lunedì 31 marzo 2008

ALCUNE EVIDENZE

Berlusconi fugge dal confronto con Veltroni. Sa di non essere all’altezza.

Se fossimo in grado di riflettere, questo fatto da solo basterebbe a convincerci della “pazzia” dell’eventuale vittoria di Berlusconi.

Però, c’è un segnale positivo: il fuggitivo comincia a perdere i colpi, teme la sconfitta. Ha ragione Veltroni: si può vincere.

In Vaticano persino qualche cardinale pensa che sia necessario sostituire il papa per inadeguatezza al ministero.

Sarebbe meglio farne a meno, dichiararlo “ente inutile”, ma… come primo passo sarebbe già significativa una destituzione con successiva sostituzione.

Toccherebbe a qualche amico consigliargli un dignitoso ritiro a Tubinga e dintorni e quasi tutta la chiesa, a questo punto, potrebbe essergliene grata.

Si tratterebbe di un gesto davvero apprezzabile. Sarebbe il momento più bello, più evangelico, più gioioso di tutto questo pontificato.

Speriamo che gli presentino un volo “Alitalia”… con tutti i confort necessari, visti i tempi agitati della compagnia aerea.

IRAQ

I soldati USA morti sono 4000, incalcolabili le vittime civili.

“Oggi in Iraq la vita umana non ha più valore. La sopravvivenza è improntata alla barbarie più completa. Il Paese è annientato e la popolazione e in balia di assassini e predatori.
Saddam ha dato inizio alla distruzione dell’Iraq, Bush sta per completarla. Quando e chi renderà giustizia al popolo iracheno?” (Tahar Ben Jelloun, l’Espresso, 20 marzo).

BATTESIMO IN MONDOVISIONE

Magdi Allam è solo, si è fatto cristiano e ha dato l’addio ad una religione violenta come l’Islam…! Come confessione di fede battesimale… non c’è male…

Ignoranza, polemica, provocazione e pubblicità hanno accompagnato questa scelta di Magdi Allam e di Ratzinger. E poi… cristiano o papalino?

Lo spettacolo si squalifica da solo con due protagonisti teatranti che non si rendono conto dell’impatto provocatorio. Un cammino di conversione non ha bisogno di televisione…

Si noti: nessuno può contestare la conversione al cristianesimo di un mussulmano o viceversa. Non questo è in gioco.

Sono le parole, il momento e la mondovisione che lasciano il sospetto di una conversione a Ratzinger più che al cristianesimo.

MAGDI ALLAM

A pochi giorni dal battesimo il novello cristiano straparla, è caduto in stato confusionale. Anche il Vaticano sta prendendo le distanze dai suoi sproloqui, almeno pubblicamente ed ufficialmente.

Mi viene un sospetto: che l’acqua battesimale, forse un po’ troppo calda, gli abbia dato alla testa?

Quando uno è già un po’ esagitato, basta poco a mandarlo fuori di testa. Tanti nei secoli, ricevuto il battesimo, sono diventati crociati più che cristiani.

Solo più Comunione e Liberazione crede a questo novello eroe del cristianesimo che si è fatta una bella posizione nella destra più retriva

DAL SI AL NO - Le frasi del cavaliere

La cordata italiana
Ci sono delle persone disponibili. La regia resterebbe ad Air One con dietro Banca Intesa. E anche i miei figli non direbbero di no. 20 marzo Dopo la cena di Maroni

Retromarcia dei francesi
Registro di avere ottenuto dei successi: dopo il mio appello, i francesi hanno cambiato posizione e ora si dichiarano a trattare. 26 marzo, ore 12 Al coordinamento dei giovani di FI.

In arrivo offerta impegnativa
A giorni i nomi della cordata italiana saranno noti a tutti perché faranno un offerta impegnativa. I miei figli neanche per sogno. 26 marzo, ore 17 A Viterbo, prima di un comizio

Coerente: come sempre. Le parole non hanno più alcun valore… Giovedì 27 marzo: “Non ho mai affermato, non ho mai parlato di cordata italiana”… Se non abbiamo il cervello fuso, non possiamo consegnare il governo dell’ Italia ad un buffone.

domenica 30 marzo 2008

TRENTO: UN PRETE VERO

Padre Giorgio Butterini è il parroco della chiesa della Santissima Trinità, un prete noto in città per la sua apertura ecumenica.

A Pasqua ha lanciato l'idea di una colletta da versare all'imam per la costruzione di una moschea - centroculturale che sia più ampia e più accogliente.
Apriti cielo! Arriva il no del vescovo: "Ogni gruppo religioso provveda a sè stesso".

Il vescovo dimentica che in Italia, tramite il Concordato, la chiesa cattolica è lautamente finanziata dallo stato, non paga l'ICI, gode di enormi privilegi. Ma da un vescovo è più che logico questo atteggiamento con l'aria antiecumenica che gira in certi ambienti. La Lega Nord subito si è sentita "cattolica" e solidale con il vescovo.

Ma Padre Butterini va avanti lo stesso: "Non posso tradire il senso di quelle offerte, incontrerò l'imam e gli consegnerò quei pochi euro raccolti. Fossimo stati sostenuti avremmo potuto fare di più".

Questi mille euro sono un segno ecumenico per lo spirito che sorregge questa iniziativa. Il vescovo è sul binario morto. Con questa chiusura non si va da nessuna parte.

Grazie, padre Butterini! Lei ha gettato un seme che non morirà.

CONFRONTO, NON DUELLO

Che Berlusconi abbia paura del confronto pacato e ragionato è più che noto. Lui si sente bene solo nel monologo o nel duello.

Ecco perchè sono totalmente in disaccordo con chi si mette, come succede troppo spesso, a organizzare duelli. Lì quelli che hanno la voce più grossa e l'arroganza più accentuata riescono ad avere la meglio.

Ma il danno è grave perchè i duellanti non insegnano a ragionare, non forniscono elementi per la riflessione, non stimolano la tifoseria. Ce n'è già troppa e violenta allo stadio.

MATRIMONI OMOSESSUALI TRA CREDENTI

1) Dedico interamente il sabato 19 aprile (mattino, pomeriggio e sera) all’accoglienza delle coppie gay, lesbiche, transessuali… Lo stesso avviene nei gruppi di Torino. Arrivo un’ora prima e così è possibile dialogare.

2) Il maggior numero di queste coppie farà un percorso a Pinerolo o altrove. Da due anni a Torno si è organizzato con me un percorso di coppie che guardano al matrimonio e lo stanno preparando. Ora abbiamo anche la possibilità - come è avvenuto per tre coppie omosessuali della Basilicata - di fruire di un bel locale a Torino. Lì, dopo un lungo percorso di preparazione, mercoledì 26 marzo è avvenuta la celebrazione del loro matrimonio.

3) Altre coppie intendono, dopo adeguata preparazione, celebrare il matrimonio - come abbiamo fatto in un paese delle Langhe - con la cerchia dei loro familiari e amici… Così faremo prossimamente a Rimini con due gay che accompagno da almeno 6 -7 anni e il 1° aprile a Bari.

4) A Roma sta nascendo un gruppetto interessato a questo cammino…

5) La bellezza di questi cammini di preparazione sta nel fatto che in parecchie città riusciamo a contattare realtà diverse con cui si apre lo spazio di un confronto e si accoglie la richiesta della celebrazione, diversa come sono diverse le situazioni.

MERCOLEDI' 26 MARZO: TORINO, CELEBRAZIONE EUCARISTICA

Queste sono le ultime nozze gay che finora ho benedetto dopo un lungo percorso di preparazione. Ogni celebrazione, in qualche misura, è un fatto nuovo perchè le persone sono sempre delle "novità". Ma anche l'intera celebrazione di volta in volta viene composta da capo a fondo.

Ho qui davanti a me i ciclostilati delle celebrazioni eucaristiche del matrimonio di Elisa e Ilaria (16 settembre 2007) e di Emanuela ed Alessandra (28 ottobre 2007), due celebrazioni completamente diverse.

Va riconosciuta la grande creatività dei fratelli e delle sorelle che ogni volta cercano di esprimere, anche in consonanza con le persone e i percorsi degli sposi/e, con parole nuove la fede e la speranza che ci uniscono.

Questa celebrazione che ora riporto ha, tra l'altro, una caratteristica che ho molto apprezzato: le tre coppie che fino a 14 mesi fa non si conoscevano, nel percorso di preparazione compiuto con me, hanno cominciato a conoscersi e (cosa all'inizio non semplice, ma molto costruttiva) hanno maturato la decisione gioiosissima di celebrare il loro matrimonio insieme in un unica eucarestia.



CELEBRAZIONE EUCARISTICA

nel giorno del matrimonio di Enzo e Ilario, Luisa e Pina, Ettore e Alberto

P. - Oggi ci doni di vivere la sovrabbondanza del Tuo amore attraverso le vite dei nostri sposi e delle nostre spose. O Dio, riconosciamo in questo loro amore un dono prezioso che viene da Te.


Cantiamo l'Alleluia per ringraziare Dio.


P. - Si, dobbiamo ringraziare anche perchè avete viaggiato tantissime ore e perchè questa notte avete riposato bene e ora siete qui nella gioia.
Saluto anche tutti gli altri partecipanti. Muoversi per un viaggio così è un impresa: la Basilicata non è proprio dietro l'angolo.

