigiona in un nazionalismo che permette alle classi abbienti di consolidare la loro egemonia. Certo, si va consolidando una Europa in cui crescono la violenza e l'egoismo di gruppo e l'egoismo individuale.

E intanto risuonano le prime dichiarazioni di Vona, leader dell'ultradestra vittoriosa alle elezioni: "Basta con Zingari ed ebrei". Ce n'è abbastanza per allearsi subito con la nostra Lega Nord.

 

IL VETO DELLA LEGA IMPOVERISCE L’ITALIA

 

In Europa aveva messo tutti d'accordo: Mercedes Bresso è la presidente del Comitato delle Regioni europee. Un incarico che Bresso avrebbe potuto mantenere anche dopo aver perso le elezioni regionali. Basta il sì del Governo per mantenere un incarico di prestigio per l'Italia. Ma eco giungere il "no" della Lega, per bocca del neo-governatore Cota.

E l'Italia perde l'incarico.

 

martedì 27 aprile 2010

SE FINI VUOLE

Cinquanta e oltre sono i sostenitori del dissenso finiano. Se Fini vorrà potrà cambiare molte cose in Parlamento. La fuga dei "colonnelli" era scontata: hanno tutti un cadreghino da Berlusconi. Con 50 onorevoli può bloccare il Parlamento quando vuole. Probabilmente Fini non ha fretta. Ci vorrebbe uno scatto di coraggio.

MURO CHE CRESCE ANCORA

 

Il Muro di Berlino è morto di buona morte, ma non è arrivato a compiere trent'anni di vita, mentre, mentre l'altro muro, celebra adesso i suoi cinque secoli di età. L'interscambio disuguale, l'estorsione finanziaria, l'emorragia di capitali, il monopolio della tecnologia e dell'informazione e l'alienazione culturale, sono mattoni che giorno dopo giorno si aggiungono a misure che cresce il drenaggio di ricchezza e di sovranità dal Sud verso il Nord del mondo.

Eduardo Galeano

 

UNA LETTERA FIRMATA

Caro Don Franco, sono un giovane cattolico che ha seri problemi con la sua
chiesa...
Non riesce più a starci dentro! Non ne capisce le regole e non vede la sua
attinenza con il messaggio evangelico.
La vede superstiziosa e credulona in ogni sua forma e sostanza. Possibile
che abbiamo madonne che piangono solo? Davvero Dio è adirato contro di noi?
Siamo veramente messi mali rispetto a qualche centinaio di anni fa? I
Diritti dell'uomo forse non sono necessari per far contento Dio? Veggenti,
apparizioni, santi un po' isterici, son queste le "cose" che dobbiamo
seguire?
La vede imperniata da persone che vedono il diavolo un po' ovunque (ma è
possibile, è cosi potente? Il mondo è stato creato da Dio al fine di testare
gli uomini, capire quelli che avrebbero seguito lui e quelli che si
sarebbero fatti tentare dal diavolo), da vescovi distanti anni luce dalla
realtà di noi giovani, che vede nel sesso l'unico problema giovanile. Ma
davvero questa generazione ha cosi tanti problemi? Siamo. davvero cosi tanto
persi? Perché prima era tutto meglio? (O forse prima si sapeva di meno?).

Leggo che ora temono il crollo dell'8 per mille e le donazioni, ma meno
male! Mi spiace solo per quei preti che veramente lavorano per il prossimo
dimostrando ciò che le loro gerarchie non riescono a dimostrare...
Stanco di sentire invocare il nome di Dio, come se i loro errori fossero
voluti dalla provvidenza, stanco di vedere una chiesa che si sta riempiendo
di ritualisti che di cristiano hanno poco. Leggevo in un'intervista che il
priore dei Lefvriani dubita che tutti quelli fuori dalla chiesa cattolica
possano salvarsi (messaggio davvero cristiano eh? Ma non bisognerebbe
auspicarsi l'inferno per se e la salvezza per gli altri?). Ho paura di
questa gente, perché prende la religione come un'ideologia e creerà fanatici
che allontaneranno ancora di più noi giovani da Gesù.

Che fare? Abbandonare Santa Romana Chiesa? Per dove?
Un abbraccio
Il Dubbioso

CARISSIMO DUBBIOSO

come darti torto? Anch'io da cinquant'anni soffro questo disagio, ma non me ne sono ammalato né ho perso la fede.
Le madonne piangenti, gementi e terrificanti le ho messe alla porta con tutto l'arsenale devozionalistico e superstizioso: sindoni, apparizioni, diavoli, santi,veggenti, esorcisti, stregoni sacri. Ho sentito rinascere in me la fede quando ho distinto accuratamente tra Dio e apparato religioso. Con tutto il rispetto per le persone che l'istituzione ufficiale mena per il naso, ho cercato la strada che le Scritture e Gesù ci indicano.
Rispetto la scelta di chi è entrato nella chiesa valdese, a mio avviso più umana ed evangelica. Personalmente ritengo importante restare dentro la chiesa cattolica intesa come popolo di Dio per far crescere il dissenso e soprattutto una proposta diversa. In questa "permanenza" in dimensione ecumenica non ha più nessuna autorevolezza il vaticano.
E poi, carissimo Pietro, l'essenziale è cercare di vivere il Vangelo, seguire le tracce di Gesù. E' avvenuto uno "SCISMA GERARCHICO" nel senso che la gerarchia si è tagliata fuori dal popolo di Dio, dal sensus fidelium, dal cammino di gran parte dei credenti. Io, siccome mi sento chiesa-popolo, non voglio seguire questo partito scismatico e spero sempre che qualche gerarca ritorni alla chiesa e da burocrate diventi pastore.
Ma........sei mica matto a versare l'otto per mille alla chiesa cattolica......Ci sono tante possibilità sane e quindi occorre evitare di sostenere istituzioni patogene e oppressive.
Nel mio lungo ministero ho incontrato anche parecchie persone che mi hanno raccontato di aver visto madonne lacrimanti e sacri cuori trafitti o di sentire il diavolo. Ho sempre suggerito una cura efficace: lettura biblica seria, vita affettiva e sessuale serena, olio extravergine, verdura e frutta in abbondanza. Ho constatato che le madonne scomparivano e il sacro cuore trafitto diventava un Gesù di Nazaret sorridente.
Volevo solo dirti che Dio ci vuole umani, amanti della vita e capaci di accogliere la gioia tanto da diventare anche capaci di affrontare le numerose difficoltà che incontriamo per diventare persone coerenti e solidali nella nostra esistenza quotidiana.
Ti abbraccio forte.
                             don Franco

lunedì 26 aprile 2010

QUANDO L'ISTITUZIONE DIVENTA IL CENTRO

Il potere e il vangelo

di Eugenio Scalfari

 