1. - Per ogni fiume c'è sempre una sorgente: come per ogni amore c'è sempre un inizio.

Tu, o Dio, sei la sorgente, Tu sei l'inizio.
2. - Sorge lontana una speranza irraggiungibile: poi, giorno dopo giorno, si intravede un sentiero.
Sei Tu, o Dio, che ci hai aperto il cammino.
T. - Camminare con Te, o Dio della vita, diventa talvolta una totale sorpresa
Con Te è possibile tentare l'impossibile.
1. - Ti benediciamo perchè cerchi con noi la nostra felicità, quella vera e profonda.
Tu sei un Dio amico, un Dio che sorride.
2. - Sei stato con noi nei giorni dell'arsura, quando non esisteva altro che solitudine.
Oggi il deserto è diventato un giardino.

Canto: "Su ali d'aquila".


G. - Ascoltiamo ora le due letture bibliche scelte dagli sposi. La prima è il salmo 126 ("Dal pianto alla gioia"), la seconda è Marco 5, 1-20.


Salmo 126

Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso,
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.
Allora si diceva tra i popoli:
“Il Signore ha fatto grandi cose per loro”.
Grandi cose ha fatto il Signore per noi,
ci ha colmati di gioia.
Riconduci, Signore, i nostri prigionieri,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà con giubilo.
Nell'andare, se ne va e piange,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni.

Marco 5, 1-20

Così giunsero all'altra riva del mare, nel paese dei Gadareni. E, come Gesù scese dalla barca, subito gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo, il quale aveva la sua dimora fra i sepolcri, e nessuno riusciva a tenerlo legato neanche con catene. Infatti più volte era stato legato con ceppi e con catene; ma egli aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi; e nessuno era riuscito a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra i sepolcri e su per i monti, andava gridando e picchiandosi con pietre. Ora, quando vide Gesù da lontano, egli accorse e gli si prostrò davanti, e dando un gran grido, disse: "Che c'è fra me e te, Gesù Figlio del Dio altissimo? Io ti scongiuro, in nome di Dio, di non tormentarmi!". Perché egli gli diceva: "Spirito immondo, esci da quest'uomo!". Poi Gesù gli domandò: "Qual è il tuo nome?". E quello rispose, dicendo: "Io mi chiamo Legione, perché siamo molti". E lo supplicava con insistenza perché non li mandasse fuori da quella regione. Or vi era là, sul pendio del monte, un grande branco di porci che pascolava. Allora tutti i demoni lo pregarono, dicendo: "Mandaci nei porci, perché entriamo in essi". E Gesù prontamente lo permise loro; allora gli spiriti immondi, usciti, entrarono nei porci e il branco si precipitò giù per il dirupo nel mare, erano circa duemila, e affogarono nel mare. Allora quelli che custodivano i porci fuggirono e diffusero la notizia in città e per le campagne; e la gente venne a vedere ciò che era accaduto. Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. E quelli che avevano visto l'accaduto, raccontarono loro ciò che era successo all'indemoniato e il fatto dei porci. Allora essi cominciarono a pregarlo che se ne andasse dal loro territorio. Mentre egli saliva sulla barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di poter rimanere con lui ma Gesù non glielo permise; gli disse invece: "Va' a casa tua dai tuoi e racconta loro quali grandi cose il Signore ti ha fatto e come ha avuto pietà di te". Egli se ne andò e cominciò a predicare per la Decapoli tutto quanto Gesù gli aveva fatto; tutti restavano meravigliati.

P. - (Ho commentato brevemente questi due testi e poi ci sono stati alcuni brevi interventi).


Canto: "Musica di festa".


Celebrazione del matrimonio e scambio degli anelli con parole piene di fede e di amore. (Ettore ha dovuto fare una pausa per le lacrime e l'emozione).

Canto

1. - Lasciaci nel cuore, come in un solco, il germe della Tua Parola, Dio - Amore.
Così il nostro alberello si nutrirà di Te.
2. - Prendiamo dalle Tue mani questo amore sapendo che sarà necessario custodirlo e soprattutto renderlo fecondo attorno a noi.
1. - Vogliamo davanti a Te prendere oggi l'impegno di combattere i pregiudizi con tutte le nostre forze per diventare uomini e donne accoglienti.
2. - Libera il nostro cuore dalla morsa dell'egoismo perchè i nostri occhi vedano il dolore del mondo e le nostre mani lavorino a costruire giustizia.

P. - E ora facciamo memoria del pasto che Gesù condivise con i suoi discepoli.

T. - Eccoci, o Sorgente della vita e dell'amore, alla memoria dell'ultima cena di Gesù, come suoi discepoli e sue discepole. Egli, sapendo ormai vicina l'ora in cui la congiura del potere avrebbe prevalso, concentrò nel semplice segno del pane spezzato e del vino condiviso tutto il suo insegnamento e disse: "Prendete e mangiate: la mia vita è data per voi e per l'umanità. Quando mangerete questo pasto, lo farete per non dimenticarvi di me." Poi prese la coppa del vino e, porgendola a tutti e tutte, disse: "Prendete e bevete: la mia vita ha pagato fino allo spargimento del sangue la dedizione alla causa di Dio e dei fratelli e delle sorelle. Dio vi garantisce una alleanza eterna, perfetta: Egli non ritirerà mai il Suo amore dall'umanità. Mangiate questo pasto, ve lo raccomando, per non dimenticarvi di me, di tutto quello che vi ho detto e di tutto quello che ho fatto".

P. - Preghiera di condivisione.
Comunione.

P. - Recitiamo insieme il "Padre Nostro".

Benedizione finale
Sposi: Siamo venuti a Te pieno di trepidazione. Ora andiamo nella vita pieni di fiducia.
Ci saranno pianure, discese e salite: le percorreremo con Te, Dio della vita.
Spose: Siamo venute qui con mille e mille dubbi. Oggi la gioia ha riempito i nostri cuori. Vorremmo poter gridare a tutto il mondo che con Te, o Dio, l'inedito diventa possibile.
T. - Grazie, o Dio: oggi hai allargato i nostri cuori.
L'amore ci fa sempre pensare a Te.

P. - Ecco, ora andiamo nella vita. Non chiudiamoci nel nostro piccolo cerchio. Mettiamo la tenerezza e la giustizia al primo posto nella nostra vita quotidiana. Ascoltiamo l'augurio e l'esortazione che ci vengono dal poeta libanese Kahlil Gibram sull'amore:
"Quando l'amore vi chiama, seguitelo
anche se ha vie sassose e ripide.
E quando vi parla credete in lui
benchè la sua voce possa disperdere i vostri sogni
come il vento del nord devasta il giardino.
Poichè come l'amore vi esalta così vi crocifigge
e come vi matura così vi poterà.
E vi consegna al suo sacro fuoco
perchè voi siate il pane santo della mensa di Dio.
Tutto ciò che compie l'amore in voi
affinchè conosciate il segreto del vostro cuore
e possiate diventare un frammento
del cuore della Vita.
L'amore non dà nulla fuorchè sè stesso
e non coglie nulla se non in sè stesso.
L'amore non possiede nè vorrebbe essere posseduto
perchè l'amore è sufficiente all'amore.
E non pensate di poter dirigere l'amore
perchè se vi trova degni è lui che vi conduce.
L'amore non desidera che consumarsi!
Se amate davvero siano questi i vostri desideri:
destarsi all'alba con un cuore alato
e ringraziare per un altro giorno d'amore;
addormentarsi a sera
con una preghiera per l'amato nel cuore
e un canto di lode sulle labbra.".

venerdì 28 marzo 2008

LETTERA A DIO DI PADRE FAUSTO MARINETTI

Caro Dio,

(sì, già, ma quale "dio"? Il dio-tappabuchi, il dio delle guerre di religione, il "Got mit uns", il dio di Auschwitz ed Hiroshima, il dio dei dittatori e dei cappellani militari? Oppure quello delle "vere religioni" funzionali al mercato globale? Come puoi tacere, Dio, quando si usa il tuo nome per schiavizzare, uccidere, affamare? Quanti "dei" creati dall'uomo dobbiamo buttare fuori dal tempio! Mosè, Gesù, Muhammad, ecc. non hanno lottato contro i falsi "dei", gli idoli, appunto, i vitelli d'oro?)

mi rivolgo a te, Dio dei poveri (Dio al di là d'ogni religione?), perché i tuoi rappresentanti sembrano sordi al pianto dei "figli", che sale al cielo dalle strade insanguinate del Tibet, di Gaza, dei teatri di guerra.

I monaci buddisti seguono alla lettera colui che ha detto: "Non c'è amore più grande di quello di colui che da la vita per i fratelli". Non meriterebbero di essere canonizzati per direttissima? Novelli Giovanni Battista, osano resistere, boicottare, buttare giù dai troni i nuovi imperi. Grazie, fratelli, ci avete rubato il primato della testimonianza (martirio), la primogenitura della profezia.
Il Dalai Lama sfida il regime cinese senza mitrie né piviali dorati. Disposto a tutto pur di salvare i suoi figli. E noi? Noi, con un papa che ha indossato l'uniforme del Reich, che ha conosciuto l'ignavia del silenzio e della connivenza, non sappiamo far altro che invitare vittime e carnefici alla "tolleranza", al dialogo, alla "sete d'infinito"! Quale dialogo, con le armi puntate addosso, la tortura, la prigione, lo sterminio?

Se avessimo "cuore di padre" non saremmo corsi a Lhasa con la corte pontificia e con i monaci, monache del mondo? Quale "segno" migliore di questo per condividere la sorte dei figli, per scuotere la coscienza del mondo? Molto più efficace di mille sermoni, mille adunate, mille benedizioni in 63 lingue...! Quella, la lingua della nuova pentecoste...

Perché non l'abbiamo fatto? Troppo intenti a parlamentare con la delegazione cinese, barattando privilegi cattolici? (cf F. Rampini, La Repubblica, 20.3.2008). Troppo prigionieri del tempio, delle preghiere per la conversione degli ebrei, della mitria di Pio IX, della pianeta di Giovanni Paolo II? (cf M. Politi, La Repubblica, 17.2.2008). I popoli continuano a scendere dal Tibet, da Gaza, dal Libano, dal Darfur ed ahimè, Dio!, i tuoi funzionari riprendono le vie di Trento, del Sillabo, dei riti preconciliari, dell'unica vera religione! Le loro soluzioni? Dare la comunione in bocca, rimettere il tabernacolo al centro, dire la messa con le spalle al popolo. Dio, non vedi che abbiamo voltato le spalle ai denutriti, alle vittime della guerra, ai popoli orfani, alle nazioni vedove, ai mutilati, ai disperati?

Quanti Colossei ci sono in giro per il mondo dove i "figli" vengono immolati all'idolo delle patrie, degli interessi di mercato, ecc.? Non è là che si dovrebbero celebrare le nuove "via crucis"?

Vuoi sapere le ultime trovate cattoliche? Indurre i ginecologi ad accanirsi sui feti prematuri (sotto le 22 settimane) per farli vivere ad ogni costo (cf MicroMega, febbraio 2008). Se vi preme tanto la vita di quelli che non sono ancora nati, cosa fate per quella di 7 milioni di bambini già nati, che ogni anno muoiono di diarrea? Se Mons. Antonio Dias Duarte fa esporre nelle chiese di Rio de Janeiro dei feti di plastica, perché non esporre dei bambini di plastica, magari quelli suicidi perché non sono riusciti a sopportare la vergogna di essere stuprati da dio per mano dei suoi preti pedofili? (cf Ivone Gebara, Adital, 18.3.2008).

Se ai tuoi funzionari sta tanto a cuore la famiglia, perché vanno a braccetto con i politici che ne hanno due o tre? Hanno mai chiesto alle loro legittime mogli e figli cosa ne pensano? Quando imporrete ai preti di riconoscere, almeno!, i loro figli clandestini?

Lo sai? I siti cattolici parlano più del papa che di tuo figlio. Quanto servilismo nel mito del "Santo padre"! Il culto dell'infallibilità trasforma le opinioni del card. Attingere in diktat papali imposti all'orbe cattolico (cf il sito Catholica Australia: La fine della luna di miele di B 16°, 15.3.2008).

Caro Dio, proviamo a produrre delle proposte positive.

"Santo Padre: vuoi lavare i piedi alle vittime della nostra ignavia globale? Vai all'ONU: lava la coscienza di quei capi di stato, che hanno le mani macchiate di sangue; denuncia le coscienze obese dei popoli arricchiti; porta i libri contabili dello Stato del Vaticano. I popoli alla fame non hanno il diritto di verificare i conti del "padre comune"? Se vuoi stare dalla parte delle vittime, non puoi stare con i popoli del nord sfruttatori dei popoli del sud. Le religioni funzionali d un partito o allo stato non si fanno complici delle sue ingiustizie, dei disoccupati, dei pensionati alla fame, ecc.? E se le nunziature divenissero delegazioni per promuovere giustizia e carità per la tutela dei minori, dei disabili, delle minoranze, dei senzatetto, dei profughi?

Non dovrebbero sedere in Vaticano, per "diritto naturale", i rappresentanti dei denutriti, dei carcerati, dei torturati, degli sfruttati? E se trasformassimo lo IOR nella banca dei popoli impoveriti con prestiti a tasso zero? Preti, frati e suore non dovrebbero dare l'esempio con il loro stile di vita secondo le beatitudini, mettendo in piazza i loro conti e investimenti? Perché non dare un "segno efficace" di giustizia, devolvendo l'8 per mille e tutti i proventi degli alberghi dei religiosi/e alle giovani coppie che non possono mettere al mondo un figlio per difficoltà economiche?

Forse che per essere cristiani basta andare a messa, essere devoti di p. Pio, sentire Radio Maria, senza osservare il "sacramento naturale" della giustizia e solidarietà planetari? Dio, dove ti sei cacciato? Se sei "Abbà", perché non ti fai sentire?

"Ma come? Non vi ho messo in mano tutti i mezzi per rovesciare i troni dell'egoismo personale e globale? Perché vi fate trattare da eterni bambini, da sudditi e comparse? Non vi ho dato perfino il "potere di essere figli", cioè fratelli? Che ne avete fatto di quella fede che sposta le montagne?
Volete riformare una chiesa/istituzione asfittica, agonizzante? Come essa induce ginecologi e farmacisti "cattolici" a fare l'obiezione di coscienza all'aborto terapeutico, ai farmaci anticoncezionali, perché i preti impegnati (almeno loro!, gli Zanotelli, i Ciotti, i Gallo, i Vitaliano, ecc.) non promuovono uno sciopero eucaristico, un digiuno cultuale? Se state a remare sulla barca di Pietro, non siete conniventi delle sue omissioni e delle sue violenze morali?

Io, il vostro Dio/padre/madre, sono appeso a tutte le croci dei miei figli e, con loro, invoco chi venga a schiodarci".

p. Fausto Marinetti (con l'aiuto degli amici)

GRAN PREMIO

GRANDE PREMIO VATICANO
A QUALUNQUE MUSULMANO
SOLO SE IN MONDOVISIONE
FA SOLENNE CONVERSIONE.

CELEBRAZIONI ROMANE OSCAR ROMERO 2008

Ricevo e pubblico


In questi giorni in tutto il mondo si ricordano Mons Oscar Arnulfo Romero, il vescovo di San Salvador ucciso 28 anni fà, e accanto a lui Marianella Garcia Villas, come lui martire per la giustizia e la pace “avvocato dei poveri, sorella degli oppressi, voce degli scomparsi”.


Quest’ultima va ricordata in modo particolare poiché venticinque anni fa, il 13 marzo, veniva ritrovato nelle campagne di San Salvador il suo cadavere tremendamente mutilato. Con estremo coraggio si era dedicata a documentare e denunciare le centinaia di vittime della repressione militare nel Salvador. Come lei tre anni prima l'arcivescovo Oscar Romero, suo carissimo amico, aveva pagato con la vita, la fedeltà ai valori evangelici della giustizia e della pace.

A Roma , data la coincidenza con le feste pasquali, le tradizionali celebrazioni sono stata rinviate alla fine di questa settimana.


Mons Oscar Romero e Marianella Garcia saranno ricordati in varie iniziative sia religiose che laiche. Sottolineiamo in particolare la celebrazione ecumenica di venerdi 28 marzo alle ore 19 nella chiesa di San Marcello al Corso. Le preghiere, le riflessioni e i canti saranno centrate sul tema "donne annunciatrici della resurrezione".

Daranno la loro testimonianza Mons Demetrio Valentini presidente della Caritas brasiliana, la pastora battista Silvia Rapisarda, suor Rita Giaretta di Caserta e Ana Ortiz delle comunità base di El Salvador . Da ormai più di venticinque anni questo appuntamento, nato per iniziativa di mons. Luigi Di Liegro e continuato da un comitato al quale aderiscono organizzazioni e Chiese Cattoliche ed Evangeliche (
Chiesa valdese di Piazza Cavour, Chiese battiste di Teatro Valle, Centocelle e Garbatella, è l’occasione per innovare ammirazione ed impegno a seguire l’esempio di quanti hanno dedicato la loro vita alla giustizia e alla pace .


Per Info:
CIPAX - Centro interconfessionale per la pace
VIA OSTIENSE 152
00154 Roma
Tel/Fax: 06-57287347
cipax-roma@libero.it
www.cipax-roma.it

UN PAPA SORDO E CIECO

Ricevo e pubblico.


Il 24 marzo ricordiamo mons.Oscar Romero ucciso in questo giorno nel 1980 e non stimato dal Vaticano


Da San Salvador Mons. Romero aveva sollecitato un'udienza personale con Giovanni Paolo II. E andò a Roma sicuro che, per quando fosse arrivato, tutto sarebbe stato sistemato. I curiali non volevano che incontrasse il Papa.

La domenica, dopo la messa, il Papa scese nel grande salone, dove lo aspetta una moltitudine per la tradizionale udienza generale. Monsignor Romero si era alzato molto presto per riuscire a mettersi in prima fila.


E quando il Papa passò salutando, gli afferrò la mano e lo trattenne.
"Santo Padre - gli disse - sono l'arcivescovo di San Salvador e la supplico, mi conceda un'udienza". II Papa acconsentì.