È dalla donazione di Costantino che la Chiesa si dibatte tra l'attuazione del messaggio di Cristo e la difesa del potere temporale

 


Molti specialisti di Vaticano e di Chiesa hanno commentato i cinque anni di pontificato di Benedetto XVI il cui anniversario è ricorso il 19 aprile. Io non sono uno specialista di questioni vaticane né ecclesiastiche. È tuttavia evidente che la storia di un'istituzione bimillenaria di dimensioni mondiali interessa tutti ed i laici in modo speciale. Perciò sono anch'io partecipe di questo interesse e mi varrò, per introdurre i miei ragionamenti, delle parole del cardinale Carlo Maria Martini, al quale mi sento da tempo legato da sentimenti di grande considerazione. Le pronunciò in un discorso all'Istituto delle Scuole Cristiane a Roma il 3 maggio del 2007. Disse così: "A volte sembra possibile immaginare che non tutti stiamo vivendo nello stesso periodo storico. Alcuni è come se stessero ancora vivendo nel tempo del Concilio di Trento, altri in quello del Concilio Vaticano I. Alcuni hanno bene assimilato il Concilio Vaticano II, altri molto meno, altri ancora sono decisamente proiettati nel terzo millennio. Non siamo tutti veri contemporanei e questo ha sempre rappresentato un grande fardello per la Chiesa e richiede moltissima pazienza e discernimento".

La diagnosi di Martini - uno dei principi della Chiesa la cui lealtà verso Benedetto XVI fu determinante nel Conclave che lo insediò al vertice della cattolicità - mi ha dato materia di ampia riflessione. La terapia proposta da Martini è "pazienza e discernimento". Sono due parole generiche oppure contengono un profondo significato? Per comprenderne il senso m'è venuto alla mente il breve racconto che il cardinale mi fece in uno degli incontri che ho avuto con lui nel suo ritiro di Gallarate. Mi raccontò (l'ho già riferito a suo tempo) che nell'intervento da lui stesso pronunciato all'apertura del Conclave prima che le votazioni avessero inizio, ricordò ai suoi colleghi che compito del Conclave era l'elezione del Vescovo di Roma che in quanto tale avrebbe regnato sulla Chiesa come Pietro, vicario in terra del Signore. La prima e principale missione dei Vescovi della Chiesa apostolica è quella infatti di parlare alle genti proseguendo la predicazione evangelica e diffondendo la parola di Cristo. La missione pastorale. L'istituzione costituisce una sorta di guaina amministrativa, organizzativa, diplomatica, che custodisce il prezioso contenuto di quella predicazione. Detto più semplicemente: l'azione pastorale dei Vescovi è il fine, l'istituzione è il mezzo. Il fine deve sopravanzare il mezzo condizionandone l'azione e spetta al Vescovo di Roma mantenere la primazia del fine rispetto al mezzo.

 

Questa concezione tuttavia non ha quasi mai corrisposto alla realtà storica. La missione pastorale della Chiesa è sempre stata intensa e portatrice di frutti spirituali ed etici, ma la sopravvivenza e il rafforzamento dell'istituzione sono diventate, fin dai primi secoli, la preoccupazione dominante di quella che si chiamò la gerarchia ecclesiastica. "Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre", scrive Dante quando nella 'Commedia' affronta questo delicatissimo argomento. La donazione di Costantino fu il primo atto (vero o supposto importa poco) che dette base temporale al Papato e costituì il suo potere. Da allora la logica del potere è diventata il centro della Chiesa di Roma determinandone le scelte e relegando la missione pastorale in una posizione secondaria. Benedetto, Francesco d'Assisi, Gioacchino da Fiore, Antonio, Domenico e tutti i grandi santi che fondarono ordini mendicanti, concentrati nella predicazione o nella contemplazione e nella preghiera, conobbero le asperità di quel percorso e della convivenza con la gerarchia. I Papi furono innanzitutto i capi della gerarchia, i Vescovi si conformarono a quella prassi salvo casi sempre più rari.

Il Concilio tridentino dette forma moderna e funzionale alla Chiesa dentro la quale il brivido mistico diventò sempre più raro, la spinta verso la povertà sempre più sospetta, l'afflato comunitario sempre più fievole e i vizi propri del potere sempre più diffusi. Il Vaticano II ha rappresentato l'estremo tentativo di considerare il messaggio cristiano come un lievito da inserire nella cultura moderna, in una concezione pluralistica della società che preservasse la dignità della persona indipendentemente dalla sua fede religiosa. I diritti e i doveri della persona, la sua libertà, la sua responsabilità, la radice morale e l'amore del prossimo a confronto con l'egoismo e con la volontà di potenza. Questa visione metteva in discussione la gerarchia e il primato dell'istituzione. Perciò il Vaticano II fu dapprima frenato e poi reinterpretato; gli episcopati ricondotti entro la guida della gerarchia, gli equilibri ristabiliti all'insegna della continuità.

Il quinquennio di Benedetto XVI ha avuto finora questo significato. Lo scandalo dei preti pedofili è stato affrontato dal Papa con apprezzabile anche se tardiva severità; ma non ha inciso sul tema di fondo e non ha proposto la domanda decisiva: la Chiesa è il luogo dove si attua il messaggio di Cristo o dove si amministra in suo nome il potere della gerarchia?

 

(22 aprile 2010)

 

L’OSTIA AL PREMIER



La fotografia di Berlusconi che prende la comunione ha fatto il giro del mondo e ha fatto discutere non poco.