Monsignor Romero portò dei rapporti di tutto ciò che stava succedendo nel Salvador in una scatola e li mostrò ansioso al Papa appena iniziato l'incontro.
"Santo Padre, qui potrà leggere lei stesso come tutta la campagna di calunnie contro la Chiesa e contro di me viene organizzata nella stessa casa presidenziale". II Papa non toccò un foglio. Né aprì il fascicolo. Nemmeno chiese nulla.

Si lamentò soltanto.
"Vi ho già detto di non venire carichi di tanti fogli! Qui non abbiamo il tempo di leggere tante cose". Monsignor Romero rabbrividì ma cercò d'incassare il colpo.

In un'altra busta aveva portato al Papa anche una foto di Octavio Ortiz, il sacerdote che la Guardia aveva ucciso alcuni mesi prima insieme a quattro giovani.
"Io conoscevo molto bene Octavio, Santo Padre, ed era un bravo sacerdote. L'avevo ordinato io e sapevo tutti i lavori in cui era impegnato. Quel giorno stava dando un corso sul Vangelo ai ragazzi del quartiere...".

"Guardi, Santo Padre, come gli hanno spappolato la faccia...".
Il Papa fissò la foto e non chiese altro. Guardò poi gli occhi umidi dell'arcivescovo Romero e mosse la mano indietro, come volendo togliere drammaticità al sangue raccontato.

"Lo hanno ucciso tanto crudelmente, dicendo che era un guerrigliero...", ricordò l'arcivescovo.
"E per caso non lo era?", rispose freddamente il pontefice. Qualcosa gli fece tremare la mano: doveva esserci un malinteso.

Seduti uno di fronte all'altro il Papa inseguiva una sola idea.
"Lei, signor arcivescovo, deve sforzarsi di avere una relazione migliore con il governo del suo Paese". Monsignor Romero lo ascoltava e la sua mente volava verso il Salvador, ricordando ciò che il governo del suo Paese faceva al popolo del suo Paese.

La voce del Papa lo riportò alla realtà.
"Un'armonia tra lei e il governo salvadoregno sarebbe la cosa più cristiana in questi momenti di crisi...". Monsignore continuava ad ascoltare. Erano argomenti con i quali, in altre occasioni, era già stato pressato da altre autorità ecclesiastiche.

"Se lei superasse le proprie divergenze con il governo, potrebbe lavorare cristianamente per la pace...".
Il Papa insistette tanto che l'arcivescovo decise di smettere di ascoltare. Terminarono gli argomenti ed anche l'udienza.

Tutto ciò me lo raccontò Monsignor Romero, quasi piangendo, l'11 maggio 1979; a Madrid, mentre rientrava affrettatamente nel suo Paese, costernato dalle notizie di un massacro nella cattedrale di San Salvador.

María López Vigil


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Frammenti di omelie di mons. Oscar Arnulfo Romero

( tratto dal libretto di Mauro Castagnaro edito dal Comune di Crema)

"La Chiesa non può tacere di fronte a queste ingiustizie economiche, politiche e sociali. Se tacesse, la Chiesa sarebbe complice di chi si emargina e dorme in un conformismo imbelle e peccaminoso o di chi approfitta di questo assopimento del popolo per compiere abusi e fare incetta di beni economici e politici, ed emarginare l'immensa maggioranza del popolo. È questione di vita o di morte per il Regno di Dio su questa terra" (24-7-1977).


"Un Vangelo che non tenga conto dei diritti degli uomini, un cristianesimo che non costruisca la storia della terra, non è l'autentica dottrina di Cristo, ma semplicemente uno strumento del potere. Lamentiamo che in qualche epoca anche la nostra Chiesa sia caduta in questo peccato, ma vogliamo modificare questo atteggiamento e, secondo questa spiritualità autenticamente evangelica, non vogliamo essere giocattoli dei poteri della terra, ma la Chiesa che porta il Vangelo autentico, coraggioso, di nostro Signore Gesù Cristo, anche quando fosse necessario morire come Lui sulla croce" (27-11-1977).


"Dio vuole salvarci come popolo. Non vuole una salvezza isolata. Ecco perché la Chiesa di oggi, più che mai, sottolinea l'essere popolo. E perciò soffre conflitti. Perché la Chiesa non vuole la massa, vuole il popolo. Massa è l'insieme della gente il più addormentata e conformista possibile. La Chiesa vuole risvegliare nelle persone il senso di essere popolo. Che cos'è il popolo? Una comunità di persone in cui tutti concorrono al bene comune" (5-1-1978).


"C'è un criterio per sapere se Dio è vicino a noi o lontano: chiunque si preoccupa dell'affamato, di chi è nudo, del povero, dello scomparso, del torturato, del prigioniero, di tutta questa carne che soffre, ha vicino Dio" (5-2-1978).


“Chi, con questa fede nel Risorto, opera per un mondo più giusto, protesta contro le ingiustizie del sistema attuale, contro i soprusi di un'autorità illegale, contro i disordini di uomini che sfruttano altri uomini, chiunque lotti ispirandosi alla Risurrezione del Grande Liberatore, solo questi è un autentico cristiano" (26-3-1978).


"Molti vorrebbero che il povero dicesse sempre: 'È volontà di Dio' che io viva così. Non è volontà di Dio che alcuni abbiano tutto e altri non abbiano nulla. Non può essere di Dio. Di Dio è la volontà che tutti i suoi figli siano felici" (10-9-1978).


"Ogni persona che lotta per la giustizia, ogni uomo che cerca rivendicazioni giuste in un ambiente ingiusto, sta lavorando per il Regno di Dio e può darsi non sia cristiano. La Chiesa non esaurisce il Regno di Dio. Il Regno di Dio va ben oltre le frontiere della Chiesa e perciò la Chiesa apprezza tutto ciò che è in sintonia con la sua lotta per instaurare il Regno di Dio. Una Chiesa che cercasse solo di conservarsi pura, incontaminata, non sarebbe una Chiesa al servizio di Dio e degli uomini. La Chiesa autentica è quella cui non importa dialogare perfino con le prostitute e i pubblicani, come Cristo con i peccatori: con i marxisti, con quelli del Blocco [popolare rivoluzionario] e coi diversi gruppi, pur di portare loro il vero messaggio di salvezza" (3-12-1978).


"Se con autoritarismo dicessi a un sacerdote 'non fare questo!' o a una comunità cristiana 'non andare in quella direzione!', e mi volessi ergere come se fossi io lo Spirito Santo per fare una Chiesa a mio piacimento, starei spegnendo lo Spirito" (17-12-1978).


"Una Chiesa che non subisce persecuzione, ma gode dei privilegi e dell'appoggio delle cose terrene, non è la vera Chiesa di Cristo" (11-3­-1979).


"A che servono le belle strade e l'aeroporto, i belli edifici con grandi appartamenti se sono impastati col sangue dei poveri, che non ne beneficeranno ?" (15-7-1979).


"Pregare e attendere tutto da Dio 'senza far nulla non è pregare. Questa è pigrizia, è alienazione, è passività, è conformismo. Non è più tempo, cari fratelli, di dire: è volontà di Dio. Molte cose che accadono non sono volontà di Dio. Quando. l'uomo può fare qualcosa per migliorare le situazioni e chiede a Dio il coraggio di compierlo, questa è preghiera" (20-7-1979)


"Un cristiano che si fa. solidale con la parte che opprime non è un vero cristiano. Un cristiano che difende posizioni ingiuste solo per mantenere il posto non è più cristiano" (16-9-1979).


"Una vera conversione cristiana oggi deve scoprire i meccanismi sociali che fanno dell' operaio e del contadino persone emarginate. Perché il povero contadino guadagna qualcosa solo nella stagione del caffè, del cotone e della canna da zucchero ? Perché questa società ha bisogno di avere contadini disoccupati, operai mal, pagati, gente senza salario giusto? Si devono scoprire questi meccanismi non come fa chi studia sociologia o economia, ma come cristiani, per non essere complici di questa macchina che produce gente sempre più povera, emarginata, indigente" (16-12-1979).


"Oggi è ora di guardare il bambino Gesù non nelle graziose immagini dei nostri presepi, ma cercandolo tra i bambini denutriti che sono andati a letto questa notte senza aver da mangiare, tra i poverelli venditori di giornali che dormiranno avvolti nei quotidiani là ai portali, nel povero lustrascarpe che forse si è guadagnato il necessario per portare un regalino alla mamma o, magari, nel piccolo strillone che non è riuscito a vendere i quotidiani e riceverà una tremenda sgridata dal patrigno o dalla matrigna. Come è triste la storia dei nostri bambini!" (24-12-1979).


"Il grido di liberazione del nostro popolo è un clamore che sale fino a Dio e ormai nulla e nessuno può fermare" (27-1-1980).


"I poveri hanno segnato il vero cammino della Chiesa. Una Chiesa che non si unisce ai poveri per denunciare, a partire dai poveri, le ingiustizie che si commettono nei loro confronti non è autentica Chiesa di Gesù Cristo" (17-2-1980).


"Vedendo il pericolo di perdere il proprio completo dominio sugli investimenti e sull'agroesportazione, e il quasi monopolio della terra, l'oligarchia sta difendendo i propri interessi egoistici, non con ragioni, non col sostegno popolare, ma con l'unica sua risorsa: il denaro, che le permette di comprare armi e pagare mercenari, i quali stanno massacrando il popolo e soffocando qualunque legittima richiesta di giustizia e libertà" (24-2-1980).

CONVEGNO: HIV+ TRA SILENZIO E DISCRIMINAZIONE - Bologna GLBT Pride nazionale 9-10 maggio 2008

Ricevo e pubblico


Cosa significa essere sieropositivi oggi in Italia?
La maggioranza delle persone ne sa ben poco perché non se ne parla mai. E, nel silenzio, essere sieropositivi diventa un po’ come non essere.

Noi invece vogliamo parlarne e sottolineare il peso della discriminazione che limita la vita delle persone
sieropositive. Persone comuni, che vivono, amano, lavorano e lottano ogni giorno, come chiunque, per il proprio benessere e la propria dignità.

Per discutere finalmente di questi temi, il Bologna Pride promuove il convegno

HIV+ TRA SILENZIO E DISCRIMINAZIONE
Le persone sieropositive nella società, nella sanità, nelle associazioni, nella comunità LGBT

Il Convegno, che avrà luogo il 9 e 10 maggio a Bologna, è indirizzato alle persone sieropositive, alle associazioni LGBT ed a quelle che operano nel settore HIV/AIDS, agli operatori sanitari e socio-sanitari, a tutte le persone interessate.


Per informazioni ed iscrizioni:
www.bolognapride.it/hivediscriminazioni

mercoledì 26 marzo 2008

ALITALIA E DINTORNI

1) Berlusconi si inventa una "cordata italo-familiare" perchè per lui gli interessi dell'Italia sono quelli della sua famiglia. Per lui politica ed affari sono sempre stati la medesima cosa.

Propaganda elettorale soltanto? Può darsi.
Ma se, invece, Berlusconi riesce a vincere farà pagare all'Italia i prezzi di una operazione impossibile.

Sarebbe un vero disastro... di cui non si accorgono nemmeno quelli dell'Arcobaleno, poco consapevoli del debito che si accumula giorno dopo giorno.


2) Intanto "Il Giornale", il quotidiano che inventa le notizie, si prende una sonora smentita ed una immediata querela da Prodi che ha avuto il merito di una rigorosa disciplina circa i doni di cortesia ricevuti dai componenti del governo.

Il decreto del 20 dicembre 2007 è stato pubblicato il 15 febbraio 2008, ma al Giornale, quotidiano fascista, la notizia non è ancora arrivata.



3) C'è qualcuno che mi sa spiegare perchè in Italia dobbiamo avere un aeroporto ogni 50 chilometri? Non basterebbe Caselle qui in Piemonte? C'è bisogno di Cuneo ed Aosta? Perchè non farne uno vicino ad ogni parrocchia? Il localismo è maniacale, miope, dispendioso.



4) Il laico Boselli scopre che Gesù era socialista. Insomma ... voterebbe socialista. Scoprirlo in campagna elettorale è un po' strano.

Povero Gesù: prima democristiano, poi socialista... Il papa è in allarme ... per lui Gesù è tutto cattolico.

Forse nella scelta del partito che voteremo faremo bene a deciderci in base ai programmi.


5) Mentre a Taiwan vince le elezioni il partito filo-cinese, in Tibet la protesta "sotterranea" prosegue.

Una lezione a Pechino va pur data, ma per ora non si profila all'orizzonte un fronte unitario che avanzi una proposta fattibile.

PASQUA E' PASSATA

La Pasqua è trascorsa. Ora ci tocca farla proseguire nella vita quotidiana. Il che è ciò che davvero conta. Ecco alcune preghiere che ci aiutano a camminare in questa direzione.


PADRE NOSTRO

Non dire: Padre

se ogni giorno non ti comporti da figlio.
Non dire: Nostro
se vivi soltanto nel tuo egoismo.
Non dire: Che sei nei cieli
se pensi solo alle cose terrene.
Non dire: Venga il tuo Regno
se lo confondi con il successo materiale.
Non dire: Sia fatta la tua volontà
se non l'accetti anche quando è dolorosa.
Non dire: Dacci oggi il nostro pane quotidiano
se non ti preoccupi della gente che ha fame.
Non dire: Perdona i nostri debiti
se non sei disposto a perdonare agli altri.
Non dire: Non ci indurre in tentazione
se continui a vivere nell'ambiguità.
Non dire: Liberaci dal male
se non ti opponi alle opere malvagie.
Non dire: Amen
se non prendi sul serio le parole del PADRE NOSTRO.


DIO, LA STORIA, NOI


Tu sai, Signore, che benedizione e maledizione

si intrecciano da sempre nella storia;
anche se è vero che il traguardo
è la tua misericordia.
E' la storia, Signore, il luogo delle tue operazioni,
tu non sei l'astratto Iddio,
indifferente e impassibile,
quel "Atto - Puro"
che pure ha imperversato a lungo anche fra noi;
tu sei un Dio coinvolto evidente in questa storia;
tu sei la forza appassionante
di tutte queste lotte di liberazione:
sei tu che hai udito il lamento dei poveri,
e sei sceso a "rompere i ceppi delle loro catene
e a farli camminare a testa alta";
e hai acceso un roveto che non si spegne più.
Noi non ti preghiamo perchè tu cambi,
ti chiediamo solo di caricarci della tua forza,
per cambiare noi e la storia.
Mostruosi non sono i tuoi interventi,
mostruose sono solo le nostre indifferenze,
o le nostre prevaricazioni.
Perciò era necessario che venisse il tuo Cristo
perchè imparassimo il tuo segreto:
come operi, e come stai sempre nella storia.
Ora è lui il vero roveto ardente che arde
e non si consuma.
A nome di tutti i poveri,
ti ringraziamo, Signore.
Amen.
David Maria Turoldo


PER SERVIRTI, PER VIVERTI


Abbi pietà

di noi.

Abbi pietà
dei nostri sforzi,
così che noi
dinnanzi a te,
in amore e fede,
giustizia e umiltà
possiamo seguirti,
in disciplina,
lealtà e coraggio,
e incontrarti,
nella quiete.

Dacci
sensi puri
per vederti,
sensi umili
per udirti,
sensi d'amore
per servirti,
sensi di fede
per viverti.

Tu
che io non conosco
ma a cui appartengo.

Tu
che io non intendo
ma che hai votato me
al mio destino.
Tu...
Dag Hammarskjold

"SIGNORE MIO E DIO MIO!"

Commento alla lettura biblica - domenica 30 marzo 2008

Questa pagina è un quadro da guardare attentamente senza perderci nè l'insieme nè i particolari.


La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» E, detto questo, mostrò loro le mani e il costato. I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono. Allora Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch'io mando voi». Detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti». Or Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli altri discepoli dunque gli dissero: «Abbiamo visto il Signore!» Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò». Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente». Tommaso gli rispose: «Signor mio e Dio mio!» Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» Or Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri segni miracolosi, che non sono scritti in questo libro; ma questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome (Giovanni 20,19-31).



Quando da giovane prete ero alle prime “armi” negli studi di esegesi e di ermeneutica, avevo fatto mia una lettura istituzionale di questa pagina. Secondo questa interpretazione ufficiale Gesù, in questa apparizione, aveva conferito ai ministri della comunità (a noi sacerdoti!) il potere di rimettere i peccati, di “assolvere” o non assolvere…

Peccato che qui “discepoli” significa tutta la comunità e di sacerdoti proprio non c’è traccia. Pensiamo un po’ se Gesù, il Risorto, aveva come prima preoccupazione quella di “istituire un sacramento!”.

Lentamente gli studi biblici mi hanno insegnato che quel “pace a voi”, ripetuto tre volte, è la chiave di volta per interpretare il versetto in cui si parla della remissione dei peccati.

E’ la comunità intera che, secondo il Vangelo di Giovanni, ha il compito di annunciare al mondo la vicinanza perdonante di Dio. E’ la pace che viene da Dio che la comunità deve annunciare per le vie del mondo.

Ben altra cosa che dare assoluzioni o negarle. L’orizzonte della riconciliazione ha una diversa ampiezza, ben altro spessore.

Dio, che ha visto crocifiggere il Suo inviato, dopo averlo risvegliato a vita nuova, vuole che lo stesso “crocifisso” risuscitato diventi il segno e il messaggero del Suo perdono, della Sua pace, della Sua accoglienza senza misura.

Il “soffio” di Dio, il Suo vento deve spingere la comunità in questa direzione.


Con fiducia


Non si tratta quindi di rinchiudersi in cenacoli di gente ossessionata dalla presenza del male, ma di camminare incontro al futuro sapendo che Dio guarda alle persone, al mondo, anche dentro le vicende più conturbanti, con fiducia. Bisogna “soffiare” nelle vie del mondo questo calore di un Dio che ama.

Nel linguaggio tipico della letteratura evangelica, il messaggio è chiaro: Gesù, il testimone di Dio per eccellenza, ci invita a guardare al mondo, alla vita, al futuro con tanta fiducia. Certo, la realtà ha molti volti di morte e di angoscia, ma Dio non è una sorgente asciutta, un fiume disseccato, un fuoco spento, un padre deluso.