Ma è notorio da secoli che la chiesa ufficiale ha sempre posto regole ferree ai fedeli comuni e poi ha sempre dato i sacramenti a tutti i "dittatori cristiani", ai potenti, agli sporcaccioni, ai mafiosi, agli assassini, ai ladri dello Ior, ai furbetti…

Basta far parte di una di queste categorie (o a più di queste classi), e tutte le porte si aprono.

Chi conosce l'istituzione gerarchica, sa che l'azienda funziona così.

OGNI GIORNO

 

Anche oggi

resto in attesa.

Dentro il tempo che passa,

le cose che succedono,

il lavoro che compio,

le persone che incontro

io aspetterò Te, o Dio,

perché so che in qualche modo

Tu aspetti me:

come ad un appuntamento.

Saprò riconoscerTi?

 

domenica 25 aprile 2010

MARAMOTTI

Oggi è la festa
della liberazione                        ......si fa
                                                 per dire!

16 MAGGIO INCONTRO AD AOSTA

IL gruppo  La Scala di Giacobbe si trasferirà ad Aosta per un incontro ecumenico nella chiesa valdese di Aosta  per condividere la giornata di lotta e di preghiera contro l'omofobia. Per informazioni 339/4018699

MAGGIO: ALCUNI APPUNTAMENTI

2 MAGGIO: TRAPANI E MARSALA

Sarò ospite della chiesa valdese per il culto del mattino aTrapani e del pomeriggio a Marsala la domenica 2 maggio. Per informazioni: 328/7363314


3 MAGGIO: TRAPANI

Incontro pubblico su "Il Gesù storico" alle ore 17 e incontro con il gruppo arcobaleno nella cena e nel dopo cena lunedì 3 maggio.


6 MAGGIO: PINEROLO

Introduco nella parrocchia di San Lazzaro a Pinerolo alle ore 21 un incontro su "Le mille domande sulla/della nostra fede".


14 MAGGIO: TORINO

Dalle ore 18 alle 19,30 nei locali della Libreria Claudiana di Via Principe Tommaso 1 avremo la fortuna di presentare il libro "PARAVENTI SACRI"  (Ed. Di Girolamo).Sarà presente Valerio Gigante, autore del prezioso volume. Sarò io a curarne la presentazione.


7 MAGGIO: CHIERI

Venerdì 7 maggio a Chieri alle ore 21 presento, su iniziativa della comunità cristiana di base di Chieri e dell'Editore, il volume "Il nome del padre" di Federigo De Benedetti (Instar Libri, Torino 2010, € 13.50).


TORINO: Palazzo Nuovo giovedì 13 maggio

Alcuni gruppi di studenti organizzano un pubblico dibattito su "Riflessioni sulla ostensione della sindone a Torino" alle ore 16 – 18 di giovedì 13 maggio in Via Sant'Ottavio.


TORINO: giovedì 13 maggio

Nei locali di Via San Pio V, 17b ci troviamo come "gruppo comunità nascente" per proseguire la lettura del Vangelo di Giovanni al capitolo sesto giovedì 13 maggio alle ore 20.15.


PINEROLO: Sabato 22 maggio

Dalle ore 17 alle ore 19 alcuni fratelli e sorelle della  Scala di Giacobbe organizzano l'incontro per preparare le benedizioni delle nozze omosessuali che si celebreranno in varie città d'Italia nei prossimi mesi. Ci troviamo  in Corso Torino 288 – 1° piano.


TORINO: domenica 30 maggio

Domenica 30 maggio dalle ore 10,30 alle ore 16 ci troviamo come "comunità nascente" in Via San Pio V, 17b per la giornata comunitaria con eucaristia e pranzo autogestito.


FOLLONICA: sabato 15 maggio

Presenterò con Quaranta e Concia il libro "Omosessualità e Vangelo" alle ore 17.
Per informazioni: aiva66@alcie.it


ROVIGO: martedì 18 maggio

Per la settimana contro l'omofobia parteciperò su Organizzazione dell' Associazione Politropia Arcigay patrocinata dall'Assessorato alle Pari Opportunità, ad una serata di confronto sul "pregiudizio". Per informazioni: 348/7378775 oppure 345/7731946.


PIOSSASCO: giovedì 20 maggio

Su iniziativa della comunità cristiana di base di PIossasco introdurrò alle ore 21 ad una serata di confronto su "Tempo per noi, Tempo per Dio: il sabato".


Giovedì 27 maggio: Svizzera Italiana

A Castel San Pietro partecipo la sera al dibattito dopo la proiezione di un film contro l'omofobia. Per informazioni: info@inbarcoimmediato.ch


TORINO: venerdì 21 maggio

Venerdì 21 maggio alle ore 17,30 nei locali della Libreria Claudiana di Via Principe Tommaso 1 (con un po' di anticipo rispetto al solito orario) il gruppo di letture biblica incontra Daniele Rostan, il "libraio" che per 30 anni ci ha accolti con amicizia, intelligenza ed affetto e che ora va in pensione. Vogliamo salutarlo perché è entrato nelle nostre vite e vogliamo non perderci di vista. Faremo un dialogo con lui su "Professione, fede, passione".

LASCIO LA CAMERA: I PARLAMENTARI SONO SOLO SCHIACCIABOTTONI

ROMA - «Mi dimetto perchè non ha più alcun senso fare il parlamentare. Le Camere sono state svuotate di ogni loro funzione. Non hanno più alcun potere di iniziativa legislativae sono state messe nella condizione di fare solo il notaio della volontà del governo». A lanciare il suo «j' accuse» contro un sistema che mortifica il ruolo del «legislatore-principe» è Matteo Brigandì, deputato della Lega. Martedì Montecitorio dovrà discutere le sue dimissioni. «Non sopporto più questa ipocrisia. Fare il parlamentare, adesso come adesso, non ha più senso. Non ti danno la possibilità di poter incidere nel processo di formazione delle leggi. Anche se fai qualche proposta di legge, non viene presa in considerazione. Acquistiamo importanza solo quando dobbiamo schiacciare il bottone per votare quello che ti chiede la coalizione o la forza politica a cui appartieni» (Repubblica 18 aprile).