Spesso siamo noi cristiani che amiamo poco la vita e ne vediamo solo le ombre, i pericoli, le ambiguità. Gesù, come uomo e come credente, sprigiona amore alla vita nei suoi incontri con le persone. Questo "pace a voi", detto e ripetuto, è come un prendere in braccio i discepoli e rituffarli nelle vie del mondo, dopo averli liberati dalle catene paralizzanti dell'angoscia.

Lasciatelo dire a me che sono vecchio! Quanto è importante amare la vita e guardare con fiducia ciò che muove nelle vie del mondo. La nostra chiesa ufficiale ha gli occhi tristi e non sa più partecipare con calore alla passione di coloro che, pur tra limiti ed errori, cercano un mondo "altro".

C'è il sospetto, tipico di molta parte della predicazione, che tutto ciò che innova o mette in discussione il "paesaggio" al quale siamo abituati, sia erbaccia da sorvegliare o da estirpare. E così nasce quella chiesa della paura e dell'aggressività che diventa ed è percepita come nemico della vita e della felicità.

Certo, occorre discernere e saper individuare i mille volti del male, ma il sole splende ancora e Dio non ha abbandonato il creato. Nel cuore degli uomini e delle donne si trovano tesori di amore e sorgenti d'acqua pura che potranno emergere solo in un clima di accoglienza, di fiducia, di calore.


Gli occhi della fede

A noi piacerebbe tanto poter avere le prove "visive", quasi fotografiche, della resurrezione di Gesù.

Invece, le cosiddette "apparizioni" non sono dei resoconti di cronaca, ma dei racconti teologici. Esse non riportano degli eventi visti con gli occhi della carne, ma sono la testimonianza di fede delle prime comunità.

Certo, Gesù è realmente risorto, ma egli è stato visto non con gli occhi della carne, ma con quelli, molto più penetranti, della fede.

Questi racconti delle "apparizioni" sono costruiti e composti per noi perché siamo invitati a credere, a fidarci di Dio e di quello che egli ha operato in Gesù, senza vedere. Questa è la "beatitudine" che l'evangelo annuncia: "beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno" (20,29).

La pagina del Vangelo di Giovanni, che ora abbiamo letto, non ci parla tanto di un tempo in cui ci furono persone fortunate come Tommaso che poterono toccare con mano il Risorto e poi tutte le nostre generazioni che avrebbero la difficile sorte di credere senza vedere.

L'episodio di Tommaso è piuttosto una costruzione narrativa che ci riporta ad un dato molto reale. E' una pagina di altissima e preziosa teologia, che contiene un messaggio straordinariamente limpido ed efficace.

Lentamente

Tommaso è la personificazione della nostra "fatica di credere", della nostra difficoltà di affidarci all'azione di Dio e alla parola di Gesù.

Per quanto Gesù avesse detto e ripetuto ai discepoli che Dio non lo avrebbe dimenticato nella morte, essi impiegarono probabilmente parecchio tempo a far riemergere con chiarezza la memoria di queste parole di Gesù.

I Vangeli contraggono i tempi e ci fanno subito giungere alla meta, alla conclusione. Come quando Gesù chiama Pietro e Andrea alla sequela ed essi "subito" lo seguono, così qui tutto sembra compiersi in un baleno. La realtà è stata certamente meno rapida: avranno pur dovuto parlarne con moglie e figli prima di mettersi al seguito di Gesù.

Così è nel caso della risurrezione: essa è stata accolta come realtà profonda e, quindi, vista con gli occhi della fede, molto più lentamente. Le composizioni letterarie, cioè i quadri pittorici della risurrezione, svolgono la funzione di dirci dov'è giunto alla fine il cuore dei discepoli e delle donne, ma ci portano forse troppo velocemente al traguardo facendoci saltare alcuni passaggi, alcune tappe.

Il racconto della incredulità di Tommaso ci aiuta a colmare i tempi che vanno dall'incredulità al dubbio, alla fede. Il percorso di Tommaso è, in qualche modo, il cammino di ciascuno/a di noi. Qui lo si intravede.

Questa è la "chiamata" che Dio ci rivolge: il passaggio alla fiducia. Tutta l'esperienza cristiana deve fare i conti con la "tentazione di Tommaso" , quella di credere solo a ciò che si vede e si tocca, ma la fede è in un'altra direzione: anzi è un'altra dimensione.

Credere nel Risorto, aver fiducia che Dio continua ad operare in mille modi la risurrezione nel mondo di oggi, significa "scommettere" ben oltre ciò che si vede e si tocca.

Ciò che si tocca e si vede dappertutto è il potere onnipresente del denaro, del mercato, delle multinazionali. Eppure noi siamo chiamati/e a credere nel regno di Dio che viene ed è già in mezzo a noi.

Ciò che si vede è il trionfo della potenza militare. Eppure noi siamo chiamati/e a credere che sono beati i miti, i nonviolenti.

Ciò che trionfa è la menzogna telediffusa, invasiva, suadente. Eppure noi siamo chiamati/e a credere nella forza disarmata della verità del Vangelo. La fede è una chiamata sulla strada della più assoluta inevidenza.

Impariamo a sostenerci


Il brano è costruito anche per darci un'altra lezione. Se, senza cadere in una lettura che faccia del brano evangelico una cronaca, ne cogliamo il messaggio, ci accorgiamo che Gesù anche qui è il maestro che educa pazientemente alla fede. Gesù dà a Tommaso il tempo di far crescere nel suo cuore la fiducia, la capacità di affidarsi: ecco che cosa significa il versetto 26: "otto giorni dopo".

Nel cammino del vangelo la comunità cristiana è il luogo in cui ci educhiamo a vicenda, ci sosteniamo, ci pungoliamo. A volte dobbiamo darci il tempo per crescere ed è necessaria tanta pazienza con noi stessi e con gli altri.

Gesù, in questo brano di costruzione teologica, è colui che capisce la debolezza di Tommaso, la corregge e addita una strada diversa. Anche quando i discepoli si sono dimostrati sordi e ciechi al suo insegnamento, Gesù non si è stancato di loro. Li ha corretti, amati, aiutati a crescere.

La comunità cristiana anche oggi, alle prese con mille difficoltà e mille deviazioni, può leggere questo brano anche per imparare quel dialogo interno, franco e coraggioso, che offre a ogni persona la possibilità e il tempo di crescere e di riorientare la propria vita.

Anche quando tutte le porte sono chiuse (come ripete Giovanni ai versetti 19 e 27), anche quando le possibilità di cambiamento sembrano sbarrate e impossibili, la parola di Gesù può fare breccia nei nostri cuori. La partita non è mai chiusa e può riaprirsi ad ogni istante della nostra vita.

La strada della fede-fiducia in Dio si riapre... L’immagine di Gesù che, come dicevamo da bambini, passa attraverso il buco della serratura, è la testimonianza di quell’amore con cui Dio, attraverso Gesù e in mille modi, cerca i nostri cuori e vuole riaprire un dialogo con noi.

Gesù è insieme esigente e misericordioso: apre ai discepoli strade audaci e radicali, ma sa rispettare le gambe e i tempi di ognuno. Non stabilisce il tempo del percorso e non assegna il premio al più veloce. Anche in questo Gesù è il testimone fedele del modo con cui Dio ci ama.

La comunità di Giovanni lo stava già imparando. Essa non è la palestra di quattro "atleti della virtù" ma un'assemblea in cui ci sono molti che arrivano e corrono fuori tempo massimo. Ma, nel sostegno reciproco, si può camminare... sapendo fare i conti con il dubbio, l'esitazione, l'incertezza, la stanchezza...

La meraviglia


Ogni volta che un qualsiasi Tommaso (uno/a di noi) scopre il messaggio di Gesù e, affidandosi a Dio, si decide per il suo cammino, viene fuori lo stupore che l'evangelo registra al versetto 28: "Mio Signore e mio Dio!".

Con questa esclamazione non vengono resi onori divini a Gesù. Si tratta piuttosto di una espressione con cui Tommaso ringrazia Dio perchè attraverso Gesù ha toccato il suo cuore. Gesù risorto è un dono meraviglioso di Dio, è "trasparenza" di Dio, Sua icona. La lode a Dio fiorisce ed esplode, calda e gioiosa, sulle labbra di Tommaso. Il rimando a Dio è immediato.

Anch'io voglio imparare a gustare e ad esprimere la stessa meraviglia, lo stesso stupore ogni volta che vedo un cuore aprirsi al vangelo, ogni volta che constato qualche passo sul sentiero delle beatitudini.

Chi non conosce la meraviglia perde i più preziosi appuntamenti con la vita. Chi non sa meravigliarsi non vedrà mai che, oltre le nubi più dense, splende sempre il sole.


Ti prego


Mio Signore e mio Dio, voglio imparare da Gesù a stare davanti a Te nella mia piccola esistenza quotidiana con il cuore aperto allo stupore per scorgerTi presente nei tanti segni del Tuo amore. Tu sei "il padre che opera senza interruzione" (Gv. 5, 17). Apri i miei occhi, o Dio, perchè spesso siamo vicini al ruscello e non vediamo l'acqua.

lunedì 24 marzo 2008

24 MARZO 1980: RICORDANDO MONSIGNOR ROMERO

ROMERO,
NOSTRO FRATELLO:
PRIMA
TI HANNO LASCIATO SOLO
I TUOI COLLEGHI VESCOVI....
SOLO COME SOLI
SI LASCIANO I POVERI.
ORA
CHE BRILLI DI MARTIRIO,
DEL TUO SANGUE
VOGLIONO ORNARE
LE LORO PORPORE IMPERIALI.
E' ANCORA COSI':
IL POTERE S'INNALZA
E SI NUTRE,
FAMELICO,
DEL SANGUE DEI POVERI.
COSI' RICUPERANO I PROFETI
QUELLI CHE PRIMA
LI HANNO FATTI FUORI.
DALLA SERRA DEI GERARCHI
ERI ANDATO A COLLOCARTI,
FATICOSAMENTE,
SULLE STRADE DEI POVERI;
ORA TENTANO DI RIPORTARTI
"A PALAZZO",
MENTRE LE TUE OSSA FREMONO.


Scrissi questa poesia tre giorni dopo l'assassinio di questo vescovo salvadoregno, odiato dal governo degli Stati Uniti, osteggiato apertamente e rimproverato pubblicamente da papa Wojtyla che invece aveva benedetto Pinochet. Credo che la memoria di Romero non vada lasciata cadere nelle mani manipolatorie dei poteri.

POLETTO RESTA

Il cardinale di Torino resta al suo posto dopo la conferma ottenuta pochi giorni fa dal papa.

Due sembrano le ragioni che hanno convinto Ratzinger a questa scelta: Poletto è un cardinale fuori carriera, fuori dai giochi di potere dei palazzi vaticani e non fa parte di nessuna cordata estremistica.

Del resto, per quanto assolutamente tradizionale, è un uomo semplice e zelante. In più in Vaticano si è constatato che la sede cardinalizia di Torino ha troppi aspiranti, fa gola a tanti monsignori.

Così, non potendo accontentare tutti, si è congelata la situazione. Meglio così che ricevere un Betori o simili.

IN BREVE

ONESTA’

«Il genocidio di sei milioni di ebrei perpetrato in nome della Germania ha causato inenarrabili sofferenze al popolo ebraico, all’Europa e al mondo. La Shoah ha costituito un atto inaudito di rottura di ogni tipo di civiltà. Io mi inchino davanti alle vittime, ai superstiti e a tutti coloro che le hanno aiutati a sopravvivere»

Angela Merkel, discorso del Cancelliere tedesco davanti al Parlamento israeliano, 18 marzo.


POCO O TROPPO NERO

«Sono stato definito sia “troppo nero” sia “non abbastanza nero”. Ma io non posso ripudiare la comunità nera o la mia nonna bianca che ogni tanto sbottava in stereotipi razziali: questa gente è parte di me, è parte dell’America. La risposta è unire le richieste della comunità nera per scuole migliori, migliore sanità, migliori impieghi alle aspirazioni di tutti gli americani. La risposta è una società americana più giusta».

Barak Obama, discorso al National Constitution Center di Filadelfia, 18 marzo.


ESPORTAZIONI USA

Disfatta morale. «Ecco il cataclisma oscurato per anni dalle bende della magia: l’America voleva esportare democrazia e ha esportato invece insicurezza, violenza, immoralità. La sua posizione è talmente indebolita che non può reagire agli eventi cinesi. Anche per questo fanno tanta impressione i dibattiti italiani: un ex ministro del campo berlusconiano consiglia addirittura di tornare in Iraq, quasi non sapesse com’è diventato il Paese nel quinto anniversario della guerra».

Barbara Spinelli, La Stampa, 16 marzo


C’ E’ UN SALVATORE… !!


«Per fortuna di Alitalia c’è il signor Silvio Berlusconi che impiegherà tutto il suo talento per risolvere un problema che altri non hanno saputo risolvere”. Belle parole, peccato, però, che le ha pronunciate quattro anni fa. E continua a pronunciarle ancora oggi. Basta con le buffonate».

Pierferdinando Casini, Apcom 21 marzo 2008


PROCESSO BOLZANETO, FINALMENTE

E’ tempo che si faccia chiarezza e anche un po’ di giustizia. Il processo è atteso. Chi ha dato gli ordini per le botte e le ingiurie a persone democraticamente radunate? Là c’era Fini e gli slogan delle forze dell’ordine erano indecenti e violenti.

sabato 22 marzo 2008

SONO D'ACCORDO CON CHANTAL

Trovo che il diritto di morire con dignità sia una delle battaglie di civiltà tra le più importanti di oggi. Chantal, questa donna sfigurata e torturata da un terribile cancro, ha compiuto, a mio avviso, una scelta saggia e moralmente apprezzabile.

Questa è stata anche la decisione realizzata dallo scrittore Hugo Claus. Repubblica di giovedì 20 marzo scrive:

"E' morto ieri a 78 anni in un ospedale di Anversa. Nel giorno e ora in cui aveva deciso. Se n'è andato per eutanasia. Perchè il Belgio è uno dei tre paesi europei, con Lussembrgo e Olanda, dove la "buona morte" dal 2002 è legale... 'Sono felice per Claus. Lui ha potuto, lui ha avuto la libertà di scegliere quando la vita gli è parsa senza via di uscita, senza speranza'. Così Mina Welby, pensando alla lunga lotta di suo marito prima di poter smettere le cure, ha commentato la notizia della morte del grande scrittore".

Come uomo e come credente condivido pienamente queste scelte e spero che questa possa essere la mia libertà e la mia responsabilità davanti alla morte.

Riporto qui alcune espressioni piene di sapienza e di fede del teologo Hans Kung:

"Come cristiano e come teologo, sono dell'opinione che il Dio misericordioso, che si attende dall'uomo libertà e responsabilità per la sua vita, ha anche lasciato all'uomo che è in procinto di morire la responsabilità e la libertà di coscienza di decidere il modo e il tempo della sua morte. Una rsponsabilità che nè lo stato nè la chiesa nè un teologo o un medico possono togliergli...

Come a nessuno è lecito spingere, costringere o forzare un altro a morire, così nessuno può costringere un altro a continuare a vivere. C'è una decisione più personale di quella del malato terminale di porre o non porre fine alla sua vita?

Se la totalità della vita è stata affidata da Dio alla responsabilità dell'uomo, allora questa responsabilità vale anche per l'ultima fase della sua vita, vale anche per quello che è il vero e proprio caso più serio della sua vita: quando si tratta di morire. Perchè proprio questa fase ultima della vita dovrebbe essere sottratta alla responsabilità dell'uomo?"
(La dignità della morte. Tesi sull'eutanasia, Datanews, Roma 2007, Pagg. 96).

L'esercizio di questa responsabilità significa vivere la nostra vita interamente al cospetto di Dio fino a restituirgliela, fino a rimetterla nelle Sue mani. Oggi l'esercizio di questa responsabilità è sostanzialmente impedito da codici professionali, da leggi civili e da pregiudizi religiosi.

Accanto alla battaglia politica resta da compiere un immenso lavoro anche rispetto alla formazione della coscienza individuale. Si tratta di entrare in un orizzonte culturale e teologico che superi l'ideologia della astratta sacralità e intangibilità della vita.



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UNA CORREZIONE

Chi ha letto il mio breve commento al Vangelo del giorno di Pasqua, si sarà certamente accorto che sono necessarie due attenzioni:
1) dove è scritto "prose" bisogna leggere prove;
2) le due preghiere pasquali sono da considerarsi parte integrante della predicazione.

DIVORZIATI RISPOSATI

Ricevo e pubblico.


DIVORZIATI RISPOSATI: HA RAGIONE TETTAMANZI

di Ortensio da Spinetoli

Presule di una delle più grandi diocesi d’Europa e persino tra i “papabili” nell’ultimo conclave, il cardinale ha avuto il coraggio di richiamare l’attenzione della Chiesa sulla pastorale nei riguardi dei divorziati rispostati che, accanto alle coppie di fatto, per non parlare di ‘altri’, si trovano a bussare sempre più insistentemente alle porte della comunità credente.

Il problema non è certo dei più facili, date le preclusioni tradizionali e ufficiali (Diritto canonico, c. 915); Familiaris consortio, n. 84; Ecclesia de Eucharistia, n. 37), ma non è detto che non si possa provare a chiedersi se queste siano del tutte valide e legittime.

Il card. Tettamanzi, già professore di morale a Venegono, esorta a rivedere il trattamento o maltrattamento che la Chiesa riserva ai divorziati, ma se si passasse ad interpellare gli esperti, ossia i conoscitori delle fonti cristiane, i Vangeli e gli altri scritti neotestamentari, si potrebbe andare oltre, cioè provare a chiedersi fino a che punto la prassi ecclesiale collima con la testimonianza lasciata da Gesù Cristo.

La disciplina che esclude i divorziati dai sacramenti parte da due presupposti dati per scontati, ineccepibili ma che potrebbero rivelarsi gratuiti. Il primo è che la comunione è subordinata ad un eventuale “stato di grazia”; il secondo che i divorziati che si sono risposati vivono in “stato di peccato”. Stando all’insegnamento della Chiesa, essi non sono degni di “sedersi a cena” con Cristo nonostante che nei Vangeli Gesù si sia trovato spesso, per non dire abitualmente, a mangiare anche “con i peccatori” (Mt 11,19; Lc 15,1-2) e non abbia disdegnato la vicinanza o il contatto di donne poco onorate, adultere o prostitute (Mt 21,31; Lc 7,37-50).