IL VATICANO BENEDICE

E' solo al fedele separato e risposato che è vietato comunicarsi poichè sussiste uno stato di permanenza nel peccato.

Berlusconi, essendo separato dalla seconda moglie con la quale era sposato civilmente, è tornato ad una situazione "ex ante". (monsignor Fisichella, 21 aprile).

sabato 24 aprile 2010

ELLEKAPPA

Varata la
Bossi-Berlusconi
                                Revoca del
                                        permesso di
                                 soggiorno per Fini
                                 nel PDL e
                                 foglio di via
                                 per l'espulsione

FESTA DELLA LIBERAZIONE

"Andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perchè lì è nata la nostra Costituzione". (Piero Calamandrei).

venerdì 23 aprile 2010

ANCORA MONI OVADIA

Riporto da l'Unità del 20 aprile un pezzo di Moni Ovadia:

"Una tradizione mistica ebraica sostiene che il mondo può esistere grazie all'opera di 36 giusti, i lamedvavnik. Essi non sono angeli asessuati fatti di una sostanza immateriale, sono uomini in tutto e per tutto anche con vizi caratteriali e debolezze, ma sono dediti al prossimo alla pace e ai diritti. Riconoscono se stessi nell'altro, in particolare nel debole, nel vessato, nel martoriato perchè sanno che la fragilità è la verità ultima dell'essere umano. Io ho avuto il privilegio di conoscerne due: Teresa e Gino Strada, loro e la gente di Emergency sono per me un costante punto di riferimento e ammaestramento. Il loro opposto sono i quaquaraquà. Il loro magistero consiste nello starnazzare per la difesa del privilegio, del potere e dei prepotenti in cambio di laute mance. Li riconoscete , hanno sempre espressioni ingrugnate, gonfie di disprezzo, mai il bagliore della bonomia o della cura per il dolore degli umili. La loro passione è il minuzioso frugare nei recessi fognari per scovare una calunnia per infangare i veri uomini. Non arriveranno mai a capire che il giusto risplende proprio perchè ha debolezze"


LA DIFFICOLTA’ DI RISPONDERE ALLE LETTERE

 

Penso che molte persone siano deluse dal mio ritardo nel rispondere alle lettere.

Io stesso ne soffro molto, ma non posso fare di più.

Sono in un periodo di colloqui e di viaggi continui che mi sottraggono gran parte del giorno e della notte.

Potete telefonarmi: se brevemente sul cellulare 340/8615482. più diffusamente al fisso 0121/72857.

Chi prenota incontri, lo faccia almeno 2 o 3 mesi in anticipo. Mi è spiaciuto aver dovuto dire molti no tra i quali agli amici e alle amiche di Como e di Genova.

 

PASTORI, LUPI E MESTIERANTI

27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola» (Giovanni 10, 27-30).

 

Questi brevi versetti vanno situati nel contesto del capitolo di Gesù "buon pastore".

Insomma, a 60 o 70 anni dalla vita del nazareno, il redattore del Vangelo di Giovanni, ripropone alla sua comunità un po' sconsolata e smarrita per le crescenti difficoltà, opposizioni e stanchezze, l'immagine di Gesù buon pastore.

Davvero il profeta di Nazaret era stato e veniva ricordato, riprendendo una simbologia biblica molto nota, come il pastore amorevole che si era preso cura delle "pecore" deboli e smarrite.

L'autore del Vangelo vuole rassicurare i suoi fratelli e le sue sorelle che Gesù continua a prendersi cura di loro. Il risorto, in qualche modo, è ancora il pastore che li ascolta, li accompagna, li guida. Nella sua parola è possibile incontrare la strada che non inganna perché è Dio che, attraverso Gesù, non permetterà che siano strappati al Suo amore.

In tanti momenti della vita è davvero fondamentale sapere di poterci fidare di Dio e sapere che, tra mille strade e proposte che si affacciano come allettanti, quella del Vangelo resta davvero affidabile.

Ma questa insistenza sul buon pastore, sulla sua capacità di amore e di cura, sulla sua affidabilità, sulla sua illimitata disponibilità può suggerirci un'altra considerazione. Probabilmente l'Autore di queste righe parla così anche perché nella comunità bisognava ricordare, soprattutto a coloro che ne erano gli animatori, quale dovesse essere il loro stile di vita. A volte già si erano presentate situazioni pericolose, ambigue: taluni "animatori" la facevano da padroni o, comunque, il loro comportamento non esprimeva cura e tenerezza. Gesù aveva già ammonito i suoi discepoli e davvero aveva visto lontano. Nel secondo secolo, quando si passò dal movimento di Gesù alla "fondazione" della chiesa (cosa mai voluta da Gesù che aveva sempre agito da ebreo e aveva "fondato" un gruppo totalmente e criticamente interno al giudaismo del suo tempo), cominciò a verificarsi che taluni "responsabili – presbiteri – anziani – sorveglianti" erano ben lontani dallo spirito e dallo stile del buon pastore.

L'evangelista già allora intravedeva segnali in questa direzione e metteva in guardia la comunità.

Si è verificato (ed è tuttora attuale) che molti "pastori" siano diventati dei "lupi" o dei mestieranti, talmente sicuri di sé ed estranei allo spirito di cura e di servizio, da essere la più grande rovina della chiesa. Ogni "ministero" deve avere come "parametro" il comportamento di Gesù. Il "pastore" prima di chiedere ascolto è un fratello o una sorella che sa "accompagnare ascoltando".

 

Un grande testimone

 

Riporto qui alcune righe di un notissimo teologo protestante, martire del nazismo:

«Il primo servizio di cui siamo debitori agli altri membri della comunità è di ascoltarli. Come l'inizio del ostro amore per Dio consiste nell'ascoltare la Sua parola, così l'inizio dell'amore del prossimo consiste nell'imparare ad ascoltarlo. L'amore di Dio per noi si distingue proprio in questo: che non si limita a parlarci, ma vuole anche ascoltarci.

Imparare ad ascoltare il nostro fratello è dunque fare per lui ciò che Dio ha fatto per noi. Certi cristiani ed in particolare i predicatori, si credono sempre obbligati a "dare qualcosa" quando sono con altri uomini. Dimenticano che ascoltare può essere più utile che parlare. Molte persone cercano un orecchio che li voglia ascoltare e non lo trovano fra i cristiani, perché i cristiani si mettono a parlare proprio quando dovrebbero saper ascoltare. Ma che non sa più ascoltare il suo fratello finisce per non ascoltare neppure più Dio stesso, salvo parlargli in continuazione.

Egli introduce così un germe di morte nella sua vita spirituale e tutto quello che dice finisce per non essere altro che chiaccera religiosa, condiscendenza clericale, valanga di parole pie. Non sapendo più accordare un'attenzione tesa e paziente agli altri, si parlerà loro sempre fuori bersaglio. E ciò senza più rendersene conto. Che stima il suo tempo troppo prezioso per poterlo perdere ad ascoltare gli altri, in effetti non avrà mai tempo per Dio o per il prossimo; non ne avrà che per se stesso, per i suoi discorsi e le sue idee personali» (Dietrich Bonhoeffer)

 

"Io e il Padre siamo una cosa sola"

 

L'Autore del Vangelo fa un'altra connessione: Gesù è il buon pastore perché vive e concretizza quello che tutta la Bibbia dice di Dio. Il buon pastore in assoluto è Dio (Salmo 23 e profeti) e sia Gesù che gli "animatori-ministri" della comunità devono cercare di "imitare" l'amore che Dio, il Padre, ha per le Sue "pecore". Gesù, ci dice l'evangelista, ci è riuscito davvero. Egli ha fatto suoi i "pensieri e gli atteggiamenti" di Dio. Certo, l'evangelista usa un linguaggio enfatico per dire quanto Gesù si sia davvero avvicinato a Dio nel suo stile di vita, quanto si sia convertito e trasformato secondo la volontà di Dio. Per dire che Gesù era stato il pastore secondo il cuore di Dio, si usa un linguaggio morale mistico, celebrativo: davvero Gesù ha agito come agisce Dio…

A volte questa espressione, attraverso una interpretazione infondata ed addirittura umoristica, ha voluto "dimostrare" che Gesù è Dio come il Padre. Quando si hanno occhiali dogmatici, si sfasa ogni lettura biblica. Gesù sarebbe inorridito davanti ad una simile lettura della sua vita. Questa frase può, invece, additarci un orizzonte molto positivo: ciascuno/a di noi, per quanto segnato dalla fragilità e dalle proprie personali incoerenze e contraddittorietà, può cercare il più possibile di "fare corpo" con la strada di Gesù, con il suo messaggio, con le sue scelte. Facendo così, ci dice l'evangelista, sapete che state cercando la volontà di Dio. Anche noi, se prenderemo sul serio la proposta di Gesù, non saremo mai lontani da ciò che Dio vuole perché per noi cristiani Gesù è il sicuro indicatore della volontà di Dio, anzi è "la via" che ci porta al Padre.

Davanti a tanti cartelli indicatori possiamo affidarci mente e cuore al'intramontabile "manifesto" di vita che è Gesù, alle pagine delle sue beatitudini.

Una vita su questa strada è feconda.

Vi raccomando di leggere una testimonianza di questa fecondità nel libro del vecchio teologo Hans Kung (Ciò che io credo, Rizzoli): la strada di Gesù non conduce mai ad un vicolo cieco, al non senso perché la sua direzione è l'amore concreto da vivere nelle relazioni di ogni giorno.

 

giovedì 22 aprile 2010

L'AQUILA

Un bel  No alla cittadinanza onoraria per Guido Bertolaso a L'Aquila ha restituito un po' di verità.
Sarebbe stato grave che un uomo come lui, che ha gestito senza trasparenza il dopo terremoto, venisse premiato .Smettiamola con queste farse

PISANU SI SCHIERA CON FINI

Fini riceve il sostegno di Pisanu. Questo significa che Fini trova sponde ed alleanze anche oltre gli ex di Alleanza Nazionale. Pisanu difende la legittimità e la presenza attiva del dissenso e di minoranze dentro il partito di Berlusconi.
Avanti Fini.... il dissenso è costruttivo. Si apre uno spiraglio.

UN GRIDO APPASSIONATO CHE CONDIVIDO

 

Lettera alla Chiesa Italiana

(Chi la condivide può firmarla mandando una mail a segreteria@liberamentenoi.it oppure mettendo i propri dati nel form qui sotto)
 

A S.E. card. Bagnasco

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

 

Noi sorelle e fratelli della Chiesa Cristiana Cattolica che è in Italia siamo sconvolti dalla gestione, copertura e omertà delle Congregazioni Vaticane rispetto ai casi di pedofilia di sacerdoti,religiosi e religiose.
Sta esplodendo una rabbia, una delusione, un distacco  e un odio in tutto il nostro Paese e nei Paesi colpiti da queste violenze a danno proprio dei più piccoli. Sentimenti giusti, condivisibili che purtroppo creano discredito e lontanza da Gesù Cristo e dal suo Vangelo.
 
Care sorelle e fratelli,
sono tempi bui per la chiesa di Gesù, per le singole persone, per le comunità, per coloro che sono chiamati al ruolo di pastori. L'assalto è  sotto gli occhi di tutte e di tutti. Ma anche la solidarità di molti non è venuta a mancare verso le vittime di questi giorni.


Purtroppo sempre meno, in questo periodo di schizzofrenia, si muovono sulla via del Vangelo. 
Ogni giorno nuovi casi , nuove accuse, nuove guerre, e nuovi difensori,  mossi da obiettivi nascosti. 

 

Ascolta Chiesa!
Ti chiediamo, come parte dell'unico popolo di Dio, in spirito di amore, di fraternità, ma soprattutto di correzione fraterna di cambiare passo.Gli atti pedofili non sono solo peccati, ma reati. Coloro che hanno commesso violenza non sono solo dei peccatori, ma dei criminali agli occhi di tutti noi e soprattutto della giustizia.
Basta con i segreti. Basta con le coperture. Basta con l'insabbiamento!