In casa di Levi “molti pubblicani e peccatori - sottolinea compiaciuto Matteo - si misero a tavola con Gesù e i suoi discepoli” (9,10). E a Gerico, proprio alla vigilia della salita verso Gerusalemme e quindi della pasqua che coincide con l’“istituzione” dell’eucarestia, si autoinvita “in casa” di Zaccheo che tutti ritenevano non eroe ma un ladro, perciò un notorio peccatore, e non vi apporta malauguri o condanne ma la gioia e la salvezza (Lc 19,1-9).

Ma nella mentalità ecclesiastica corrente c’è anche un’altra supposizione, pure essa indimostrata, che nell’eucarestia si abbia un “contatto fisico” con il corpo di Cristo, ma si dimentica che si tratta solo di un’interpretazione teologica (“transustanziazione”) che, pur proposta da un luminare di indiscussa fama (san Tommaso d’Aquino), non è stata ancora condivisa dalla totalità dei credenti in Cristo e non è nemmeno entrata a far parte del deposito della fede cattolica. È in altre parole una spiegazione, non una definizione del mistero eucaristico.

Quel che è meno dubitabile è che Gesù, nel banchetto di addio dai suoi, più che il suo corpo ha voluto lasciare un memoriale di quanto aveva sofferto fisicamente e moralmente per il bene delle moltitudini. Mentre stava lasciandoli, si dava pensiero che il ricordo di quanto aveva fatto per tutti, oltre che attraverso la parola (predicazione evangelica), si trasmettesse mediante una ritualizzazione che ne rievocasse, pur nei segni, la profonda portata, invitando i partecipanti a provarsi a fare altrettanto, fino a spezzarsi e a versare il proprio sangue per lo stesso scopo per cui egli dava la vita.

Nell’eucarestia si prende parte a un vero convito, ma solamente simbolico; il pane e il vino offerti ai commensali non sono più i semplici alimenti che erano in precedenza; entrambi hanno acquistato un significato nuovo (ma non sono diventati una sostanza, una realtà diversa); additano, segnalano a quanti li osservano o ricevono quello che uno ha fatto per tutti e ciò che essi sono chiamati a ripetere dando prova di bontà e di coraggio come lui. La comunione pertanto è sacrilega non quando chi la riceve viene da un talamo non legalizzato o ha lo stomaco ingombro di cibi “immondi”, ma vi si accosta con un animo diverso da quello avuto da Cristo, dominato dall’orgoglio, dall’egoismo più che dalla carità.

Se così stanno le cose, che cioè chi ha il coraggio di appressarsi alla comunione si dichiara pubblicamente pronto a sacrificare se stesso, persino la vita, per il bene dei fratelli, come si fa a ritenerlo indegno di portarsi a ricevere il corpo di Cristo? Sarebbe come contraddire l’affermazione di Gesù che ha mostrato di gradire più le attenzioni di una pubblica peccatrice che quelle di un onesto fariseo (Lc 7,37-50). Ma allora la disciplina della Chiesa, diciamo dei suoi liturgisti o canonisti, sulle norme per ricevere validamente e lecitamente la comunione proviene dal formalismo, dal puritanesimo giudaico, o da disposizioni di Gesù Cristo?

La questione sta così tornando al punto di partenza: la situazione di colpa dei divorziati risposati. Ma in base a quale riferimento biblico o evangelico, cioè a quale ipotetica parola di Dio o di Cristo, si riesce ad avallare un così pesante giudizio? Ovviamente ci si richiama all’affermazione di Gesù “Ciò che Dio ha unito l’uomo non separi” (Mt 19,6), ma non ci si accorge che si cita una frase estrapolata dal suo contesto storico? In verità, Cristo ha preso posizione contro il matrimonio mosaico appunto perché contemplava una forma di divorzio a dir poco ingiuriosa, irriverente per la parte più debole del connubio, rilasciata sola alla malora.

Con le parole “all’inizio non fu così”, egli richiama i suoi obiettori ad una forma più antica di convivenza uomo-donna e non mette in primo piano i genitori che si arrogavano un potere ingiusto, ma le due persone che liberamente, lasciando la loro casa di origine, si scelgono per “essere (nei figli) una sola carne”, quindi per realizzare insieme, si potrebbe esplicitare, una comunione di amore e di vita.

Il divorzio mosaico (Dt 24,1) è subentrato in un secondo tempo e come un sopruso che autorizzava l’uomo a spadroneggiare sulla donna, fino a distruggerla. È contro questa illegalità o iniquità che Gesù reagisce decisamente in nome della sua missione di inviato di Dio. Il modo (o comandamento) “nuovo” di agire che egli suggerisce ai suoi seguaci e quindi anche a chi si accinge a scegliere il partner della propria vita è fondato sulla comprensione, il rispetto reciproco, l’amore.

Anche per Gesù il matrimonio non è una scelta qualsiasi che si può compiere a cuor leggero, con disinvoltura, giocando sul futuro e sulla felicità di un altro, ma, una volta avuti questi riguardi, non è detto che anche il cristiano non possa ritrovarsi a combattere con una scelta sbagliata, e chiamare in causa una parola di Gesù per inchiodarlo nel suo errore, nel suo stato di irrealizzazione e di infelicità, è del tutto fuori posto poiché non è il problema che egli si è proposto e ha cercato di risolvere.

Certo, non si può mettere in discussione una scelta così importante subito, al primo contrasto o al primo accenno di crisi; al contrario, occorre saper attendere, mettere in atto tutti i mezzi e tutti i modi per superare le difficoltà, ma alla fine, nonostante gli accorgimenti, le attenzioni e le precauzioni prese, i dissidi possono rimanere e convertirsi in conflittualità durature e insolubili. In tal caso, come si fa a ripetere che la convivenza matrimoniale sia sostenibile e, peggio ancora, obbligatoria?

L’ipotesi che Dio, anche nel caso di un matrimonio sbagliato o fallito, chieda di continuare a tribolare nella condizione di difficile, insopportabile disagio in cui i poveri sposi, colpevolmente o incolpevolmente, sono venuti a trovarsi è veramente incomprensibile, assurdo. Come si fa a lasciare un uomo e una donna, giorno e notte, in uno stato di grave incomodo fisico, psichico e morale, quasi di disperazione? È sadismo che non conviene imporre per nessuna ragione, tanto meno in nome di Dio che, a detta degli antichi profeti, eccelle in grazia e misericordia e, secondo Gesù, cerca solo il bene e la felicità dei suoi figli.

In tutte le situazioni sbagliate in cui l’uomo può venirsi a trovare è sempre invitato a rettificare, a correggere il suo errore. Perché proprio nel matrimonio, che mette in gioco tutta la felicità o infelicità dell’intera vita, una tale possibilità è negata? Tutte le legislazioni, di tutti i tempi, hanno considerato legittimo sia il divorzio che le nuove nozze. Non dovrebbe ciò portare la Chiesa a riconsiderare la sua intransigenza nei confronti dei divorziati?

Se la ragione, che pure è una irradiazione dell’intelligenza divina, ha spinto l’uomo a considerare il divorzio come una scelta necessaria e legittima, perché chi si appella alla “parola rivelata” si dichiara totalmente contrario? Non potrebbe essere perché, a differenza di altri “fratelli nella fede” che pure si attengono al messaggio biblico, non ne ha compreso l’ultima portata?

La teologia, la catechesi e la comune predicazione si fanno forti di una parola di Gesù letta fuori dal suo contesto originario e misconoscono il senso della restrizione o dello scioglimento degli impegni matrimoniali segnalati in due passaggi del Nuovo Testamento. Matteo, nel testo in cui parla della nuova etica coniugale (“ci si sposa per sempre”), contempla un caso in cui la continuità può interrompersi ed è nel caso di porneia, che non significa unione illecita, ma fornicazione, adulterio, un fatto che annuncia la fine del rapporto di fiducia, di intesa, di amore, quindi della convivenza nuziale (Mt 19,9).

Per Paolo, invece, lo scoglio può comparire quando si verifica un semplice contrasto di fede religiosa che può mettere in forse la comunione di coppia. Il comando è “separatevi”; la ragione, “perché Dio ci chiama alla pace”, soprattutto reciproca, non alle contese, al litigio (1Cor 7,17).

Stando così le cose, non è arbitrario pensare che, anche per il cristiano, il divorzio, con l’opzione di nuove nozze, possa ritenersi una scelta obbligata, lecita e senza alcun senso di colpa. Occorre tutta la ponderatezza del caso, ma anche tutta la tranquillità, la serenità di un diritto recuperato, se non di un dovere compiuto.

Occorre tornare a riflettere spassionatamente sulla natura del matrimonio in sé per ridare anche ai coniugi cristiani la possibilità di gestire, con la responsabilità di cui sono capaci e la libertà che fa al caso, la loro situazione di coppia, provvedendo, in base ai dettami delle loro coscienze, ai differenti problemi a cui può andare incontro.