 

Ascolta Chiesa!
Siate puri come le colombe: denunciate per spirito d'amore chi ha commesso abusi, ma nello stesso tempo non lasciateli soli, diventate loro compagni di viaggio nell'esperienza giusta e buia del carcere.

 

Ascolta Chiesa!

Non tacere, è forse un segno del soffio dello Spirito il clima che si respira oggi!

Non fermarlo, denuncia, rompi il velo di omertà e non tacere.
 
Ascolta Chiesa!
Chiedete a gran voce che i reati di cui membri di questo popolo si sono macchiati, non siano prescritti.
Chiedetelo per amore della verità, per amore della giustizia, per amore dei piccoli che vi sono stati affidati. Per amore del Vangelo.
Chiedete la fine della convivenza, dell'omertà, anche d'amore verso i vostri confratelli.
L'omertà è contraria al Vangelo.
Ma chiedetelo soprattutto per essere fedeli al messaggio di giustizia del Cristo.
  
 
Ascolta Chiesa!
L'ossessione sessuofobica dei ministri e del magistero della chiesa ha portato a questa situazione. Le condanne, i ripetuti NO agli amori di coppia, omosessuale o prematrimoniale, ad una sessualità responsabile e matura. Meravigliatevi delle nuove creazioni di amore di Dio, non ossessionatevi: se il Creatore fa nuove tutte le cose e queste sono "cose buone".
 
Ascolta Chiesa!
Cambiate passo: il diritto canonico, gli atti ufficiali sono carta straccia rispetto al messaggio evangelico. Tornate alla prassi del Cristo, rispetto alla prassi del diritto canonico.

 

 

Ascolta Chiesa!

La luce splende tra le tenebre, non deve lottare, non le combatte, le basta brillare. Questo è il tuo compito Chiesa. Invece di sbraitare, accusare, fai brillare la luce dell'amore e della misericordia per ogni creatura, per ogni donna e ogni uomo.

Chiesa , popolo di Dio in cammino, che stai in Italia riconciliati con le vittime dei tuoi pastori, riconciliati con le donne e gli uomini vittime di violenze e sorprusi.
Abbi il coraggio della trasparenza, della limpidezza. Vinci la paura e distruggi il muro omertoso delle tue stanze. Prendi il coraggio dell'amore e della giustizia e ricomincia a camminare accanto alle donne e agli uomini delle beatitudini.
Un Amore, che non mira a convertire, ma ad ASCOLTARE.
Mostra il volto del Dio di Amore, il Dio di cui ti dichiari figlia e sposa. Fa tua la prassi della trasparenza, del rispetto, della denuncia, ma soprattutto della giustizia.
 
Apriti al soffio dello Spirito che soffia dentro le nostre comunità e ci chiama ad una Chiesa altra.


PEDOFILIA E NON SOLO

 Anche in casa nostra

 

 Sull’ambone del Duomo di Modena, scolpito dai Campionesi del secolo  XIII, sono raccontate le ultime ore della vita di Gesù: dopo la lavanda dei piedi, Gesù nell’ultima cena dà il pane a Giuda, che subito dopo tradisce l’amico con un bacio. Pietro ferisce con la spada un soldato. Sono scene che la chiesa deve ricordare: la vita data come un pane da mangiare, si mescola sempre al tradimento di Giuda e di Pietro: due apostoli. A ricordare che il peccato è presente nella comunità e tra gli apostoli.

- Oggi sembrano tempi di scandali nella chiesa. Anche le Chiese di Modena, di Reggio e di Carpi  hanno avuto episodi di pedofilia legati a preti e seminaristi. Anche la chiesa di Modena, di Reggio e di Carpi quando hanno potuto hanno taciuto. Chi ha qualche dimestichezza con i seminari minori (con ragazzi dagli 11 ai 15 anni), sa che anche da noi, erano presenti le “amicizie particolari” con qualche caso di “superiori” pedofili. E non solo in seminario, ma anche nelle parrocchie. Per fortuna rari.

Ma ci sono altre mancanze tra il clero, forse più gravi, legate allo spregiudicato e illecito uso di denaro, alla collusione con i politici e con i potentati locali, alla ricerca di privilegi e regalie. Le vittime non solo i pargoli ma anche i poveri, defraudati del denaro destinato a loro: questi non sono ricordati né risarciti.

- Lo scandalo  legato al disordine sessuale è comunque quello maggiormente deprecato nella chiesa e il “peccatore” è schiacciato non solo dalla condanna sociale e religiosa, ma anche dal rimorso e dal peso della colpa. Forse serberemmo un filo di pietà, noi e le gerarchie, se si pensasse come è già stato ricordato su questo giornale, alla solitudine del prete costruito da anni di seminario come una persona sacra e al disopra di tutti e di tutto. Dotato di poteri magici e condannato all’infallibilità. E ancora all’ambiente solo maschile nel quale il piccolo seminarista nel tempo passato, è stato costretto, destinato in modo irrevocabile alla vita del celibato. Senza la possibilità, di crearsi una famiglia. Le pulsioni sessuali represse, alle volte possono trovare altre strade, purtroppo indirizzarsi verso elementi più fragili e disponibili.

- Anche nella nostra provincia sono emersi scandali legati a religiosi. Non solo l’ultimo tragico episodio di Brodano di Vignola, ma anche quello avvenuto in una parrocchia di Sassuolo nel 1991 e in città alcuni anni fa.

L’autorità religiosa dovrebbe vigilare, non solo per evitare false denunce come capitò dieci anni fa a don Govoni, ingiustamente accusato di pedofilia e messe nere. Se un prete è occasione di pubblico scandalo (non solo per pedofilia!) dovrebbe, quanto meno essere rimosso dai suoi incarichi pastorali. Collaborare con la giustizia e aiutarlo, creando uno spazio discreto e gratuito nel quale aiutare i religiosi in difficoltà. Non aspettare come sta succedendo in America, in Irlanda, in Germania e oggi anche in Italia, che siano le vittime a denunciare questi casi. E’ un appello che facciamo anche al nuovo vescovo.

- La chiesa, i cristiani, i preti i vescovi, i cardinali e il papa sono responsabile e loro stessi a rischio di “peccato”. Devono ammettere le colpe, non ritenersi sempre al di sopra di tutto. Pronti a schiacciare il moscerino della donna che interrompe la gravidanza e a ingoiare senza fiatare il cammello  della ricchezza esibita, delle alleanze politiche, delle simonie e dei silenzi complici. Lo scandalo dei piccoli del vangelo, non riguarda, come si pensa sempre, i bambini, ma i poveri e gli ultimi che rischiano di essere allontanati dalla fede dal tradimento del vangelo causato dal  cattivo comportamento di uomini di chiesa e dai sedicenti cattolici.

Dovrebbero mettere mano coraggiosamente alla “ristrutturazione” della figura del prete, sacralizzato, asessuato e celibe.

- Solo così i grandi esempi di dedizione, disponibilità ed eroismo di molti uomini di chiesa proprio al servizio dei piccoli, continueranno a splendere come testimonianza e segno di speranza in un mondo apparentemente senza guide. Voglio ricordare non solo i missionari e i ragazzi di strada, Don Gnocchi e i suoi mutilatini, ma preti modenesi come don Zeno e gli orfani della guerra; Don Beccari e le sue scuole artigiane; don Rocchi e la sua Città dei Ragazzi. E i molti preti e laici che si spendono in silenzio, negli oratori parrocchiali e nelle associazioni scout, ultimi luoghi dove i bambini e i ragazzi, assassinati da messaggi rovinosi, possono fruire ancora di un buon progetto educativo.

 

Beppe Manni

20 aprile 2010  

 

CASA CARES

 

È stata una impresa arrivarci: undici ore di viaggio…

Poi è stato bellissimo e fecondo incontrarci così ecumenicamente tra anglicani, valdesi, cattolici non romani.

La benedizione delle coppie omosessuali è un cammino in atto nelle varie chiese cristiane. Le comunità sono dei laboratori e in esse, dove i gruppi di omosessuali sono parte integrante della chiesa, avvengono percorsi diversi, tentativi, proposte… anche a livello liturgico.

La splendida località ha favorito la riflessione delle donne e degli uomini che hanno vissuto insieme due giornate nella riflessione e nella preghiera..

Dalla Sardegna al Veneto al Piemonte alla Puglia: è bello trovarsi per confrontare percorsi diversi.

Ricorderò questo 17 e 18 aprile anche perché ho avuto l'occasione di conoscere Andrea, perché ho riabbracciato le carissime Chiara e Debora (chi mi colmano sempre di affetto e di tenerezza), perché ho fatto conoscenza con gli amici di Pistoia, perché ho rivisto Marco e Mauro… Quanti doni si ricevono dalle presone nuove che ad ogni convegno incontro…

 

TRAPANI “BENEDIZIONE DELLE COPPIE OMOSESSUALI: CIO’ CHE E’ IN GIOCO”

 

È il titolo del "quaderno n. 1" che presento in anteprima a Trapani e a fine estate a Torino e Milano. Faccio una riflessione teologica e pastorale a partire dall'esperienza maturata in queste 280 "benedizioni" che ho vissuto a partire dal 1978.

 

D’ALEMA CAMBIA MESTIERE

Molti del Partito Democratico hanno letto con sollievo la notizia pubblicata da Repubblica di domenica 18 aprile: «Nasce a Montecastrilli il "rosso" D'Alema: il Presidente del Copasir avrà infatti un suo vigneto nelle campagne alle porte del comune umbro.

 

Lo scrive il Giornale dell'Umbria . D'Alema ha in progetto di realizzare un vigneto di almeno tre ettari e una cantina dove produrre e imbottigliare il suo vino».

mercoledì 21 aprile 2010

GIOVANNI PAOLO II, SANTO ?

Le riflessioni di Giulio Girardi sul processo di canonizzazione di papa Wojtyla       

(conferenza stampa del 5 dicembre 2005 di presentazione dell’Appello di dodici teologi “La beatificazione di Giovanni Paolo II: appello alla chiarezza”)

 La canonizzazione di Giovanni Paolo II troverebbe certo un largo consenso in  un’ ampia parte della Chiesa, rappresentata da quelle folle che dopo la sua morte, scandirono insistentemente: “Santo subito!”. Ma  essa  provocherebbe un profondo turbamento in  altri settori della  Chiesa, per la figura di un papa, che non ha compreso il loro impegno, che li ha repressi  ed emarginati, che ha soffocato la loro libertà di ricerca e di pensiero.

           
Non si tratta certo di un turbamento da intendere come reazione puramente emotiva, ma della  sofferenza di quanti hanno visto fraintesa e condannato il loro sforzo di vivere coerentemente il progetto di Gesù. Essi ed esse non parlano, come tanti pensano, sulla base di presupposti ideologici, ma a partire dalla loro esperienza di vita. Così il papa che ha perdonato, tra l’ammirazione di tutto il mondo, il suo attentatore, il suo assassino, non è riuscito a perdonare quanti  hanno creduto giusto disobbedire alla Chiesa per obbedire a Cristo e al suo vangelo.
           
Queste riserve sulla figura e l’opera di Giovanni Paolo II non intendono certo negare la sua grandezza,  il suo impegno per la pace, l’affermazione della chiesa del mondo. Ma  alcuni cristiani temono che una sua eventuale canonizzazione possa farne un modello  anche negli  aspetti meno evangelici della sua pastorale
           
All’origine dell’incomprensione e della repressione, che crediamo di dover segnalare,  vi è indubbiamente l’esperienza pastorale e politica di Karol Wojtyla  nella chiesa e nella società polacca. Una società e una chiesa segnate dalla crudele oppressione prima nazista e poi comunista. La lotta, spesso eroica, di questo popolo e di questa Chiesa era diretta principalmente contro il regime comunista, nei cui confronti la chiesa rappresentava la forza principale della resistenza; nei cui confronti essa si batteva in particolare per difendere la sua libertà, la sua dottrina, i suoi riti.
           
Karol Wojtyla  considerò la Chiesa polacca come il paradigma della Chiesa universale e la chiave di lettura, che permetteva di identificare i problemi fondamentali, primo fra tutti la lotta fra cristianesimo e  comunismo, intesa come  lotta tra il bene e il male.
           
Sulla base di questa immagine  conservatrice ed anticomunista il vescovo di Cracovia interpretò il Concilio Vaticano II, in senso opposto alla linea maggioritaria,  preoccupata del rinnovamento e del dialogo; interpretò quindi in senso conservatore ed anticomunista  il progetto di chiesa lanciato dal Concilio.
           
Nasce di qui l’ostilità di Giovanni Paolo II  e della curia romana, formata a sua immagine e somiglianza,  non solo al marxismo, ma a tutte le teologie e alle iniziative pastorali sospettate, a torto od a ragione (ma per lo più a torto) di essere corrotte dall’influsso marxista.
           
Questo fraintendimento di idee e di persone lo portò a  reprimere la libertà di ricerca teologica , nello stesso momento in cui  rivendicava la libertà della Chiesa contro i regimi comunisti;  fraintendimento che lo indusse a commettere  gravi ingiustizie nei confronti di persone e di movimenti, che, ispirandosi al Vangelo e al concilio VaticanoII,  hanno  operato per il rinnovamento della Chiesa.
           
 Vorrei ora segnalare alcune ricerche teologiche ed alcuni aspetti della  pastorale di Giovanni Paolo II,   che illustrano concretamente il dramma  evocato finora  in termini generali.
           
Questo dramma è vissuto in particolare dai teologi della liberazione, schierati nel  pensiero e nell’azione  dalla parte dei poveri. Essi vennero condannati, rimossi dall’insegnamento, ridotti al silenzio, emarginati, perché accusati, ingiustamente,  del peccato di marxismo
           
La teologia della liberazione     ispirò in particolare la chiesa popolare nicaraguense, chiesa dei poveri. Essa  venne duramente  condannata  da Giovanni Paolo II, senza nessun riconoscimento per tante persone, in particolare giovani, impegnate a costruire una nuova società, anche esponendo la loro vita; senza nessun riconoscimento per una rivoluzione che cercava di ispirarsi alla scelta dei poveri.
           
Invece, di fronte a questa rivoluzione Giovanni Paolo II e la gerarchia locale con il suo appoggio, presero posizione per la borghesia locale; per la controrivoluzione armata, per l’impero statunitense, cui in nome dell’anticomunismo venivano condonati  i delitti commessi  in tutto il mondo.
           
 La condanna della chiesa popolare fu pronunciata con particolare asprezza dal Papa in un discorso tenuto di fronte ad una folla di nicaraguensi., accorsi per sentire da lui una parola di speranza. In questo discorso Giovanni Paolo II difese energicamente l’autorità dei vescovi, notoriamente schierati contro la rivoluzione ;  ma cercò di tacitare il popolo , ingiungendogli ripetutamente “silenzio, silenzio silenzio.” La sintesi di quel discorso fu “parlino i vescovi, il popolo taccia. (cosa che non accadeva mai quando le folle lo acclamavano.)
           
Durante questo discorso fu particolarmente doloroso per la popolazione il silenzio del papa di fronte alle mamme che gli chiedevano una preghiera per i loro figli morti qualche giorno prima in combattimento. Probabilmente il papa non volle pregare per quei defunti, discriminati anche dopo la morte, temendo che questa preghiera venisse interpretata come un’approvazione della lotta rivoluzionaria. Silenzio questo che inflisse una grave ferita al cuore di quelle mamme in lutto. Esse aspettavano  dal papa una parola paterna di consolazione e di affettuosa partecipazione, che un amore sincero avrebbe certamente suggerito. Mesi ed anni  dopo si poté constatare che quella ferita non si era rimarginata.
           
 La  condanna della Chiesa popolare colpì anche i sacerdoti che, interpretando il loro ministero alla luce del Vangelo,  avevano  preso il rischio  di impegnarsi al fianco del loro popolo.
           
 Nella sua seconda visita in Nicaragua, il papa proclamò con evidente soddisfazione la morte del marxismo e quindi della teologia della liberazione. Qualificò poi il periodo del governo sandinista  come “notte oscura”:  formula che, ripresa dalla propaganda, contribuì alla vittoria elettorale del partito liberale, cioè  dei ricchi del paese.
           
L’incomprensione del Papa e della curia romana nei confronti delle rivoluzioni popolari e della teologia della liberazione si è espressa in modo doloroso , e direi anche scandaloso nei confronti di Mons. Romero, totalmente identificato con la lotta del suo popolo, fino alla morte.; che fu ricevuto a Roma con freddezza e diffidenza...
           
Mi sono soffermato sulla teologia della liberazione, perché essa è un’espressione emblematica  del difficile rapporto tra la gerarchia  e d il popolo di Dio sotto questo pontificato.. Ma esistono molti altri settori  in cui la Chiesa  assunse  nei confronti dei settori emarginati un atteggiamento repressivo, che sussiste tuttora.

Penso  al rifiuto di riconoscere il ruolo della  donna nella chiesa, manifestato in particolare nei confronti della teologia femminista. Penso al rifiuto di riconoscere l’autodeterminazione religiosa dei popoli indigeni, manifestato con la valorizzazione della evangelizzazione coercitiva e quindi della conquista; così anche la diffidenza nei confronti della Chiesa  indigena. e della teologia indigena.  A queste condanne si connettono le critiche rivolte dal Vaticano ai vescovi impegnati nella promozione dei popoli  indigeni, come Samuel Ruiz, vescovo di San Cristóbal de Las Casas,  in Messico e Leonidas Proaño, vescovo di  Riobamba, in Ecuador. Penso ancora alla condanna del pluralismo religioso ed all’emarginazione delle religioni  non cristiane, intesa a riaffermare l’autorità della Chiesa cattolica come unica vera religione.

           
Si aggiunga finalmentel’emarginazione degli omosessuali, delle lesbiche, dei divorziati e delle divorziate, delle coppie di fatto,  delle coppie omosessuali,. esclusi senza comprensione dalla comunione ecclesiale.
           
In una parola, se l’amore è il segno più autentico della fedeltà al vangelo, possiamo riconoscere in questa pastorale il segno della fedeltà al vangelo, da proporre come modello a tutti i cristiani?